Archeoclub riscopre l'acquedotto del Chiodaro e il sito archeologico di Scifì

Archeoclub riscopre l’acquedotto del Chiodaro e il sito archeologico di Scifì

Gianluca Santisi

Archeoclub riscopre l’acquedotto del Chiodaro e il sito archeologico di Scifì

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lunedì 21 Giugno 2021 - 11:08

Iniziativa nell'ambito delle Giornate europee dell'archeologia

Anche i siti archeologici dell’Area Ionica peloritana sono stati coinvolti nelle Giornate Europee dell’Archeologia, un evento gestito dalla francese Inrap (Institut national de recherches archéologiques préventives) che ha l’obiettivo di valorizzare i siti archeologici europei. La rete di Archeoclub nazionale si è attivata per riscoprire i tanti siti archeologici italiani e anche la sede Area Ionica ha concentrato l’attenzione sulle sue due principali attrazioni di epoca romana:  l’acquedotto del Chiodaro ed il sito di Scifì.

L’evento si è snodato in due “passeggiate archeologiche”, forma di promozione e divulgazione che Archeoclub Area Ionica sta sempre più privilegiando.

La prima, sabato mattina, è partita dal Santuario della Madonna della Catena di Mongiuffi Melia e ha raggiunto il “cuore” dell’antico acquedotto romano, illustrato dalla vice presidente di Archeoclub Area Ionica, Ketty Tamà, e da Antonella Siligato, facendo riferimento soprattutto agli studi del giovane archeologo letojannese, Dino Alberto Rapisarda. È stata chiarita la struttura e la funzione dell’infrastruttura e le varie vicissitudini che hanno portato ora a riscoprirla in maniera scientifica, proprio grazie all’impegno di Rapisarda fin dagli studi universitari.

Subito dopo il gruppo si è spostato a Scifì, la cui area archeologica è stata illustrata dal presidente Filippo Brianni, facendo riferimento agli studi ed al “sogno” dello storico locale Giuseppe Lombardo ed agli scavi condotti e studiati da Maria Grazia Lentini, Gabriella Tigano (oggi direttrice del Parco di Naxos) e Grazia Spagnolo (docente dell’università di Messina, particolarmente legata a questo sito). Ha perciò evidenziato come il sito nasce proprio dall’ipotesi di Lombardo, secondo cui a Scifì si trovava l’originaria Abbazia dei SS. Pietro e Paolo, distrutta da un’alluvione e poi realizzata dall’altra parte del torrente in epoca normanna.

Gli scavi finora eseguiti hanno fatto emergere una frammenti di una struttura certamente imponente, che dovrebbe aver “vissuto” tra la fine del periodo greco e la fase tardo romana, subendo in mezzo un terremoto ed alla fine all’alluvione. I reperti emersi fanno pensare ad una mansio, una sorta di “stazione di sosta” lungo la strada romana Milazzo-Taormina o ad un villa di cui si sarebbe finora scoperto solo la minima parte. Perciò Brianni ha evidenziato l’esigenza di svolgere indagini geoscanner per capire la conformazione della struttura.

Gli interventi sono disponibili sul canale Youtube di Archeoclub Area Ionica Messina.

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