L'altra versione della storia vorrebbe un'area marina protetta con criteri diversi, più razionali, che non danneggino la pesca in apnea per esempio.
Le obiezioni sull’Area Marina Protetta arrivano da più fronti, come racconta Francesco Sacco, biologo ricercatore.
“La polemica sui social non ha certamente come obiettivo il Dott. Isgrò tanto meno l’idea dell’Area Marina Protetta in senso stretto.”
Le obiezioni principali riguardano due punti strettamente correlati: la zonazione dell’AMP in oggetto e il regolamento.
“Per chi non avesse dimestichezza con argomenti di questo tipo, basti sapere che le zone delle aree protette sono generlamente di tre tipi: A, B, e C. La zona A, di riserva integrale, vieta al suo interno qualsiasi attività antropica, dalla balneazione alla navigazione: anche la ricerca scientifica necessità di specifiche autorizzazioni. La zona B, di riserva parziale, funge da “cuscinetto” per la zona A ed è a sua volta isolata dall’esterno dell’area marina protetta dalla zona C, di riserva generale. Il regolamento, cosi come le zone, sono istituite per legge rendendo l’AMP un ente “rigido” senza la possibilità di una gestione adattativa che meglio si adatterebbe alle mutabili condizioni naturali (e non…) e delle necessità dell’ambiente di Capo Milazzo.”
“L’AMP di Capo Milazzo non segue minimamente questa logicità scientifica anzi salta all’occhio per delle scelte quanto meno singolari. Nello specifico la zona A è separata dall’esterno da una piccola striscia di mare e soprattutto insiste su una batimetrica media di 100m (!). La zona di riserva integrale, il cuore dell’AMP, non solo non è adeguatamente isolata dall’esterno ma insiste su una fascia di mare che naturalmente si autoproteggerebbe data l’elevata profondità. La domanda nasce spontanea: serviva una istituzione come l’AMP per questo? Non sarebbe stata più idonea una ordinanza ad hoc della Capitaneria di Porto?”
“Proseguendo nell’analisi della mappa, risalta la zona “Bs”: una zona inedita rispetto ad altre AMP italiane dove viene vietata la pesca professionale. Si avete letto bene: per chi non lo sapesse la pesca professionale, che ha il maggiore impatto sull’ambiente marino, ha i permessi per operare all’interno delle AMP . Quello che i più si chiedono è perchè non inserire questa area, caratterizzata da punti di interesse ecologico, all’interno della zona A, di riserva integrale. L’idea che tutto ciò venga fatto per favorire il turismo subacqueo non è una consolazione: esiste una folta letteratura scientifica in merito all’impatto ambientale di tale attività e rivela l’intenzione di favorire una categoria ben precisa.”
“Di fatto gli unici a farne le spese sono i pescatori in apnea, completamente banditi da tutto il Capo. La pesca in apnea, la più selettiva tra le attività di prelievo in mare, ha un impatto sul comportamento del pesce non certamente sulla sua abbondanza. Molta letteratura scientifica supporta questa tesi tuttavia sembra che la protezione ambientale passi dal divieto di questa disciplina.”
“Certamente chi scrive (e molti di quelli che hanno partecipato alla polemica sui social) non è contro l’istituzione di una AMP, anzi la protezione ambientale deve essere una priorità. Una AMP così concepita però da solo l’illusione di volere raggiungere questo scopo e sarebbe un vero peccato farsi scappare una simile opportunità.”