E' il coordinatore Domenico Siracusano a muovere dure critiche al sindaco De Luca dopo la mobilitazione di Cgil e Uil che ha visto in piazza anche Articolo 1.
In piazza ieri alla mobilitazione di Cgil e Uil anche Articolo 1 Mdp. Il coordinatore Domenico Siracusano spiega i perché della scelta di aderire.
«Il sindaco De Luca rivendica la sua strategia di governo portata avanti in questi mesi. Tensione e allarme sociale. Ricatto e minacce. Linciaggio di lavoratori e uso strumentale della piazza. Non è questo quello che serve a Messina. Una città in crisi senza una prospettiva chiara di sviluppo.
A Messina serve una direzione politica condivisa e collegiale, fondata sulla concertazione e sul rispetto delle parti sociali. Di tutte le parti sociali. Non solo con chi in un passaggio si trova d'accordo con l'amministrazione.
Messina non ha bisogno di un uomo solo al comando, di un capocomico che distribuisce le parti in commedia. Messina ha bisogno di serietà, di affidabilità.
Non si possono alzare polveroni e poi dire avevo scherzato. Dare numeri che obbligano a provvedimenti inevitabili e poi nel giro di pochi giorni modificare completamente il quadro. La strategia del sindaco ha esasperato gli animi, messo in campo tifoserie, creato contrapposizione, promosso rissa e agito demagogia non è questo quello che una amministrazione responsabile deve fare per salvare Messina.
Il valore della democrazia sostanziale è decisivo specie nei passaggi più complicati. Ciascuno nel suo ruolo l'amministrazione, il consiglio comunale, le organizzazioni sindacali e datoriali e tutti i corpi intermedi devono essere agire con l'obiettivo del bene di una comunità ampia e complessa come quella messinese.
Messina non ha bisogno di moralizzatori improvvisati, ma un processo di rigenerazione collettivo e condiviso. Altrimenti resteranno solo dichiarazioni urlate e l'eco di scontri sociali.
Serve chiarezza sui conti. Perché sui numeri non ci possono essere opinioni. Per questo occorre una operazione verità anche utilizzando soggetti indipendenti e il recupero della piena funzionalità politica e amministrativa del Consiglio Comunali come organo decisivo di indirizzo e controllo, legittimato dalla medesima volontà popolare che ha investito il sindaco.
Dopo l'operazione verità serve la condivisione dei fondamentali: riorganizzare i servizi pubblici locali senza comprimere i diritti dei cittadini che usano il trasporto urbano, frequentano le nostre scuole, che usufruiscono dei servizi sociali, che vogliono un sistema di raccolta rifiuti e distribuzione idrica funzionante, che chiedono una concreta politica per la casa, che non è solo sbaraccamento. Difendendo la gestione pubblica dei servizi e la salvaguardia dei livelli occupazionali. Dopo l'operazione verità, la condivisione dei fondamentali, serve concertare gli interventi specifici in un clima sereno e non di artata contrapposizione. Questo andava fatto.
Messina ha bisogno di rimettere a posto la macchina comunale ma non basta. Si è fatto un gran parlare di Salva Messina, ma se guardiamo bene si tratta solo di un Salva Comune. Rimettere in sesto i conti è un aspetto fondamentale ma non abbiamo bisogno di operazioni di mera ragioneria. Messina ha bisogno di una visione, di una prospettiva di sviluppo. Intere generazioni scappano dalla nostra città affamate di lavoro e di volontà di realizzarsi. Non bastano i conti a posto del Comune per innescare un processo di sviluppo. Serve ripartire dalle risorse del territorio, a partire dal fronte mare che va dal baby park alla zona falcata che può essere la chiave per un serio rilancio della città. Dal valore di villaggi e periferie che possono da luoghi del disagio diventare laboratori di riscatto sociale e di percorsi di economia circolare e innovativa.
“Gli uomini si giudicano non da quello che pensano o che dicono di pensare, ma da quello che fanno.” (Karl Marx). E non da quello che annunciano. Non servono date sparate a vanvera, non serve creare aspettative irrealistiche, non servono provocazioni strumentali. Perché poi arriva il 31 Ottobre, arriva il 31 dicembre. E la cronaca non dà scampo a illusori pifferai magici. Serve stare sulle cose, insieme, uniti, riscoprendo il valore di essere comunità. Serve non dimenticarsi di far costituire parte civile il comune o l’Atm in un processo che racconta di rapporti malsani tra politica, burocrazia e criminalità. Perché certe dimenticanze sono inaccettabili specie in un territorio dove occorre costruire una risposta comune e condivisa alla presenza strutturale della mafia, di cosa nostra catanese, nell'economia legale. Per questo noi ci saremo con rigore, responsabilità e serietà e questo che chiediamo al Sindaco e a tutte le componenti di questa martoriata città».
De Luca Cateno alias Brunetta Renato. Ovvero il Sindaco/Padrone emula l’ex Ministro/Padrone. I mali di Messina sono colpa di poche centinaia di dipendenti comunali e delle partecipate, così come i mali dell’Italia sono responsabilità di tre milioni di dipendenti pubblici. Parlare alla pancia del popolo creando un clima di vero odio, verso una limitata cerchia di cittadini/lavoratori che non fanno altro che ottemperare alle disposizioni della dirigenza con la quale i politici, quali sono (o dovrebbero essere) il Sindaco/Padrone e l’ex Ministro/Padrone, “operano” a stretto contatto di gomito. Ad ognuno le proprie responsabilità ed i propri meriti. Se ne hanno. Questo modo di fare politica e gestione sono fallimentari “signor” Sindaco/Padrone.
I sindacati sono un partito politico parallelo nato per tenera a bada i lavoratori, diventato in seguito difensore dei lavativi e prima causa di chiusura delle aziende in Italia.
ma questo fa film da ridere? alle elezioni prende percentuali da prefisso telefonico e poi parla. bla bla bla