Asp di Reggio Calabria, condannate quattro persone in abbreviato nel processo "Inter nos"

Asp di Reggio Calabria, condannate quattro persone in abbreviato nel processo “Inter nos”

Redazione

Asp di Reggio Calabria, condannate quattro persone in abbreviato nel processo “Inter nos”

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sabato 16 Luglio 2022 - 10:00

Sei anni all'ex direttore Risorse finanziarie Corea, 10 a Massimo Costarella. Ai due D'Andrea 13 anni 4 mesi e 20 giorni e 10 anni 10 mesi e 20 giorni

REGGIO CALABRIA– Processo Inter nos, condannate in rito abbreviato quattro persone – delle sei che avevano scelto l’abbreviato, su 26 indagati complessivi – per le indagini sulla presunta corruzione in seno all’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Il procedimento trae le mosse dall’operazione della Guardia di finanza, coordinata dalla Dda reggina, che il 2 agosto dello scorso anno aveva visto 16 arresti (9 persone erano finite in carcere, e tra queste i 4 condannati in abbreviato; altre 7 persone ai domiciliari, fra le quali l’ex consigliere regionale Nicola Paris, successivamente scarcerato) e una sospensione dai pubblici uffici.

I condannati

Il giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale reggino Giuseppina Laura Candito ha inflitto 6 anni di reclusione al top manager Giuseppe Corea, 10 anni a Massimo Costarella, 13 anni 4 mesi e 20 giorni ad Antonino D’Andrea e 10 anni 10 mesi e 20 giorni a Mario Carmelo D’Andrea.
Prosciolti Fortunato Luvarà e Rosalba Pennestrì.

Gli addebiti

Come si ricorderà, l’accusa nei confronti dell’ex consigliere regionale Paris era peraltro d’aver “pressato” l’allora Governatore facente funzioni Nino Spirlì affinché rinnovasse il contratto proprio per Corea, al tempo direttore del settore Gestione risorse economico-finanziarie dell’Asp di Reggio.
Corea, peraltro, secondo l’accusa sarebbe stato il “perno” per consentire ai clan della jonica reggina e alle cosche Iamonte e Serraino di aggiudicarsi indebitamente importanti appalti.

Sistematico, stando al quadro accusatorio, l’illecito prelievo d’ingenti somme dalle casse dell’Asp, ‘coperto’ attraverso un sofisticato sistema di false fatturazioni per le quali l’organizzazione criminale si sarebbe avvalsa d’imprese compiacenti.
Ma ci sarebbe stato anche altro, come le metodiche estorsioni nei confronti di alcuni dipendenti, di fatto costretti a restituire parte dello stipendio e, in piena crisi-Covid, l’accaparramento di mascherine e perfino un’indebita ‘corsia preferenziale’ per vaccinarsi.

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