Ospedale Piemonte, Cisl e Uil: "Il 29 scendano in campo i messinesi"

Ospedale Piemonte, Cisl e Uil: “Il 29 scendano in campo i messinesi”

Rosaria Brancato

Ospedale Piemonte, Cisl e Uil: “Il 29 scendano in campo i messinesi”

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mercoledì 17 Settembre 2014 - 14:37

Cisl e Uil chiamano a raccolta l'intera città, deputati e sindaco compresi, all'Assemblea del 29 settembre alle 17.30. "Salviamo l'ospedale Piemonte" è l'appello per scongiurare una chiusura con ogni probabilità decisa nelle stanze dei bottoni, con la silenziosa complicità di una parte della politica e senza tenere in considerazione nè la storia della struttura nè il volere dei messinesi.

E adesso in campo, per difendere l’ospedale Piemonte dalla chiusura, scendano i messinesi.

Stavolta lo “scippo” non è una manovra occulta di tavoli romani, stavolta a prendere i lucchetti per chiudere i cancelli ed una storia iniziata 104 anni fa, ci stanno pensando direttamente a Messina, con complicità più o meno dichiarate.

L’appello a scendere tutti in piazza per difendere la storia ed il diritto alla salute, è di Cisl e Uil che hanno chiamato a raccolta la città per il 29 settembre alle 17.30, per l’Assemblea cittadina davanti al nosocomio il cui destino sembra già essere stato deciso nelle stanze dei bottoni senza tenere in alcuna considerazione la volontà dei messinesi.

Per Tonino Genovese (Cisl), Carmelo Catania (Uil), Giuseppe Calapai (Uil Fpl), Calogero Emanuele (Cisl Fp), Bruno Zecchetto (Pensionati Cisl), GianPlacido De Luca (Cisl Medici) e Mario Macrì (Uil Medici), che insieme hanno tenuto la conferenza stampa nella sala conferenze della Cisl, il Piemonte è un simbolo della città, “una struttura strategica per la sanità messinese e l’assistenza alle fasce deboli”.

Quanto accaduto in estate, oltre ad essere una vicenda dai contorni kafkiani, è la prova che il disegno finale di una parte della politica è la chiusura del Piemonte, a vantaggio di altri tipi di interesse che non sono quelli di garantire un presidio d’emergenza ed una struttura sanitaria nel cuore della città.

Per il Piemonte parlano i numeri: 1.000 parti annui, 32.000 accessi annui al pronto soccorso, 5.000 al pronto soccorso pediatrico e 4.000 al pronto soccorso ostetrico.

Nonostante ciò quando a luglio il primario di ostetricia chiese al dirigente generale dell’Azienda Michele Vullo di far fronte alla carenza di personale causa ferie la risposta, ad agosto, è stata una delibera d’accorpamento dei punti nascita del Papardo e del Piemonte nel nosocomio del viale Europa, nonché l’annuncio della volontà di chiudere un pronto soccorso definito “pericoloso” per i pazienti. Ed infine, ciliegina sulla torta, lo stesso dirigente definì i pazienti del Piemonte “di ceto sociale basso”. Immediata la rivolta generale, ma ad oggi, il 17 settembre, nonostante l’annuncio di Vullo di una possibile marcia indietro sul punto nascita e di voler procedere tenendo conto della volontà dei messinesi, non è cambiato nulla.

Le gestanti della zona nord sono costrette a partorire, se trovano posto, al Piemonte, o ad essere dirottate al Policlinico per la mancanza di posti letto, con l’aggravante che adesso nell’ospedale del centro ci sono il doppio di medici e la metà di posti disponibili.

L’ospedale Piemonte non si tocca”, tuonano Cisl e Uil che sanno bene che dietro decisioni burocratiche ci sono sempre volontà politiche. E chiamano a raccolta il 29 settembre sia i messinesi che la deputazione, i consiglieri, il sindaco e quanti hanno a cuore le sorti di un ospedale sorto quando, dopo il sisma del 1908, Messina decise di risorgere.

“Invitiamo lo stesso Vullo a partecipare- commenta il segretario generale della Cisl Tonino Genovese- affinchè spieghi ai messinesi le motivazioni della sua scelta in modo pubblico e trasparente, se non ha nulla di cui vergognarsi. Dichiara di voler decidere insieme alla città? Bene, questa è l’occasione per farlo. Vi sono azioni, anche sotterranee, che ci preoccupano e non vorremmo assistere al bis dell’Ospedale Margherita. Ad esempio, suona strano che proprio ora si siano accorti di un buco da 35 milioni di euro”.

Nel corso degli anni non sono mancati i tentativi di chiudere il Piemonte e nel 2010 la dotazione dei posti letto è stata rimodulata a 121, nel frattempo il nosocomio è stato individuato dalla Protezione civile come presidio d’emergenza, e non potrebbe essere altrimenti vista la sua collocazione geografica in un quartiere che ha il maggior numero di popolazione della città (oltre 58 mila abitanti), senza considerare gli utenti delle circoscrizioni vicine e senza voler ricordare che negli ultimi anni sono stati spesi milioni di euro per ristrutturare i padiglioni. Chiudere un ospedale dopo aver venduto patrimonio immobiliare per ristrutturarlo appare oltre che singolare quantomeno sospetto.

“Il Piemonte è stato venduto dalla politica- aggiunge Giuseppe Calapai, Uil- Noi difendiamo il lavoro e il diritto alla salute. Se un qualsiasi impiegato avesse fatto le stesse dichiarazioni nei confronti dell’azienda che ha fatto Vullo sarebbe stato licenziato. Noi chiediamo anche al sindaco di assumere quelle decisioni nette che finora non ha assunto”.

All’Assemblea del 29 settembre Cisl e Uil invitano anche l’assessore regionale Lucia Borsellino e la deputazione: “Non si può giocare sulla pelle dei messinesi- sottolinea Calogero Emanuele, Cisl- Vogliamo chiarezza.Non ci convince la favola del disavanzo quando ci sono in gioco i diritti dei messinesi e dei più deboli. Forse le lobbies hanno già deciso, magari nel corso di un pranzo o una cena insieme alla politica, quali sono le sorti del nosocomio, magari per dare gli spazi all’Irccs o ai neurolesi. Noi diciamo, si può integrare, ma non cancellare un pezzo di storia”.

L’invito è dunque anche a quella classe politica e dirigente messinese che magari può essersi distratta e dimenticata di quel che rappresenta il Piemonte per la città oggi e non solo nel passato. Il comportamento del direttore generale Vullo appare poco comprensibile se ad esempio, l’11 agosto dispone la chiusura del punto nascita del Papardo ed un mese dopo dice che era solo “temporaneo” ma poi non revoca la delibera e lascia tutto così com’è. Sul Pronto soccorso del Piemonte prima dice che è “pericoloso” ed un mese dopo dice che il destino può essere concordato tutti insieme ma poi non convoca nessuno “dei tutti insieme” e non modifica la Commissione da lui nominata (peraltro senza inserire i sindacati o le forze sociali).

Insomma è di chiarezza che ha bisogno oggi la città e l’appello lanciato da Cisl e Uil è a questo fine ed è diretto anche ad Accorinti perché partecipi con convinzione ad una manifestazione che riguarda il futuro di un pezzo di passato.

“E’ un copione già visto con il Margherita- ha ricordato Bruno Zecchetto, Fnp Cisl- con un’area destinata a punto di riferimento d’eccellenza per la riabilitazione e poi finita come tutti sappiamo. Le dichiarazioni di Vullo sul buco da 35 milioni di euro suonano di avvertimento e velata minaccia. La manovra che sta portando alla chiusura del Piemonte fa parte della tragica dicotomia tra le cose che ufficialmente si dicono per far da cortina fumogena alle cose che si faranno”.

Ed è proprio quanto dichiara Zecchetto il vero timore di tutti, dai medici ai pazienti ai sindacati, ovvero che le dichiarazioni “decidiamo insieme” o “tuteliamo i diritti”, siano solo fumo negli occhi per decisioni già prese in altre sedi e con altri interlocutori.

Sulla stessa lunghezza d’onda i rappresentanti delle Federazioni dei Medici di Cisl e Uil. “La sanità – hanno detto Gianplacido De Luca e Mario Macrì – deve essere organizzata tenendo conto dei bisogni reali del territorio tenendo conto dei dati ufficiali delle attività degli Ospedali che nel caso del Piemonte non risultano sicuramente negative”.

Da lunedì partirà in città la campagna di sensibilizzazione e volantinaggio perché siano i messinesi a scendere in campo, tutti insieme, per una struttura che è sorta sulle macerie del sisma ed è il simbolo stesso della nuova Messina.

Rosaria Brancato

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