La Cisl ha riunito i suoi lavoratori per analizzare i nuovi bandi di gara. Anche per il sindacto di Tonino Genovese sono tante le criticità, gli operatori temono il peggio. Dall'assemblea è venuta fuori una proposta per creare un nuovo modello di gestione del settore più vicino possibile alle esigenze di utenti e lavoratori.
I bandi di gara appena pubblicati, le criticità che emergono rispetto a quello che ci si attendeva e quello che bisogna ancora fare per dare qualità e modernità ai servizi sociali della città di Messina. Non sono mancati gli argomenti caldi all’ordine del giorno dell’affollata assemblea degli operatori dei servizi sociali che si è tenuta presso la sede della Cisl di Messina. Oltre 100 operatori, alla presenza del segretario generale della Cisl di Messina Tonino Genovese, il segretario provinciale della Cisl FP Calogero Emanuele e del responsabile Servizi Sociali della Cisl Fp Rosario Contestabile, hanno approfondito i temi legati ai servizi sociali oggetto dei 10 bandi di gara che riguardano Anziani, Minori, Disabili, Famiglie, Trasporto alunni disabili, Centri di Aggregazione e che impegnano il bilancio comunale con 10.4 milioni di euro per dare assistenza complessivamente a un utenza di circa 1905 persone e con un impiego di circa 492 operatori.
All’appello manca ancora la pubblicazione dei bandi per l’affidamento del servizio di Casa Serena e per l’istituzione di due nuovi servizi a Casa Pia e sul viale Giostra, nelle strutture di due IPAB.
“Purtroppo – hanno detto Tonino Genovese e Calogero Emanuele – si è scelto di continuare sul solco di vecchie logiche con i bandi di gara che ricalcano lo stesso sistema precedente, con il ricorso al pubblico incanto e la presentazione di progettualità che comunque, viste le esperienze del passato e non avendo fissato in maniera inequivocabile l’attribuzione dei punteggi, porteranno alla celebrazione di gare che privilegeranno il maggior ribasso piuttosto che l’offerta di servizi aggiuntivi in termini quantitativi e qualitativi”.
Altro aspetto criticato dal sindacato nel corso dell’assemblea è stato quello legato alla copertura finanziaria anche per il 2015, considerato che i previsti 12 mesi si concluderanno il prossimo anno. “È da registrare, inoltre – ricordano Genovese e Emanuele – come la spesa prevista per i Servizi sociali, dal 2010 ad oggi, ha subito una riduzione di oltre 2.5 milioni di euro e che la copertura è stata sinora possibile solo grazie alla spesa prevista nell’ultimo bilancio pluriennale. Per i mesi del 2015 dei nuovi bandi, quindi, è necessario operare le giuste previsione con il bilancio di previsione 2014 e il pluriennale 2014-2016”.
Ma è un altro l’aspetto che lascia grandi perplessità al sindacato, ovvero la ripartizione di utenti e di spesa soprattutto per i servizi di Assistenza domiciliare anziani “che – sostiene la Cisl – fa capire come non ci sia stata una effettiva analisi dei bisogni degli utenti sul territorio, ma si è operata una mera ripartizione zonale ed economica atta a garantire più il servizio e la somma piuttosto che l’assistenza all’utenza anziana, tra la più bisognosa di aiuto”.
La proposta.
Per la Cisl Messina – nei prossimi 12 mesi – bisogna lavorare a una nuova piattaforma per la ridefinizione dei servizi sociali per garantire il principio del buon andamento della Pubblica Amministrazione guardando alla promozione dello sviluppo di un Welfare che può essere definito “plurale”, perché costituito e sorretto da responsabilità condivise in una logica di sistema allargato di governo che valorizzi il federalismo solidale in cui:
– Il Comune, nell’ambito delle proprie competenze concorra a formulare, realizzare e valutare le politiche sociali;
– Le organizzazioni sindacali partecipino a formulare gli obiettivi di benessere sociale e a valutarne il raggiungimento;
– Le aggregazioni locali siano soggetti attivi delle politiche sociali e in quanto tali svolgano un ruolo da protagonisti nella progettazione e nella realizzazione del sistema;
– Le ONLUS, la cooperazione , il volontariato, le associazioni le IIPPAB, gli enti terzi ecc. unitamente ai soggetti pubblici e privati provvedano all’offerta e alla gestione dei servizi.
Per fare ciò, quindi, è necessario provvedere a un riordino del Dipartimento dei servizi sociali con la creazione di gruppi e staff di lavoro con riferimento a Pianificazione, Controllo, Verifica, Valutazione, Formazione del Personale, Formazione degli Operatori; effettuare un’analisi dettagliata dei servizi-interventi sociali e socio-sanitari attualmente attivi; individuare le criticità e gli obiettivi in ogni area di intervento; provvedere alla rilevazione dei bisogni sul territorio; attivare un tavolo di concertazione allargata favorendo la partecipazione di tutti i soggetti pubblici e privati che insistono sul territorio (Comune, ASP, Ministero della Giustizia, Associazioni di Volontariato, Cooperative Sociali, Fondazioni, II.PP.AA.B., Enti Terzi, ecc.); creare un albo delle Cooperative Sociali mediante il sistema dell’accreditamento sulla base di criteri e modalità appositamente regolamentate; creare, contestualmente, un albo degli Operatori del settore, finalizzato alla garanzia occupazionale ed alla riqualificazione e riconversione dei profili e delle professionalità; concertare sulle priorità e sugli indirizzi gestionali e finanziari orientando le risorse, anche dei Fondi Sociali Europei, dei finanziamenti previsti da leggi nazionali e regionali di settore, in maniera sinergica per evitare duplicazioni e sovrapposizioni.
“Il punto da cui si deve partire per ritessere la “rete sociale” di un nuovo welfare – hanno sostenuto Genovese e Emanuele – è la ‘dimensione locale’, l’unica che permette di cogliere i caratteri peculiari di un luogo o di un territorio. Il locale è la dimensione adeguata per il protagonismo dei cittadini e, quindi, dei loro bisogni; è il luogo del radicamento sociale; è la dimensione per valorizzare le reti locali istituzionali e sviluppare le reti comunitarie partecipative”.
Per la Cisl i processi della Welfare Community dovrebbero passare ad una gestione “pubblico-privato” riconducibile a forme di gestione associata, attraverso un istituto giuridico di diritto privato, senza scopo di lucro, che garantisca i diritti degli utenti e la stabilità dell’occupazione.