Le immagini dei blitz anti-assenteismo si somigliano tutte, da Nord a Sud. Vedere quegli impiegati pubblici che timbrano il badge e vanno a fare shopping suscita reazioni di rabbia ad intere generazioni di neo laureati destinati ad una vita di precariato, lavoro in nero e disoccupazione.
L’operazione antiassenteismo della Guardia di Finanza che ha portato 59 obblighi di firma per dipendenti del Comune di Milazzo (ma gli indagati sono più di 70), è uno schiaffo ai nostri figli. Anzi, una carrellata di schiaffi. L’ennesima. E’ l’offesa più grande che una società ormai amorale possa fare ad una generazione alla quale abbiamo rubato la speranza, a fiducia, la voglia di sognare.
E’ successo al Comune di Milazzo, così come in passato è successo a Palazzo dei Leoni ed all’Iacp ma sappiamo bene che succede in tutti gli uffici pubblici. Se domani le forze dell’ordine piazzassero le telecamere in un qualsiasi ufficio di un ente pubblico estratto a sorte i risultati sarebbero gli stessi.
Se il Paese è in macerie è anche a causa del peggiore malcostume: considerare l’Ente pubblico come terra di saccheggio. Se i nostri giovani, preparati competenti, appassionati, non trovano occupazione è anche a causa di chi, vivendo da parassita in un posto pubblico non ha contribuito allo sviluppo di quell’Ente, di quel Palazzo. L’offesa non è solo l’aver percepito indebitamente lo stipendio, e l’aver, scusate il termine “sputato” su quel posto, l’aver ignorato che qualsiasi ruolo si ha all’interno della “cosa pubblica” aiuta a far crescere il Paese.
E’ come aver gettato acido muriadico su una pianta. E questo in Sicilia, dove le piante dello sviluppo sono rarissime, fa ancora più danno.
Milazzo è simile a Sanremo ed a quelle località che hanno dato ampio spettacolo di svariate forme di assenteismo. C’è chi andava a timbrare in pigiama, chi giocava a tennis, chi faceva la spesa, chi allenava la squadra di pallacanestro. Le immagini si assomigliano tutte. Ed io le guardo con gli occhi di un neolaureato, con chi ha fatto un master, scuole di specializzazione. Con chi ha visto i suoi genitori svenarsi per dargli la migliore delle preparazioni e poi si trova senza speranza. In un mondo in cui al massimo , dopo decenni di studio, trovi un lavoro in nero dietro una cassa o in un call center.
Ecco perché quei 59 di Milazzo sono 59 schiaffi. Se ognuno facesse il suo dovere il Paese non sarebbe in ginocchio. Se tutti gli impiegati pubblici facessero fino in fondo il loro dovere,non ci sarebbero imprenditori, liberi professionisti, esercenti, che attendono mesi, anni, per un’autorizzazione, non ci sarebbero giovani, associazioni, società, cooperative, che rischiano il tracollo, s’indebitano, dietro muri di gomma e porte che non si aprono. Magari quel ragazzo il chiosco per il quale ha investito tutto riuscirebbe ad aprirlo, magari quella famiglia quel servizio che li aiuta ad arrivare a fine mese lo avrebbe. Magari avremmo una saracinesca che chiude in meno ed un ragazzo che non emigra in più.
Colpisce l’enormità del caso di Milazzo: il 30% dei dipendenti sono risultati furbetti del cartellino. E nessuno, tra capi ufficio o colleghi se ne è mai accorto? Manca un terzo dei dipendenti e nessuno ci fa caso?
Un simile dato in un’azienda non potrebbe verificarsi. Succede solo con i soldi pubblici e questa cosa è oscena perché in realtà i soldi pubblici provengono dalle tasche di chi fuori sgobba e paga le tasse.
Mi ha colpito positivamente il comportamento del sindaco Giovanni Formica, che evidentemente si è accorto che qualcosa non andava e prima delle indagini ha disposto regole severe, ha licenziato un impiegato che aveva indebitamente incassato 1.200 ore di straordinari mai effettuati, ne ha sospesa un’altra per sei mesi perché “beccata” all’Enel ed alla Posta a sbrigare faccende personali. Formica ha sanzionato molti furbetti, recuperando così 29 mila euro (ma a fine controlli saranno 60 mila). Per quanto riguarda i 59 dell’operazione Libera uscita al momento sono scattate le sospensioni dal servizio ma, in base alla legge Madia che accelera l’iter per il licenziamento quei provvedimenti potrebbero diventare definitivi.
Ma gli schiaffi non sono solo quelli dei furbetti del cartellino. Nel variegato mondo del posto pubblico ci sono i furbetti della 104, quei dipendenti cioè che usufruiscono di una serie di permessi retribuiti per assistere familiari affetti da patologie. In Italia siamo riusciti a trasformare una giusta legge in escamotage spregevoli per fregare lo Stato e il denaro.
A proposito di furberie, a fine anno i dirigenti della Regione Sicilia incasseranno i premi di produzione (dai 9 mila ai 15 mila) integralmente, senza che nessuno abbia valutato gli obiettivi raggiunti o meno, giacchè l’Oiv dopo 2 anni non si è ancora insediato. Stessa cosa per i dipendenti. In teoria, alla luce delle condizioni della Regione Sicilia nessuno dovrebbe incassare 1 euro. Anzi, dovrebbero restituirlo..
In almeno un paio di articoli il giornalista e scrittore siciliano Pierangelo Buttafuoco ha raccontato una vicenda esemplare e che sintetizzo. Nella primavera del 1971 il Palazzo municipale di Catania è in subbuglio. Da oltre un anno, ogni mattina alle 7.30 avviene la stessa scena: un impiegato entra al Comune, timbra il cartellino, si avvia all’uscita, ma prima si ferma nel corridoio e diretto ai “colleghi” negli uffici grida: “Schiavi, voi ve ne andate a lavorare e io me ne vado a passeggiare” e accompagna la frase con il gesto dell’ombrello. Con il passare del tempo dedica lo stesso trattamento al capo ufficio: “ lei è il segretario comunale? Me ne compiaccio, ma adesso veda di andare a fare in…. E io me ne vado a passeggiare”. I dipendenti protestano con il sindaco, Turi Micali che un giorno, di buon mattino, alle 7.30 aspetta l’impiegato e dopo la frase di rito lo redarguisce. Il tizio, per nulla intimorito replica: “Lei è il sindaco? Me ne compiaccio. Ma adesso veda di andare a fare in…. Io vado a passeggiare”. Il sindaco irritato decide quindi di licenziare il furbetto del cartellino ante litteram e si reca nel suo ufficio. Prima di firmare la lettera di licenziamento però apre una cartellina, quella con l’elenco dei raccomandati e, ovviamente, trova il nome dell’insolente, con accanto quello dell’onorevole (un big della dc catanese) che lo aveva raccomandato. Fu così che il sindaco strappò la lettera di licenziamento….
Era il ’71 e non c’era la circolare Madia, ma non so perché, quando leggo le cronache di blitz antiassenteismo mi pare di sentire l’eco della voce di quel “signore” che ci manda tutti a quel Paese (e frattanto sarà anche andato in pensione con i soldi nostri). Con la differenza che 40 anni dopo chi ha preso il posto di quel “signore” non va a passeggio: va in barca, allena squadre, va a farsi i massaggi o fa lo shopping. Ma il gesto dell’ombrello davanti al nostro naso ce lo fa ancora….
Rosaria Brancato
Chiudiamo il cerchio.
Chi vota il politico che raccomanda l’impiegato?
Solo i minori di 18 anni non hanno colpe in questo Paese.
Chiudiamo il cerchio.
Chi vota il politico che raccomanda l’impiegato?
Solo i minori di 18 anni non hanno colpe in questo Paese.
Nulla togliendo alle colpe dei dipendenti che sono inequivocabili….perchè non sanzionare anche i dirigenti? anche i vertici delle amministrazioni? …e non parlo solo di Milazzo…chi dirige percepisce fior di soldoni…mi chiederei….ma come si fa a non rendersi conto dell’assenza del dipendente in ufficio? Formica sta sanzionando ma lo fa per coscienza o per visibilità?
Nulla togliendo alle colpe dei dipendenti che sono inequivocabili….perchè non sanzionare anche i dirigenti? anche i vertici delle amministrazioni? …e non parlo solo di Milazzo…chi dirige percepisce fior di soldoni…mi chiederei….ma come si fa a non rendersi conto dell’assenza del dipendente in ufficio? Formica sta sanzionando ma lo fa per coscienza o per visibilità?
In tutto questo anche i colleghi sono complici.
In tutto questo anche i colleghi sono complici.