Sia l’istinto di andare a passeggiare, che la volontà di finire il lavoro nascono da me. Come risolvo il dilemma? Chiedi alla psicologa: invia una mail all’indirizzo psicologica@tempostretto.it.
Ci siamo esercitati, nella settimana passata, ad ascoltare le nostre emozioni spontanee. E’ stato facile? Ci siamo riusciti, sebbene con qualche difficoltà iniziale? Come ogni abilità, anche questa migliora con l’esercizio, dunque: continuiamo ad esercitarci!
Siamo oramai diventati bravissimi nel comprendere cosa ci dice “la nostra pancia” (vero?): abbiamo compreso molte cose su di noi, su cosa e chi ci piace o non ci piace. Cosa abbiamo visto del nostro rapporto con le emozioni? Le ascoltiamo o riusciamo a stento a percepirle? Agiamo assecondando in tutto e per tutto le emozioni del momento? Le rinneghiamo perché ci allontanano da come vorremmo essere? O invece le ascoltiamo e decidiamo di volta in volta che peso e priorità dare loro in base al nostro benessere?
Per assertività si intende “affermare se stessi” e riconoscere le proprie emozioni è il primo – essenziale- passo. Perché? Perché le emozioni sono razionali! Eh sì, carissimi, vi do una buona notizia: il conflitto tra ragione e sentimento, tra cuore e cervello, è una storiella che, alla luce degli studi di psicologia evoluzionistica, non sta in piedi. Ma in che senso le emozioni sono razionali? E come ci spieghiamo il conflitto che avvertiamo quando fuori c’è un bel sole di primavera e vorremmo fare una bella passeggiata ed invece ci costringiamo a finire il lavoro che stiamo facendo? Sbaglia il cuore o il cervello? O c’è un’altra spiegazione? Certo che c’è: le nostre emozioni nascono nel nostro corpo in modo innato, in un preciso momento e durano pochi istanti, per segnalarci se una cosa, qualcuno, una situazione ci piace o meno, e guidarci ad avvicinarci o allontanarci di conseguenza. La razionalità delle emozioni fondamentali (paura, gioia, rabbia, tristezza, disgusto) è a breve termine, mentre la razionalità delle emozioni sociali, come la vergogna, la colpa, l’imbarazzo, il senso della giustizia, funziona a medio e lungo termine. Le emozioni sociali ed i sentimenti sono più complessi delle emozioni immediate: si sviluppano anche loro su base innata, ma si consolidano nell’interazione con la comunità di appartenenza, sono razionali perché mirano a far funzionare bene il gruppo sociale e a mantenerlo coeso. Il gruppo è essenziale alla sopravvivenza del singolo: un uomo lontano dagli altri uomini ha molte meno possibilità di sopravvivenza.
Torniamo all’esempio di prima per capire meglio: il sole primaverile mi dà emozioni di gioia, queste mi spingono ad allontanarmi dal posto di lavoro per esplorare il mondo che oggi sembra tanto bello. Il mio senso del dovere, sentimento sociale appreso in famiglia e a scuola, mi ricorda che devo fare il mio lavoro altrimenti il mio collega non potrà andare avanti col suo e serve sia a me che a lui che il lavoro vada bene, se non vogliamo che il nostro gruppo (l’azienda) ci cacci perché non contribuiamo al suo buon funzionamento. Sia l’istinto di andare a passeggiare, che la volontà di finire il lavoro nascono da me. Se voglio provare ad “affermare me stesso” devo ascoltarli entrambi, non ignorarne uno a scapito dell’altro. Come risolvo il dilemma? Adottando un atteggiamento mentale assertivo che, ricordiamolo, consiste nel considerare il proprio benessere e quello altrui, sia nel breve che nel lungo termine, assumendosi la responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni. Ho così davanti una serie di strade possibili, consideriamone alcune: potrò optare per finire prima il lavoro (agisco per benessere mio e altrui nel medio termine), magari prendendo una pausa pranzo un po’ più lunga, per fare una bella passeggiata (mio benessere immediato). Oppure deciderò di sacrificare la passeggiata se il lavoro da fare è troppo e rischia di bloccare tutti (benessere comune nel medio termine). O ancora sceglierò di finire il lavoro, rinunciando alla passeggiata, portare a termine il progetto che sto seguendo e poi dare le dimissioni, perché ogni giorno il mio corpo mi invita, attraverso le mie emozioni, a lasciare l’ufficio per tornare al mio orto: mi prendo la responsabilità delle mie azioni, so che faticherò di più, guadagnerò di meno ed il guadagno non sarà assicurato, ma agirò coerentemente a quello che per me è importante e dà un senso alla vita. Altra ipotesi: finirò il lavoro, non farò la passeggiata, ma ascolterò il messaggio che ogni giorno il mio corpo mi manda, darò cioè valore al mio desiderio/bisogno di aria e spazi aperti e comprerò una bici che userò nella bella stagione per andare a lavoro, modificando un po’ il tragitto per godere un po’ di natura: mi prendo la responsabilità della mie azioni, so che dovrò svegliarmi prima la mattina, so che non potrò stare tutto il giorno a spasso, ma il mio lavoro assicura solidità economica alla mia famiglia e non voglio rinunciarci, anche se soffro un po’ perché non mi piace.
Mille altre ancora sono le strade percorribili adottando un atteggiamento mentale assertivo. Mille e tutte diverse, ciò che le rende tutte assertive è, anche, la consapevolezza delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti, che dobbiamo ascoltare perché ci guidano verso le cose che per noi sono importanti, rendendoci capaci di sacrificare o mettere al secondo posto quelle che lo sono meno. Sappiamo veramente quello che per noi è importante? O crediamo importanti cose che per noi non lo sono affatto? Ascoltando ciò che le nostre emozioni ed i nostri sentimenti ci dicono, dovremmo essere in grado di capirlo.
“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana di via Ugo Bassi, 145, Messina. Per informazioni telefonare al: 345.2238168.
Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.