Quattro anni al politico mistrettese accusato da La Rosa - condannato ad un anno e mezzo - di aver intascato decine di milioni per le autorizzazioni all'ente assistenza disabili di Barcellona. Condanna anche per il funzionario regionale implicato. La sezione, in dissesto finanziario, fu commissariata nel 2010.
Quattro anni per l’onorevole Sebastiano Sanzarello, tre anni per il funzionario regionale Oreste Casimo, un anno e mezzo per Luigi La Rosa, ex presidente Aias di Barcellona. Sono queste le condanne emesse in serata dalla Prima sezione Penale del Tribunale (presidente Grasso) alla fine del processo, nato dalle dichiarazioni dello stesso La Rosa, sulle tangenti pagate dall’ente di assistenza disabili. Corruzione e concussione le accuse inizialmente contestate, che i giudici hanno ritenuto sussistenti per Casimo e La Rosa, ma non per Sanzarello, per il quale l’accusa è stata riqualificata nel più lieve reato di induzione indebita a dare o promettere utilità. L’accusa, rappresentata dal pm Roberta La Speme, aveva chiesto per tutti condanne più severe, a partire dai 5 anni per l’onorevole. In aula sia l’accusa che i difensori – gli avvocati Nino Favazzo, Antonio Amata e Sebastiano Fazio, hanno prodotto una gran mole di documenti, sottoposti all’attenzione della Corte.
“È ovvio che proporremo appello avverso una sentenza che, già dalla sola lettura del dispositivo, appare illogica e contraddittoria”, è il commento dell’avvocato Favazzo: “Ancorché il Tribunale abbia riqualificato il fatto contestato all'onorevole Sanzarello da concussione ad induzione indebita a dare o promettere utilità, resta la impossibilità di fondare un giudizio di condanna sulla sola dichiarazione del La Rosa, ritenuto dallo stesso collegio inattendibile al punto da averlo condannato quale corruttore, tanto del Sanzarello quanto del Casimo e non quale vittima delle altrui pressioni e/o induzioni, come dal medesimo sostenuto. In attesa di leggere la motivazione della condanna, non posso non rilevare che il reato contestato all'onorevole Sanzarello, così come oggi riqualificato, era già prescritto alla data della richiesta di rinvio a giudizio.” Il legale non nasconde poi l’amarezza per la giornata in aula e fuori: “ Per il resto, dispiace dirlo, ma sorprende il brevissimo tempo dedicato alla camera di consiglio, persino insufficiente a consentire di scorrere la copiosa e tutta nuova produzione documentale, depositata prima della discussione, dal pubblico ministero e dalle difese. Tanto rappresenta una vera mortificazione dell'impegno profuso e, prima ancora, dello stesso ruolo rivestito dal difensore nel processo”.
L’inchiesta che si chiude oggi col verdetto di primo grado ha preso le mosse dalla più vasta indagine Gotha sulla mafia barcellonese. Il pm della Dda Giuseppe Verzera, in quel contesto, raccolse le dichiarazioni di La Rosa, chiamato in causa dai pentiti per l’attività dell’Aias. Fu lui a parlare di un vastissimo giro di tangenti ruotanti intorno il centro di riabilitazione, ed a chiamare in causa anche l’ex deputato regionale mistrettese. Inizialmente coinvolto anche l’altro ex vicepresidente dell’Aias, Sebastiano Salvatore Messina, prosciolto per prescrizione.
L’impostazione dell’accusa era pesante: sei anni di mazzette, oltre un miliardo di lire intascato, l’affitto di un appartamento pagato per parecchio tempo a circa mille euro al mese. Un andazzo che portò la sezione barcellonese nell’Aias, nel 2010, in pieno dissesto finanziario, al commissariamento. La Giunta nazionale dell’ente, infatti, aveva riscontrato gravi anomalie nei libri contabili. Scattò l’inchiesta della Procura ed il presidente Luigi La Rosa fu indagato per peculato. Lo stesso La Rosa decise così di vuotare il sacco raccontando anni di tangenti pagati ai boss locali. Ma parlando con i magistrati della Dda è venuto fuori il nome di un politico eccellente. Ad intascare oltre un miliardo di lire sarebbe stato Sanzarello, ex esponente di Udc e Forza Italia ed assessore regionale alla Sanità fra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila.
L’ex presidente dell’Aias di Barcellona rivelò i rapporti con le famiglie mafiose locali e con i politici. L’Aias pagava tangenti per ottenere dalla Regione i rimborsi per le prestazioni sanitarie erogate, sfruttando gli strettissimi rapporti che intercorrevano fra il vicepresidente Messina e Sanzarello. L’esponente politico di centrodestra nel 1998 si fece consegnare 30 milioni di lire per stipulare la convenzione tra la Regione e l’Aias di Barcellona, indispensabile per l’associazione di assistenza ai disabili per ottenere i contributi pubblici. Non solo ma per diversi anni si fece pagare l’affitto mensile di un in immobile adibito a sua segreteria politica per un totale di circa un miliardo di lire. E nel 2004 Sanzarello chiese a La Rosa e Messina un contributo di 50.000 euro per l’acquisto di un immobile a Roma. Questa volta però la somma gli fu negata. Il funzionario regionale Oreste Casimo, invece, si fece consegnare da La Rosa somme variabili fra 2000 e 6000 euro per accelerare l’approvazione delle delibere mensili di pagamenti da parte della Regione.