Sono in tutti 5 i soggetti coinvolti nell'inchiesta coordinata dalla Procura di Patti su un giro di truffe ai danni dell'AGEA, l'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura. Trenta gli indagati.
Utilizzavano dei territori agricoli esistenti, talvolta anche comunali, li dichiaravano falsamente in possesso dei loro associati, producevano false autocertificazioni e, grazie a questa truffa, riuscivano ad intascarsi i contributi dell’Unione Europea. Il tutto ai danni dell’AGEA – Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, che in Italia è l’organismo che eroga i finanziamenti stanziati dall’UE per sostenere la produzione agricola nei suoi Paesi membri.
E’ una vera e propria associazione a delinquere a carattere familiare quella sgominata stamani dagli uomini della Guardia di Finanza di Messina e del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri.
Finiscono ai domiciliari Antonia Strangio, 40 anni di Tortorici, rappresentante unico e amministratore del Centro Assistenza Agricola UNSIC, Sebastiano Armeli, 51 anni, veterinario e consigliere comunale di Tortorici, già gestore del CAA – UNSIC.
Obbligo di dimora per Maria Natalina Strangio, moglie di Armeli, 51 anni, avvocato e titolare di diverse aziende, Giuseppe Armeli, fratello del consigliere Armeli, studente di 31 anni, collaboratore del CAA – UNSIC e titolare di diverse aziende agricole. Obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per la 33enne Mariella Marino Gamazza, ex collaboratrice del CCA.
Secondo quanto accertato dalle indagini coordinate dalla Procura di Patti, i cinque soggetti ruotavano attorno al centro di assistenza agricola UNSIC di Tortorici. Figura principale era proprio il consigliere Armeli, medico veterinario dell’ASP di Sant’Agata di Militello e gestore di fatto del CAA.
In Italia funziona così. L’Unione Europea prevede dei finanziamenti per sostenere la produzione agricola nei propri Paesi membri ed eroga tali finanziamenti attraverso l’AGEA – Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura. Per aver accesso a questi contributi, gli interessati devono possedere la qualifica di “imprenditore agricolo” e devono essere titolari di diritti sui terreni per i quali si richiede il contributo. A quel punto, essi devono istruire la pratica ed inviare la domanda. Per facilitare la gestione di tutto questo meccanismo e per aiutare gli imprenditori in tali faccende burocratiche, sono stati creati i Centri di Assistenza Agricola (CAA), soggetti privati ai quali l’AGEA delega la gestione delle domande.
I CAA, dunque, hanno il compito di acquisire la documentazione degli imprenditori, di accertare i loro possedimenti e dimostrare la loro volontà a istruire la pratica. Una volta raccolti i documenti, questi vengono infine inviati online all’AGEA anche come autocertificazione. Ovviamente, più sono gli ettari di terreno che gli imprenditori possono dimostrare di avere, più è la richiesta di finanziamenti. E qui scatta la truffa.
Dalle indagini condotte dai finanzieri della Tenenza di Capo d’Orlando e dai militari dell’Arma di Patti coordinati dal Capitano Lorenzo Buschittari, è emerso come nell’azienda UNSIC di Tortorici si fosse creata un’associazione a delinquere che, per istruire le richieste di contributi, sfruttava delle aziende intestate agli stessi associati e ad altri imprenditori adesso indagati, in tutto 30, e dichiarava il possesso di numerosissimi terreni che in realtà non erano loro (erano di soggetti completamente ignari, talvolta anche di Enti).
A far scattare le indagini è stata proprio la denuncia del Sindaco di Tortorici, nel 2011, che aveva notato come circa 800 ettari di proprietà del Comune, destinati a pascolo, bosco o colture produttive, risultassero abusivamente inseriti da alcune imprese private nei fascicoli necessari per l’attivazione dei finanziamenti. Il tutto a sua insaputa.
Titolare di questi fascicoli era esattamente il CAA di Tortorici. Le modalità di riscossione dei contributi erano poi davvero singolari poiché, secondo la normativa vigente, essi sarebbero dovuti confuire direttamente nel conto corrente intestato all’azienda beneficiaria. Ma così non era. Nell’istruzione della domanda, infatti, veniva inserito il conto corrente intestato al patronato stesso sul quale confluivano, così, tutti gli importi dei finanziamenti. Più del 50% di tali importi rimaneva direttamente nelle tasche dell’associazione a delinquere, il resto andava agli effettivi intestatari. Grazie a questo meccanismo, circa 300mila euro sono stati sottratti a coloro che figuravano come beneficiari, mentre 500mila euro sono i soldi ottenuti attraverso la falsificazione dei titoli di possesso dei terreni. Sono quindi scattati i sequestri per beni mobili e immobili e conto correnti per un totale di quasi 800mila euro. Le indagini coprono il periodo che va dal 2008 al 2012 e sono state coordinate dai PM di Patti, Rosanna Casabona e Francesca Bonanzinga . A firmare le ordinanze è stato il Gip Ines Rigoli.
(Veronica Crocitti)
E’ un modo di fare comune in molti centri dei Nebrodi.
Controllate bene. Sono migliaia le pratiche false, chi sa parli e denunci, questo schifo deve finire!
E’ un modo di fare comune in molti centri dei Nebrodi.
Controllate bene. Sono migliaia le pratiche false, chi sa parli e denunci, questo schifo deve finire!
Tipico esempio nebroideo di “imprenditoria rurale”.
Altro esempio, già più volte esaminato dalla magistratura, è quello dei falsi braccianti agricoli.
Alla fine, un povero cristo titolare di un terreno e realmente bracciante agricolo, si vede rifiutata la pratica perchè i fondi sono terminati.
Benvenuti in Sicilia, dove “l’onestà” di pochi scredita un’intera popolazione e ne distrugge l’economia!!!
Tipico esempio nebroideo di “imprenditoria rurale”.
Altro esempio, già più volte esaminato dalla magistratura, è quello dei falsi braccianti agricoli.
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Benvenuti in Sicilia, dove “l’onestà” di pochi scredita un’intera popolazione e ne distrugge l’economia!!!