Assolda sicari per uccidere ex moglie, riesame da rifare per avvocato di Patti

Assolda sicari per uccidere ex moglie, riesame da rifare per avvocato di Patti

Alessandra Serio

Assolda sicari per uccidere ex moglie, riesame da rifare per avvocato di Patti

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venerdì 04 Ottobre 2019 - 07:30

Il professionista era stato arrestato a giugno dopo la denuncia della donna. Il progetto era simulare un incidente e minacciare il suo avvocato

La Quinta sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la decisione del Tribunale del Riesame che aveva detto no alla scarcerazione dell’avvocato di 50 anni di Patti, arrestato dalla Polizia con l’accusa di aver assoldato dei sicari per uccidere l’ex moglie.

Il collegio della Libertà dovrà quindi tornare a riesaminare, tenendo conto dei rilievi della Corte, il provvedimento cautelare siglato dal giudice per le indagini preliminari di Patti, convinto della pericolosità del progetto del professionista, accusato di stalking.

Restiamo in attesa di conoscere la motivazione della sentenza di annullamento della Corte – commenta l’avvocato Nino Favazzo, difensore del cinquantenne – ma l’accoglimento del ricorso, con cui si era contestata la gravità indiziaria ed era stata denunciata una macroscopica violazione di legge lascia ritenere che l’intera vicenda, fin qui trattata con eccessivo rigore, sarà ben presto radicalmente ridimensionata sul piano cautelare e, a seguire, nel merito”.

L’uomo è accusato di stalking. Ad arrestarlo era stata la Polizia del Commissariato nebroideo dopo la denuncia della ex moglie, che aveva già denunciato il professionista per vessazioni e molestie, tanto che aveva addosso un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna.

Alla signora, un amico dell’uomo ha rivelato di aver avuto confidenze spaventose. Secondo il racconto, l’avvocato cinquantenne aveva assoldato dei sicari, provenienti dall’ambiente criminale, che avevano il compito di simulare un incidente per eliminare la ex coniuge e minacciare concretamente il legale della stessa. Convinto della fondatezza della minaccia, l’amico che ha ricevuto la confidenza è corso a raccontarlo alla donna, perché potesse tutelarsi.

Le indagini della Polizia hanno spinto i giudici ad adottare la misura cautelare più rigorosa, confermata dal Tribunale del Riesame, al primo vaglio collegiale. Adesso però la Suprema Corte chiede che la decisione venga rivista, avendo rilevato qualche incongruenza sul piano cautelare.

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