I vertici dell’Atm scendono in campo per replicare alle dichiarazioni delle cinque sigle sindacali che stamattina, nel corso di una conferenza stampa, hanno annunciato lo sciopero di 4 ore giorno 8 marzo. Il presidente Pippo Campagna respinge le accuse al mittente e contrattacca, facendo sapere che l’azienda sta anche valutando l’ipotesi di presentare querela per diffamazione.

«A memoria d’uomo – scrive Campagna – non si ricorda uno sciopero in ATM, proclamato da ben cinque sigle sindacali, per protestare contro presunti favoritismi ed avanzamenti di carriera senza merito. Eppure non sembra che in passato l’azienda si sia fatta apprezzare per efficienza! Ciò significa che fino a ieri certi meccanismi di selezione e promozione dei dipendenti accontentavano tutte le sigle sindacali e facevano dimenticare loro il valore del merito. Oggi il “manuale Cencelli” della spartizione è stato messo da parte e ciò sta provocando qualche mal di pancia, specie in quelle organizzazioni sindacali che ne hanno ampiamente beneficiato fino a poco tempo fa».

«In particolare – prosegue il presidente dell’Atm – stupisce l’ipocrisia di qualche sigla sindacale che negli ultimi anni ha partecipato attivamente alla consociativa e fallimentare gestione dell’Azienda, spingendola verso il fallimento e l’inevitabile liquidazione. Certi sindacalisti ricordano Catone il Censore quando affermava “Fate quello che dico, non fate quello che faccio!”»

«Certamente nella SpA che sta per nascere ognuno dovrà stare al proprio posto secondo le sue competenze e non potrà esserci spazio per invasioni di campo che possono solo nuocere alla gestione dell’azienda».

A proposito delle delle ragioni dello sciopero , Campagna prima ne sottolinea «l’inconsistenza e la pretestuosità» e poi spiega «che non compete al Consiglio di Amministrazione provvedere in merito ad ordini di servizio, assegnazione di turni o di mansioni superiori».

Il presidente dell’Atm non ci sta che si spari nel mucchio ed invita le organizzazioni sindacali che hanno proclamato lo sciopero «a fare nomi e cognomi dei dipendenti che, a loro dire, avrebbero beneficiato dei presunti favoritismi. Li sollecitiamo a farlo subito e preannunciamo che in merito alle loro dichiarazioni odierne stiamo valutando l’ipotesi di presentare una querela per diffamazione».