Prima vera sconfitta politica per il sindaco De Luca che si è ritrovato in aula senza la maggioranza su cui di fatto ha potuto contare in questo anno e mezzo. In 12 si sono astenuti, 11 favorevoli
Sei ore in aula. Una seduta lunga, piena di colpi di scena. La protesta sulla tribuna. Momenti di scontro, animi tesi, tentativi di riappacificazione, tecnicismi, botta e risposta su normative, questioni giurisprudenziali, interpretazioni di articoli e sentenze. Passato, presente e futuro di Atm, del trasporto pubblico locale, dei lavoratori. Salva Messina, equilibri d’aula, motivazioni politiche, rilievi tecnici. Una seduta di consiglio comunale che è sembrata un lunghissimo giro sulle montagne russe. In ballo il piano di liquidazione dell’Atm. Un documento che tanto ha fatto discutere in queste settimane e che ieri ha inchiodato sindaco e consiglieri in aula fino a tarda sera.
Il voto
Il risultato ha decretato forse la prima vera batosta politica per il sindaco Cateno De Luca. La delibera che conteneva il piano di liquidazione Atm non è stata approvata. Sul filo del rasoio, con i numeri che ballavano fino alla fine. In 12 si sono astenuti, in 11 hanno votato a favore. E il piano di liquidazione di Atm è caduto così. Pd e Movimento 5Stelle hanno rappresentato lo zoccolo duro di questa discussione, con pareri non favorevoli discussi e motivati punto per punto. A pesare l’assenza quasi totale di Sicilia Futura.
Ma il dato politico veramente nuovo che è emerso da questa votazione è stata la spaccatura del centro destra che da sempre ha rappresentato una vera e propria maggioranza su cui il sindaco De Luca, che in aula non ha neanche un consigliere, ha sempre potuto contare. Stavolta però è successo qualcosa. Hanno determinato l’esito non favorevole le astensioni di Giovanni Scavello e Giandomenico La Fauci. Tra tutti sono quelli che hanno mal digerito maggiormente le dichiarazioni dei giorni scorsi del sindaco De Luca.
I calci in c…
Le parole usate dal primo cittadino in alcuni video messaggi, a cominciare dagli ormai famosi “calci in culo”, fino a “nani” e “ricattatori”, utilizzati per etichettare i consiglieri comunali, ieri si sono rivelate un boomerang pazzesco per De Luca. Il sindaco, forte della sua indiscutibile dialettica e abilità politica, ha cercato di recuperare in corso d’opera. Non ha voluto rinunciare al dibattito anche quando qualcuno gli aveva consigliato di rinviare perché si rischiava la bocciatura della delibera. Poi però ha compreso che il voto dell’aula non sarebbe stato dalla sua parte. I toni si sono infervorati ripercorrendo la storia di Atm che ha portato fino ad oggi.
Ci sono stati dei passaggi in cui il sindaco ha anche sminuito l’effettiva necessità di votare questo piano di liquidazione, che infatti è stato portato in aula con una dicitura che prevedeva una presa d’atto da parte del consiglio. E con l’aiuto tecnico della segretaria generale Rossana Carrubba è venuta fuori un’interpretazione secondo cui l’esito del voto decretato dal consiglio non cambierà le sorti della liquidazione di Atm.
Il tasto blu
Il voto infatti è arrivato dopo un dibattito che a tratti è sembrato quasi paradossale. Perché ad un certo punto davvero in aula qualcuno si è chiesto e ha chiesto se davvero fosse necessario votare. O se bastava dire “ok, prendo atto, la responsabilità è vostra, io prendo atto del fatto che l’avete presentato”. E’ stata questa la sensazione dopo ore di interventi e discussioni, quando il consigliere di LiberaMe Massimo Rizzo ha chiesto se poteva utilizzare il tastino blu della tastiera delle votazioni, un tastino che significa proprio “presa d’atto”.
Favorevoli e astenuti
Poi però la votazione c’è stata davvero. Con appello nominale. Ad astenersi il gruppo Pd con Gaetano Gennaro, Antonella Russo, Felice Calabrò e Libero Gioveni; i 5Stelle con Cristina Cannistrà, Francesco Cipolla, Serena Giannetto, Giuseppe Fusco; astensione anche per Alessandro Russo che si è discostato dai suoi colleghi di LiberaMe Nello Pergolizzi e Massimo Rizzo che invece hanno votato a favore. E poi le due sorprese dal centrodestra, Giandomenico La Fauci e Giovanni Scavello. Hanno votato sì Salvatore Sorbello, Salvatore Serra e Alessanro De Leo per il Gruppo Misto, Pierluigi Parisi, Nicoletta D’Angelo, Francesco Pagano, Giovanni Caruso, Ugo Zante, Daria Rotolo unica in aula di Sicilia Futura, Massimo Rizzo e Nello Pergolizzi dal centrosinistra di LiberaMe.
Le valutazioni
Una mappa del voto che inevitabilmente aprirà adesso valutazioni e possibili nuovi scenari, come ha detto anche il sindaco De Luca alla fine di questa lunghissima seduta: «Ci avete consentito di andare oltre. Per me era fondamentale continuare, da domani abbiamo altri atti importanti. Però se non ci saranno più in quest’aula i numeri che hanno dato vita al Salva Messina dovremo fare tutti delle valutazioni».
Cosa accade?
Nel merito del piano di liquidazione invece da domani bisognerà capire cosa accadrà davvero adesso. Perché quel piano è stato di fatto bocciato. Ma per sindaco e segretario generale comunque restava una presa d’atto. E quindi si andrà avanti a prescindere con un piano che non ha avuto l’avallo del consiglio? I liquidatori procederanno per la liquidazione coatta? Interrogativi che sono rimasti senza risposta e che di certo imporranno adesso delle serie valutazioni. Soprattutto alla luce di quello che rimane il progetto dell’amministrazione De Luca: stop dell’Atm il 31 dicembre e via alla nuova Atm spa dal 1 gennaio.
Duri e puntuali gli interventi di Antonella Russo e Felice Calabrò che hanno analizzato ed evidenziato tecnicamente perché questo piano non avrebbe avuto il loro avallo. A tenere banco poi una lunga diatriba sullo Statuto di Atm, normative vigenti, competenze del consiglio in materia, tanto da chiamare in causa più volte il segretario generale, ma senza poi di fatto dipanare la matassa che si è ingarbugliata attorno alle interpretazioni enunciate su ruoli, prerogative e obblighi.
La protesta di CMdB
In tribuna attivisti di Cambiamo Messina dal Basso con l’ex assessore Daniele Ialacqua che durante un intervento del sindaco hanno tirato fuori i cartelli “svendesi” per dire no a qualsiasi ipotesi di smantellamento del servizio pubblico e privatizzazione.
Da parte del sindaco De Luca non sono mancate parole di fuoco nei confronti del presidente dei Revisori dei Conti Felice Genovese, degli ex amministratori della giunta Accorinti, dei sindacati (Cgil e Uil) che in questi mesi si sono opposti duramente a una liquidazione così come è stata portata avanti.
Le parole del sindaco
«Abbiamo pagato stipendi, contributi, rottamazione e ancora parliamo di come è stata gestita l’Atm in questi 18 mesi? Si propone una commissione d’inchiesta? Ben venga, almeno si accerteranno le responsabilità di chi ha continuato a gestire un’azienda senza versare contributi e Tfr dei lavoratori. C’è una norma ben precisa che vieta il soccorso finanziario, se non avessimo messo in liquidazione l’azienda il 23 novembre 2018 avremmo dovuto dichiarare il dissesto del Comune. Non avrei mai portato in aula bilanci in violazione di legge.
La situazione debitoria risale al 2002 e infatti da allora non si approvano i bilanci. Io dovevo chiudere questa triste pagina. Dell’esito del voto non interessa. Riportate la mente al 23 novembre: l’azienda andava messa in liquidazione, nessuno lo aveva fatto e ancora certi fantasmi emergono all’improvviso a difesa di un baluardo che andava eliminato a suo tempo. Questa vicenda è un verminaio, ci sono state pressioni delinquenziali. Abbiamo dimostrato con i fatti di credere nel servizio pubblico e i fatti sono i soldi. Non possiamo permettere che il servizio si privatizzi, noi abbiamo investito, gli altri hanno tagliato. Per me oggi la vicenda è chiusa. Da domani si parla di altri argomenti. I liquidatori svolgeranno i loro compiti, i lavoratori sono stati rassicurati».
In realtà però la vicenda sembra tutt’altro che chiusa. E di certo apre nuovi scenari politici a questo punto tutti da decifrare.
Francesca Stornante