O la nomina dei commissari o si proporrà al Consiglio di revocare la liquidazione in autotutela
MESSINA – La sera del 23 novembre fu votata in pochi minuti, nell’ambito del “Salva Messina”. Per la liquidazione dell’Atm, l’articolo 50 dello statuto prevede una specifica procedura, che parte con la nomina dei commissari. Sei mesi dopo, però, nulla di tutto ciò.
Per questo i consiglieri comunali del Partito Democratico (Antonella Russo, Felice Calabrò, Gaetano Gennaro e Libero Gioveni) hanno preparato una proposta di delibera, da sottoporre al Consiglio comunale, con la quale si dà un ultimatum all’amministrazione comunale: o i commissari vengono nominati entro il prossimo 30 settembre o il Consiglio valuterà di revocare in autotutela la delibera di liquidazione dell’Atm.
Non si tratta, in realtà, di un termine perentorio. Tutto potrebbe slittare di qualche mese, anche alla luce della quasi concomitante delibera di giunta che prevede un periodo transitorio fino al 31 dicembre.
Ma, secondo i consiglieri del Pd, anche a quella data potrebbe cambiare poco. “L’amministrazione comunale è in totale stato di confusione – dice Antonella Russo -, ha posto l’Atm in liquidazione ma non ha fatto nessun atto conseguente. La delibera di giunta che prevede un contratto di servizio ponte per il 2019 è un ammissione di colpa, certifica che il contratto di servizio approvato il 23 novembre 2018 è carta straccia e che non si poteva fare la nuova Atm spa”.
Molti dubbi, in verità, erano emersi proprio sei mesi fa, quand’era apparsa strana quantomeno la tempistica di approvazione di atti così importanti. “Siamo stati invogliati a votare la liquidazione dell’Atm perché ci era stato posto un problema urgentissimo – prosegue la Russo -, cioè la mancata concessione del documento unico di regolarità contributiva da parte dell’Inps (che però non era vincolante per la prosecuzione delle attività o per il pagamento degli stipendi, ndr). Non immaginavamo, però, che non sarebbero stati neanche nominati i commissari. Il 5 giugno andrà a sentenza la causa per il contributo chilometrico, che darà all’Atm una cifra compresa tra i 3 e i 10 milioni. Come saranno gestiti questi soldi?”.
Un pentimento rispetto a quella votazione? “Il Salva Messina era corretto rispetto al piano di riequilibrio – dice Felice Calabrò -. In quel contesto è stato presentato come il documento base sul quale impostarlo. Si disse che, viceversa, erano necessari tagli e licenziamenti, venne prospettata una situazione catastrofica, che volevamo evitare tutti. Oltretutto non era vincolante, era una prospettiva per l’amministrazione comunale, un via libera a realizzare quanto previsto nel suo programma. Venivano proposte delle soluzioni, che avevamo sostenuto. Chiedevamo anche l’allineamento dei bilanci, di definire i crediti tra Comune e Atm. Ma il modus operandi dell’amministrazione è sempre lo stesso: si lancia la notizia, poi si torna indietro e si fanno altre valutazioni”.
Il problema, insomma, sarebbe tutto ciò che è avvenuto, o meglio non è avvenuto, dopo. “Ma negli ultimi tre mesi il sindaco non poteva fare nulla – ironizza Gaetano Gennaro – perché era in campagna elettorale, non aveva tempo per pensare a Messina. Ci porteremo il Salva Messina come una croce, è stata l’unica vera azione politica dell’amministrazione, per il resto sono dilettanti allo sbaraglio, famosi per rimangiarsi tutto ciò che dichiarano. Come il servizio a pettine, mentre ora diverse linee arrivano direttamente in centro, o lo scandalo sui troppi autisti, mentre ora ne prenderanno ancora di più. Ora la città conosce meglio il sindaco De Luca, di sicuro il Consiglio non accetterà altri aut aut”.
Come ci si comporterà, allora, rispetto alla proposta di un contratto di servizio ponte? “Mi chiedo se ci sia la copertura finanziaria – conclude Gennaro -, forse dovrebbe servire a regolarizzare i 5 milioni previsti in più nel bilancio previsionale oppure ci sarà un’altra variazione di bilancio. Insomma, si apre la strada ad un futuro tutt’altro che roseo”.
(Marco Ipsale)