Tutto quello che nel “Viva Maria” urlato per oltre due ore da migliaia di persone. Gli occhi lucidi, le preghiere, la fatica, il presente e il domani: ecco il sapore dello storico appuntamento di Ferragosto
Tonnellate di legno, ferro e cartapesta che trasudano di fede e storia. Il trionfo della messinesità più autentica, la celebrazione della millenaria passione mariana di un’intera collettività. Lo spettacolo vero, forte della Vara torna in scena con tutte le proprie straordinarie suggestioni. Nuove, uniche per il forestiero che, per scelta o casualmente, si imbatte in questa festa di fede e di popolo, ma anche per la gente dello Stretto che rinnova ogni anno un turbinio di emozioni sempre diverse. E’ davvero difficile riuscire a trasferire a chi non è messinese l’impatto emotivo, il significato che l’allegorica rappresentazione dell’Ascensione in Cielo della Vergine, portata in processione il 15 di Agosto, assume da queste parti. Il Tributo alla Madre Celeste, dolcissima Patrona. L’orgoglio per il nobilissimo passato che nella machina votiva ha uno dei simboli più vivi. La voglia di condivisione, il senso di appartenenza, la speranza di riscatto che si riaccende. C’è tanto in quel “Viva Maria” che per oltre due ore migliaia di tiratori urlano a squarciagola, c’è tanto dietro quei volti di giovani ed anziani, di uomini e donne vestiti di bianco che si aggrappano alle gomene trasferendo su di esse energia e cuore.
C’è questo e molto altro negli occhi lucidi di quei messinesi, che pur non “tirando la Vara”, fisicamente ai margini della machina, sono anch’essi attori di questo tripudio dell’identità messinese. Scandito da un preciso rituale. Si comincia di buon ora, alle 7,30, con il montaggio delle corde al Ceppo della Vara. Fino ad una decina di anni fa erano lunghe appena 60 metri. Adesso arrivano a 110, visto il costante aumento dei tiratori, testimonianza del rinnovato legame di Messina con la sua Patrona e la sua Festa. Vane le richieste di un ulteriore prolungamento, impossibile per motivi di sicurezza. Alle 11 in Cattedrale il Solenne Pontificale, presieduto dall’Arcivescovo di Messina, monsignor Calogero La Piana, alla presenza degli Ordini Equestri, delle Confraternite e dei componenti del Comitato Vara. A metà pomeriggio, alle 17,30, il trasferimento del Gonfalone della Città, del Comitato Vara e dei Ceri Votivi dalla Chiesa dei Marinai, custode di un altro autorevole simbolo della Storia Mariana di Messina, il Vascelluzzo, a Piazza Castronovo. Un paio di minuti prima delle 19, spari, giochi pirotecnici ed il lancio di migliaia di bigliettini colorati da 10 cannoni annunceranno l’avvio della Processione.
In centomila, forse centocinquantamila a stupirsi e commuoversi per il ripetersi di un autentico miracolo: grazie a poderose slitte, un carro di 8 tonnellate, alto 14 metri, privo di sterzo e freni, comincerà a scivolare sull’asfalto bagnato dalle autobotti, senza sbandare. Già, senza sbandare. Semplicemente grazie alla maestria di una decina di vogatori e timonieri, che, poggiati ad un reticolo di stanghe a crociera, alla base del ceppo, controlleranno la straordinaria energia trasferita sulle gomene da duemila devoti lungo i tre chilometri del percorso. Angeli e cherubini sulle nuvole color bianco ed argento, festoni e ghirlande, il sole e la luna in movimento grazie ad ingranaggi meccanici mossi da abili manovratori. Tutto in ammaliante armonia. La Vara tornerà ad animarsi, riprenderà a vivere. Storici gli “strappi” che condurranno alla Chiesa di San Giuliano che saluterà la Vergine con l’emozionante suono a festa della proprie campane, ed al Palazzo del Governo con l’omaggio del Prefetto di Messina Francesco Alecci ed il fragoroso sparo di saluto dei giochi pirotecnici dal Forte San Salvatore. Pausa lunga anche all’incrocio con il Viale Boccetta nella zona prospiciente la Madonnina del Porto per la consueta Preghiera alla Vergine, recitata dal cappellano della Vara, monsignor Vincenzo D’Arrigo. Poco dopo, altra importante sosta della gigantesca macchina a Piazza dell’Unione Europea al fianco degli altri due simboli del Ferragosto Messinese, Mata e Grifone. Quindi, il momento più atteso e temuto: la virata di Via Primo Settembre. Subito dopo, l’arrivo in Piazza Duomo, dove, come sempre, magicamente, uno squarcio si aprirà nell’autentico tappeto umano di fedeli per l’abbraccio e l’affido a Maria con la benedizione dell’Arcivescovo.
Migliaia di fazzoletti al vento, campane del Duomo e del Santuario di Montalto a festa. Sorrisi e lacrime, di gioia. Tante lacrime di gioia. La gratitudine per una Grazia ricevuta. La speranza di una Intercessione. L’amore per una Mamma, a cui Messina chiede un futuro migliore. A tarda sera, alle 23, l’atto finale di una giornata unica: lo spettacolo di giochi pirotecnici diviso in due sessioni, sotto la Stele della Madonnina del Porto. Che, da lassù, sorriderà, benedicente, ad una città, la Sua Città, che, almeno una volta l’anno, riesce a gioire ed a tornare se stessa: Messina, la Grande.
PIETRO DI PAOLA