Attraverso questa tragedia, non legata alle morti dell'immigrazione, possiamo ricordare che i migranti arrivano qui per cercare un futuro migliore
MESSINA – La morte in mare di Abdoulay Fane non deve essere dimenticata. Il ventiduenne ivoriano alloggiava in un centro d’accoglienza da poco tempo e immagino i sacrifici, il viaggio disperato in un Mediterraneo che spesso diventa una tomba per uomini, donne e bambini, fino all’approdo a Messina. Abdoulay Fane stava facendo il bagno al Ringo, assieme ad altre due persone, e non è riuscito a tornare a riva.
Nel frattempo, come ricorda Onu Italia, in base ai dati Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), oltre 1.800 persone sono morte in mare tra il Nord Africa e l’Italia, più del doppio rispetto all’anno scorso. E il 2023 è già un anno record per i morti nel Mediterraneo.
Così scrivevo dopo la tragedia di Cutro, tirando in ballo l’Europa e l’Italia: “Manca la volontà politica per invertire la rotta. Non si vuole governare i processi migratori con visti e, quando serve, corridoi umanitari per impedire l’infinita strage di migranti. Per lavorare o per sfuggire alle guerre e alle emergenze umanitarie, l’essere umano si è sempre spostato e, nell’epoca della globalizzazione delle merci, lo fa ancora di più. E nessun divieto o direttiva governativa potrà fermare il diritto a migrare. Il processo va governato. E, per chi non è sensibile all’aspetto umano, basterebbe parlare con economisti ed esperti in vari ambiti per rendersi conto dell’utilità di una società multiculturale”.
Il viaggio in Europa per avere un futuro migliore
Attraverso l’esperienza tragica di Addoulay, non legata alle morti dell’immigrazione, possiamo ricordare che i migranti arrivano nella nostra Europa nel tentativo di avere un futuro migliore. O, semplicemente, un futuro. E meritebbero una risposta più adeguata, in termini d’accoglienza e integrazione, rispetto alle attuali politiche migratorie miopi e deleterie. Lontano dalla propaganda e dagli accordi con dittatori e aguzzini, in barba a ogni regola del diritto.
Foto di repertorio di Matteo Arrigo.
Ma è normale che i giornalisti non firmino i propri articoli?
Buongiorno,
l’articolo è firmato. Cordiali saluti