Una stima della massima precipitazione potenziale disponibile, a patto che si verifichino le condizioni necessarie
L’acqua precipitabile, in inglese nota come Precipitable Water (Pwat), è un parametro fondamentale in meteorologia che misura la quantità totale di vapore acqueo presente in una colonna atmosferica, dalla superficie terrestre fino alla sommità dell’atmosfera.
In termini semplici, rappresenta l’acqua che potrebbe teoricamente cadere sotto forma di pioggia se tutto il vapore acqueo si condensasse e precipitasse. Si esprime in millimetri (mm) o chilogrammi per metro quadrato (kg/m²), in cui 1 mm equivale a 1 kg/m².
A proposito di questo parametro
Tuttavia è importante chiarire che l’acqua precipitabile non indica la quantità di pioggia che effettivamente cadrà. Piuttosto essa ci offre una stima della massima precipitazione potenziale disponibile, a patto che si verifichino le condizioni dinamiche necessarie per la condensazione del vapore acqueo disponibile.
In teoria, questo parametro considera il vapore acqueo dal suolo fino alla parte più alta dell’atmosfera. In pratica, però, la stratosfera, oltre la tropopausa, contribuisce in modo trascurabile, poiché l’aria lì è estremamente secca. Di conseguenza, quasi tutta l’acqua precipitabile si concentra nella troposfera, soprattutto nei suoi strati inferiori, da 1 a 5 km di altezza.

Una spugna sempre più grande che assorbe più acqua
Un’analogia efficace è immaginare la troposfera come una spugna, dove più vapore acqueo assorbe, più acqua può potenzialmente “strizzare” sotto forma di precipitazioni. Oggi con il cambiamento climatico questa spugna sembra diventare sempre più grande e capace di trattenere acqua, come mostrano i dati recenti.
Un esempio arriva dalle rilevazioni storiche degli ultimi decenni in Europa che evidenziano come a partire dal nuovo millennio il contenuto di vapore acqueo nell’atmosfera è aumentato sensibilmente. Il 2024 si posiziona al vertice della serie storica, ma non è un caso isolato.
L’incremento appare costante e legato a temperature atmosferiche e marine sempre più elevate, dall’Atlantico al bacino del Mediterraneo.

Questo fenomeno, purtroppo, ha conseguenze molto serie, influenzando il regime pluviometrico. Quando l’atmosfera diventa instabile, con lo sviluppo di correnti ascensionali, l’elevata quantità di acqua precipitabile si traduce in eventi piovosi intensi, a volte estremi, capaci di provocare alluvioni lampo o inondazioni, sia su scala locale che regionale.
Perché sta accadendo?
L’aumento dell’acqua precipitabile è logicamente collegato al riscaldamento globale. Temperature più alte permettono all’atmosfera di trattenere maggiori quantità di vapore acqueo.
Dovete considerare che per ogni grado Celsius di aumento, la capacità di assorbimento cresce di circa il 7%.

Con il Mediterraneo e l’Atlantico sempre più caldi, il processo si amplifica, caricando la troposfera di umidità pronta a scaricarsi al suolo quando le condizioni lo consentono, provocando eventi precipitativi estremi.
Il parametro dell’acqua precipitabile ci offre uno strumento per comprendere il potenziale di precipitazioni estreme in un clima che cambia. La “spugna” atmosferica è sempre più imbevuta, e gli eventi degli ultimi anni dimostrano che quando si strizza le conseguenze possono essere disastrose. Bisogna prepararsi ad adattarsi a situazioni meteorologiche, con eventi precipitativi sempre più estremi.
