Rette asili, è pioggia di polemiche: Cgil e Rifondazione Comunista attaccano la gestione Accorinti

Rette asili, è pioggia di polemiche: Cgil e Rifondazione Comunista attaccano la gestione Accorinti

F.St.

Rette asili, è pioggia di polemiche: Cgil e Rifondazione Comunista attaccano la gestione Accorinti

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venerdì 08 Maggio 2015 - 14:10

Il Circolo Peppino Impastato di Rifondazione Comunista contesta a muso duro la giunta Accorinti, ritenendola ormai succube delle politiche di austerità e chiede un passo indietro com'è accaduto nel 2013 con le mense scolastiche. Una decisione inaccettabile che penalizza anche le donne nel mondo dell'occupazione.

Pioggia di polemiche sugli asili nido e su quelle rette che da settembre dovranno pagare tutti, anche le famiglie disagiate a reddito zero. Anche Cambiamo Messina dal Basso (vedi articolo correlato) ha puntato il dito contro una decisione che non può in alcun modo essere tollerata perché contrasta fortemente con i valori e i principi ispiratori di quello che dovrebbe essere il progetto portato avanti dall’amministrazione Accorinti. L’assessore Mantineo e i servizi sociali in questo momento sono bersagliati da più fronti e finiscono anche nel mirino del segretario della Cgil di Messina Lillo Oceano. "Aumento delle rette degli asili nido, aumento della compartecipazione al costo delle mense scolastiche, ripetute interruzioni di questo servizio che lasciano i bambini senza mensa, trasporto scolastico praticamente inesistente. A ciò si aggiunga l’approssimazione nella predisposizione dei progetti per accedere ai finanziamenti per strutture e servizi all’infanzia e agli anziani, approssimazione che mette a rischio, o addirittura compromette, insieme a discutibili scelte di bilancio, l’accesso ai finanziamenti con la preclusione di servizi importanti per queste categorie” questo il quadro che dipinge il segretario della Cgil.

L'approssimazione amministrativa – osserva Oceano – e le scelte economiche di questa amministrazione stanno penalizzando i cittadini messinesi e in particolar modo quelli più deboli: bambini, anziani, nuclei familiari indigenti e a basso reddito”.

“La sensazione sgradevole che abbiamo – prosegue – è che al Comune non ci si renda conto che ridurre i servizi e aumentare le rette determina una gravissima compromissione dei diritti fondamentali, precludendone l’accesso ai servizi, soprattutto per quei nuclei familiari che, in questa crisi, hanno gravissimi problemi di reddito e di lavoro. Abbiamo più volte rappresentato queste criticità e soluzioni alternative all’Amministrazione che però è rimasta sorda.

Chiediamo all'Amministrazione di modificare le decisioni assunte, confrontandosi con le parti sociali, altrimenti il rischio è l’emarginazione di fasce sempre più ampie di cittadinanza con la conseguente crescita di una sensazione di esclusione che non può che generare una comprensibile reazione sociale”.

Non è da meno il Circolo “Peppino Impastato” – Rifondazione Comunista Messina che proprio sulla vicenda delle nuove tariffe per gli asili esprime totale contrarietà e preoccupazione. “Un aggravio che ricadrà inevitabilmente su chi percepisce un reddito inferiore ai 6524,57 euro annui e che alla luce di queste nuove disposizioni si troverà a pagare circa 900 euro l’anno per mandare i propri figli all’asilo. Consideriamo troppo alti i costi anche per le altre due fasce di reddito previste: la fascia che andrà dai 6524,57 euro ai 13.049,14 euro che pagherà circa 1800 euro annui, mentre la fascia superiore ai 13.049,14 pagherà circa 2700 euro annui. Un’enormità se pensiamo che la crisi economica non accenna a diminuire, il potere di acquisto si riduce sempre di più e le famiglie impegnate a far quadrare i propri bilanci con salti mortali e che purtroppo non hanno una forte rete parentale alle spalle, saranno costrette a pagare queste rette pur di mantenere il posto di lavoro”.

Per il circolo Impastato di Rifondazione questa scelta sbagliata della Giunta inciderà pesantemente sul salario indiretto dei lavoratori, limiterà l’organizzazione quotidiana delle famiglie e ancor più penalizzerà il ruolo della donna che risulta già esclusa dai circuiti lavorativi. Infatti dai dati elaborati dal “5° Studio sullo stato dell’occupazione nella provincia di Messina a cura della CGIL e dell’IRES CGIL” emerge che nella provincia di Messina lavorano soltanto 31,2 donne su 100, un dato nettamente inferiore alla media nazionale. “La Giunta si è interrogata sulle ricadute sociali ed economiche di questa delibera? Noi pensiamo che invece vadano incrementati i sevizi rivolti ai bambini e sostenute le opportunità lavorative delle donne come segnale di emancipazione femminile”.

Inaccettabile anche la giustificazione data dall’amministrazione per questo provvedimento, adottato per rispettare i meccanismi di bilancio in virtù del piano di riequilibrio. “Una scelta non obbligatoria in considerazione del fatto che la Giunta può sempre rivedere le fasce e cercare di consentire l'accesso gratuito ai bambini provenienti dai nuclei familiari meno abbienti. Qual è il confine etico oltre il quale l’Amministrazione non si deve spingere? E’ questa la rotta giusta?”

Secono il circolo la direzione politica della Giunta segue un solo percorso: rendere perfettamente inservibili gli asili pubblici, Messina maglia nera della Sicilia, regalando il primato a quelli privati e obbedire cecamente ai meccanismi di rientro. “Peccato che degli asili pubblici usufruiscano per lo più gli strati popolari, evidentemente incolpevoli della loro condizione di povertà. Il classismo ma anche il pressapochismo di queste scelte ci appaiono evidenti, soprattutto alla luce del mancato raggiungimento del finanziamento che doveva servire ad alleggerire i costi degli asili comunali”.

“L’amministrazione è succube dei dispositivi di austerity” dice Rifondazione che a questo punto, consapevole che ci sono oramai i margini per una totale inversione di rotta, pretende però un approccio più ragionevole e più attento verso i ceti più deboli. “Chiediamo a gran voce un passo indietro così come la Giunta fece per le mense scolastiche nell’autunno 2013, rivedendo le fasce e prevedendo l’inserimento di più scaglioni in modo da poter spalmare le rette previste e azzerare giustamente quelle per i redditi più bassi. Vorremmo tanto essere smentiti dai fatti, ma pensiamo che questo sia uno dei tanti “ben serviti” che il Piano di Riequilibrio ci riserverà”.

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