Caro diario, ecco perchè non andrò più a Eracasaserena. Firmato donna Sarina

Caro diario, ecco perchè non andrò più a Eracasaserena. Firmato donna Sarina

Rosaria Brancato

Caro diario, ecco perchè non andrò più a Eracasaserena. Firmato donna Sarina

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domenica 16 Novembre 2014 - 07:51

Palazzo Zanca assediato dai lavoratori dei servizi sociali e le proroghe dell'amministrazione non rappresentano la rivoluzione annunciata in campagna elettorale ma un replay. Mentre i servizi essenziali vengono gestiti come in passato Eracasaserena si appresta all'agonia e donna Sarina non sa più dove trascorrere una tranquilla vecchiaia.

Dal diario di Donna Sarina

Giovedì 13 novembre- Caro diario in questi ultimi giorni ho vissuto un tumulto interiore, un tormento, un maremoto dell’anima che ha rivoluzionato alcune mie certezze granitiche. Ormai da molti anni, consapevole che non avrò mai una pensione e non vincerò mai l’enalotto, ho comunicato ai miei cari che vorrei trascorrere l’ultimo scorcio di vita a godermi il paesaggio sullo Stretto da Casa Serena. L’avevo scelta ai “bei tempi”, quando visitandola per lavoro ho visto gli anziani soddisfatti. E poi mi piace il nome, perché la serenità è una condizione migliore della felicità, che è più intensa ma brucia subito, mentre la serenità è un piacevole sorridere al trascorrere del tempo. Già dall’era Croce ho capito che anche la serenità può avere una brusca interruzione, ma con la gestione Mantineo quella che Eracasaserena si è trasformata definitivamente in Casa preoccupata. La notizia ha scatenato il finimondo nel mio cuore perché al di là di quel che accade alla casa di riposo ho perso ogni certezza su parecchie altre cose, come sul fatto che i servizi sociali, anzi servizi essenziali per una città povera come Messina, siano davvero la priorità. Dunque caro diario,ti racconto come è andata. Messina era nuovamente piombata nella crociata tra Guelfi e Ghibellini per via dell’isola pedonale. I cattivi da un lato e i buoni dall’altro. I cattivi, come se non bastasse la loro perfidia, sono anche finiti anche nel girone degli incivili perché, a detta dei buoni, l’isola pedonale è un fatto di civiltà. Io sono favorevole all’isola pedonale e la ritengo un fatto di civiltà, ma trovo che il primo indicatore di una civiltà sia come una comunità si prende cura degli anziani, dei disabili, dei più deboli. In una parola,degli ultimi. Un’amministrazione ha un primo dovere in assoluto: garantire i servizi essenziali e farlo non con le toppe e i rammendi ma con risposte vere e dignitose. Avere cura dei nostri nonni, dare assistenza, asili nido, questa è la prima pietra della civiltà. Su questa prima pietra poi si costruiscono le altre pareti.

Nei servizi sociali siamo all’anno sotto zero. Serve discontinuità con il passato, serve trasparenza all’interno della macchina amministrativa e nel rapporto con le cooperative. Non si può demonizzare il mondo della cooperazione ma diremo basta alle incursioni della politica nelle cooperative, basta alla scorrettezza e all’immoralità”. Non è una frase che ho letto oggi o 10 giorni fa, e non l’ha pronunciata un sindacalista,un lavoratore,un assistito. Questa frase l’ha detta il 4 giugno 2013 in campagna elettorale l’allora assessore designato Nino Mantineo, che ha pure aggiunto: “Una cabina di regia, basata sulla partecipazione e sul coinvolgimento di associazioni sarà il luogo di confronto in cui definire obiettivi, programmi e priorità. Si procederà poi con l’organizzazione di un Dipartimento che sappia interagire con il territorio, si proverà ad assegnare centralità ai quartieri e a creare nuovi strumenti di sostegno per le donne che lavorano nonchè assegnare piena autonomia alla Consulta del volontariato. Dobbiamo razionalizzare la spesa incrementando la voce di bilancio destinata alle politiche sociali”. Capisco che non si possono fare miracoli dopo 100 giorni e neanche dopo 200, ma se annunci la rivoluzione dopo un anno e mezzo qualcosa devi iniziare a farla. Non dico la rivolta ma una virgola,un punto e virgola devi cambiarlo. Se no che rivoluzione è? Non mi sembra che le proroghe o il sistema del copia e incolla siano quella discontinuità che Mantineo annunciava 18 mesi fa. Ha ragione il M5S quando scrive: “Un anno fa chiedevamo spiegazioni all’assessore Mantineo, di bandi di affidamento “copia-incolla” con gare a trattativa privata e offerte al ribasso, che nulla potevano avere a che fare col cambiamento storico proposto dalla nuova amministrazione. Si sono susseguiti bandi su bandi, coperture economiche trimestrali (se non mensili): tutto esattamente come prima, tutto gestito nello stesso identico modo”.

Così caro diario ho rivisto i lavoratori dei servizi sociali assediare il Palazzo e chiedere rispetto dei diritti e risposte definitive e ho rivisto il Palazzo continuare con le vecchie risposte. Ho rivisto le ispezioni a Casa Serena e riascoltato che i lavori di messa a norma stanno per iniziare. Ho rivisto tutto,come in un deja vu. E questa non è rivoluzione. Si chiama replay.

Iniziamo da Eracasaserena. Quando accusammo Croce di avere il cuore di pietra era Natale 2012, c’erano 100 anziani e 100 dipendenti a Casa Serena e alla fine si trovò la soluzione della messa a norma. Quasi due anni dopo gli anziani sono 50, i dipendenti pure (mantenendo il rapporto uno a uno), ma la pianta organica è strampalata perché c’è un solo infermiere ma tre caldaisti e a quell’età serve più il primo che i secondi anche perché ormai da tempo la caldaia non si usa più tanto. Già caro diario, perché a Eracasaserena il riscaldamento funziona due ore al giorno (7.15-8.15 e 17.30-18.30), mentre l’acqua calda è disponibile solo dalle 7.00 alle 9.00 e dalle 18.30 alle 19.15. D’accordo che il clima è mite ma ad una certa età il fresco si fa sentire. Le ispezioni dei Nas continuano ma quel che inquieta è quando in redazione arrivano certe lettere firmate dagli anziani che si sperticano in lodi spiegando che ogni accusa è priva di fondamento e che loro sono trattati come principi.

Ma “Eracasaserena” è il simbolo di una gestione dei servizi sociali che è diventata la rivoluzione del copia e incolla. Conosco decine di operatori che lavorano nelle cooperative e so quanto amore, passione e dedizione mettono in quella che è per loro una missione. Ma il sistema va cambiato. Dobbiamo dire le cose per come stanno. Le cooperative sono un pacco regalo per i politici, come diceva Mantineo un anno e mezzo fa (ma forse poi se l’è scordato) che drena risorse che non vanno né al servizio né a chi ci lavora. Le cooperative sono nate ad uso e consumo del politico di riferimento che le utilizza per due scopi: gestire le caselle occupazionali e crearsi il bacino elettorale. La cooperativa non è rotonda, è una piramide e le risorse vengono distribuite secondo un sistema tale che chi sta alla base arriva per ultimo. Ci sono tutta una serie di caselle di figure intermedie che vanno riempite non secondo la logica del servizio reale ma secondo quella del “favore” (e quando si dipende dal pubblico ne servono tanti per avere la certezza di poter operare) e che finiscono con il gravare sul bilancio complessivo. In basso ci sono gli operatori,quelli che fanno veramente assistenza, e conoscono fatica, terapia, sudore, amore, passione. E lo fanno per stipendi da fame e in ritardo. Al politico di riferimento il sistema precario serve, servono le proroghe e i soldi che arrivano solo dopo le proteste,perché è così che tiene in ostaggio dipendenti e assistiti fino alle prossime elezioni. E’ l’incertezza,l’essere appesi al filo del sì dell’amministrazione di turno che rende l’operatore l’elettore perfetto. Se facciamo finta di non saperlo siamo in mala fede. Cambiando il sistema, ad esempio, internalizzando il servizio o usando i vaucher si interrompe la catena e si smette di foraggiare il sistema.

Una rivoluzione però l’ho vista in questi giorni: ho visto la giunta dal basso che lasciava i lavoratori fuori dalla porta e ho visto un dipendente salire sul tetto di Palazzo Zanca e minacciare di buttarsi se non fosse stato ricevuto dal sindaco. A convincerlo non è stato Accorinti (nonostante abbia per storia e tendenza physique du ròle) ma la presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, in un’inedita veste da Pippo Baudo a Sanremo o da Gesù delle parabole. Ma non era Accorinti quello che parlava al cuore e alle anime?

Ma la vera chicca l’ho vista in Consiglio comunale. L’8 settembre parte dell’Aula, alle prese con la personale guerra contro il sindaco, decide di bocciare i 2 milioni di euro che l’assessore Mantineo voleva destinare dalla Tasi ai servizi sociali sostenendo che in quanto tali non sono servizi indivisibili come dice la giunta ma “a richiesta”. I consiglieri ne fanno una tale battaglia di principio che si autotassano e 14 di loro, Abbate, Adamo, Amata, Cardile, David, Faranda, La Paglia, Mondello, Pagano, Parisi, Perrone, Rizzo, Santalco e Trischitta tappezzano di manifesti la città indicando come questi 2 milioni saranno spesi, per manutenzione strade e varie. Uno pensa, accipicchia, questa sì che è determinazione nel difendere le proprie idee. Invece, due mesi dopo, quando gli operatori assaltano il palazzo loro ci ripensano e dicono “forse i servizi sociali sono indivisibili” e acconsentono di darli a Mantineo riponendo il manifesto nel cassetto. Chi ha cambiato idea sostiene che lo fa per il famoso senso di responsabilità che ormai è diventata una bandiera talmente larga da non coprire più niente. Secondo questa logica il senso di responsabilità cambia direzione in base al vento e va sempre in direzione opposta alla coerenza. Per amore di verità tre consiglieri, Piero Adamo, Daniela Faranda e Mariella Perrone, firmatari del manifesto hanno ribadito la loro posizione.

Caro diario, pure io ho rimesso qualcosa nel cassetto, non andrò più a Casa Serena. Anzi, non vedo più nulla di sereno in questo settore, solo un sistema che lascia operatori e assistiti nell’angoscia. Questo è il termine giusto quando non sai se mangerai tra una settimana o non sai se qualcuno busserà alla tua porta per portarti assistenza piuttosto che cibo.

Ho deciso di iscrivermi anche io ad un “movimento”, visto che vanno tanto di moda, con questi strani nomi: Cambiamo Messina dal basso, Cambiamo Davvero, Cambiamo Messina Ora, Libera Messina, Indietrononsitorna. Mi iscriverò all’associazione aunnivulemuannari.

Un fatto è certo caro diario, così non si va avanti, non si torna indietro, non si va da nessuna parte.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. M’iscrivo subito anch’io.

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  2. M’iscrivo subito anch’io.

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  3. Visto che il messinese attento invoca giustamente l’onesta’ intellettuale, onesta’ intellettuale vuole che si giudichino e valutino i comportamenti e gli atti compiuti dalla attuale amministrazione, il cui fallimento anche rispetto all’ambizioso programma elettorale, mi sembra nessuno può negare e che la giornalista ha il dovere di registrare. Se poi lei e’ in grado di prevedere quali sarebbero stati i risultati con una diversa amministrazione, ce ne compiacciamo, veggente oltre che attento.

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  4. Visto che il messinese attento invoca giustamente l’onesta’ intellettuale, onesta’ intellettuale vuole che si giudichino e valutino i comportamenti e gli atti compiuti dalla attuale amministrazione, il cui fallimento anche rispetto all’ambizioso programma elettorale, mi sembra nessuno può negare e che la giornalista ha il dovere di registrare. Se poi lei e’ in grado di prevedere quali sarebbero stati i risultati con una diversa amministrazione, ce ne compiacciamo, veggente oltre che attento.

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