Frana Letojanni, messa in sicurezza farlocca: sospesi 2 dirigenti del CAS

Frana Letojanni, messa in sicurezza farlocca: sospesi 2 dirigenti del CAS

Alessandra Serio

Frana Letojanni, messa in sicurezza farlocca: sospesi 2 dirigenti del CAS

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venerdì 09 Marzo 2018 - 07:36

Sospesi per un anno il direttore Pirrone e il dirigente Sceusa, interdetto dall'impresa per 8 mesi il costruttore Musumeci di Letojanni: avrebbero eseguito lavori di messa in sicurezza del costone "sottocosto". Il dettaglio.

Sono scattate tre misure interdittive alla fine dell’inchiesta sulla frana che il 5 ottobre 2015 rovinò da un costone di Letojanni su una corsia della A18. La Procura di Messina contesta il reato di disastro ambientale in concorso, peculato e falsità ideologica in atti pubblici, a vario titolo, al direttore Generale del CAS Salvatore Pirrone,al dirigente dell’area tecnica Gaspare Sceusa ed all’imprenditore di Letoianni Francesco Musumeci. I primi due sono stati sospesi dalle funzioni per un anno, Musumeci non potrà esercitare attività d’impresa per otto mesi.

Alla fine della doppia indagine, condotta dai Carabinieri di Taormina e dalla sezione di Polizia giudiziaria della Procura, il procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci e il sostituto Anna Maria Arena, che si sono avvalsi anche della consulenza di un geologo, si sono fatti un quadro chiaro della situazione, focalizzandosi sui lavori di somma urgenza, per un importo di 500 mila euro più iva, appaltati per la messa in sicurezza della carreggiata lato valle di quel tratto di strada. Nel mirino, la fase di progettazione e quella di esecuzione degli interventi di messa in sicurezza e la realizzazione di una barriera di contenimento della frana, che è risultata totalmente inadeguata rispetto al livello di rischio idrogeologico.

Secondo la Procura i due dirigenti del Consorzio hanno omesso i controlli nei confronti della ditta incaricata dei lavori, sostenendo in luogo di quest’ultima, le spese di progettazione dei lavori e permettendo altresì una ingiustificata lievitazione dei costi dell’opera, senza pertanto impedire che la realizzazione dei lavori venisse eseguita in maniera inadeguata. L’opera non aveva progetto esecutivo, e l’ha redatto il Cas in quanto stazione appaltante, permettendo però a Musumeci di scegliere due professionisti – un geologo ed un ingegnere –, così che l’elaborato fosse presentato su carta intestata dell’ente di contrada Scoppo a Messina. Con una perizia di variante è stato poi avallato, dai due dirigenti, il pagamento del compenso dei due professionisti da parte del Cas; da qui l’ipotesi di peculato. Il lavoro sarebbe poi stato eseguito con materiali di scarsa qualità, “conseguendo ingiusti profitti e ponendo gravemente a repentaglio l’incolumità degli automobilisti e dei residenti in quel tratto di fascia ionica messinese”, spiegano gli investigatori.

Tra gli altri indagati, un funzionario del consorzio oggi in quiescenza,accusato di avere redatto falsi stati di avanzamento dei lavori, tra novembre 2015 e gennaio 2016, facendo riferimento ad una contabilità che, però, a quella data non era stata ancora redatta. Per lui l’ipotesi è di falso ideologico in atto pubblico. Avvisati anche i due professionisti che hanno redatto gli elaborati progettuali.

Alessandra Serio

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