Saranno le indagini ad accertare l’esatta dinamica e le cause dell’ultimo incidente mortale sulla Messina-Catania, un tratto d’autostrada diventato maledetto.Ci sono i primi indagati e gli inquirenti stanno vagliando errori, negligenze, concause.
Noi però piangiamo i morti. Gli ultimi morti in ordine di tempo di un lungo elenco.
Una domanda ce la poniamo sempre e comunque ogni volta che accade una tragedia ed anche ogni volta che percorriamo l’A/18.Sia che sia giorno, sia che sia notte, sia che faccia bel tempo sia che piova, ognuno di noi, alla guida o seduto in auto come passeggero avverte quella terribile sensazione percorrendo i tratti interrotti, a corsia unica, attraversando quei chilometri incerti, poco sicuri, guardando la frana, ormai un monumento a imperitura memoria delle nostre sciagure umane.Già perché il maltempo, la frana, il manto dissestato, la giungla che si forma ai bordi delle carreggiate, sono conseguenze legate a fattori climatici o al tempo che passa. Ma molte sciagure derivano dal mancato (o dal pessimo) intervento dell’uomo.
La Messina-Catania e la Messina-Palermo sono insicure. Questa terribile sensazione di rischio la prova qualsiasi automobilista percorra le due autostrade.
Il 5 dicembre 2018 così scriveva dopo l’ennesimo incidente mortale Francesco Puglisi, 51 anni, in una lettera inviata in redazione: “Ho deciso di lasciare il mio lavoro perché non voglio morire sull’autostrada. I miei figli sono ancora troppo piccoli per crescere senza un padre. Per lavoro da 20 anni mi sposto da Taormina a Montalbano, da Fiumefreddo a Messina. Ho documentato quotidianamente con foto e video le condizioni dell’autostrada, che in alcuni punti sembra una trazzera, per la quale paghiamo anche il pedaggio. Ciò che fa più paura è il silenzio delle istituzioni. La morte di Fabio Cardella della scorsa settimana la sento come una sconfitta”.
Un giorno prima, il 4 dicembre un altro lettore di Tempostretto che da alcuni anni è tornato a vivere in Sicilia scriveva: “ll manto stradale è una indecenza: pieno di buche e insidie fatte anche da segnaletica abbandonata. Per non parlare delle giornate di cattivo tempo: pozzanghere al limite della percorrenza, pendenze contrarie al flusso delle acque, gallerie non illuminate, sterpaglie e piante che vengono fuori da ogni parte. E i parcheggi di emergenza? Vere discariche sporche e senza una colonnina di emergenza. La stazione di servizio di S. Teresa chiusa da anni, la segnaletica di circa trenta anni fa…E poi le interruzioni per lavori fermi da anni, fra cui il tratto prima dell’Autogrill di Tremestieri (proprio nella curva) direzione Me-CT con solo una corsia da cinque anni.Ed ancora, la frana di Letojanni: sta lì da 3 anni”.
L’ammasso di terra della frana è lì dall’ottobre del 2015 quasi a ricordarci che gli uomini sono mortali ma esiste l’eternità. Queste due lettere sono datate 4 e 5 dicembre 2018, quindi appena un mese e mezzo fa. Non sono state scritte in un passato remoto.Ma noi siciliani abbiamo la memoria a fisarmonica, abbiamo la capacità di rimuovere le sofferenze spostando il ricordo alla preistoria anche se è stato l’altro ieri.Ad ogni incidente mortale, o gravissimo, ci indigniamo, poi lo mettiamo dentro la memoria a fisarmonica, come se fosse avvenuto in un tempo indefinito.
La Messina-Palermo è gemella della Messina-Catania. Dall’estate del 2018, solo per fare un piccolo esempio, dalla tangenziale fino a Rometta è quasi un’ininterrotta corsia unica a causa dei continui “lavori in corso” (virgolettato d’obbligo perché i cartelli ci sono i lavori no). Nonostante l’indiscussa buona volontà e l’impegno dell’assessore regionale Falcone, che parla e agisce con cognizione di causa al punto da apparire quasi un dg che non un politico, la situazione del Cas è immutata. Gli annunci di Musumeci “entro dicembre chiudo quel carrozzone” sono rimasti impantanati nella palude siciliana ed il cronoprogramma entusiastico che voleva la chiusura del Cas entro giugno 2019 è naufragato al primo step.
Quelle due autostrade stanno diventando la nostra tomba. Fanno semplicemente schifo e il governo regionale dovrebbe vergognarsi di lasciare i cittadini in questo stato. La mancata sicurezza è l’aspetto imperdonabile. Dovremmo unirci in una class action e chiedere perché siamo pure costretti a pagare il pedaggio, che ai nostri occhi appare un oltraggio. Una rapina.
Piangiamo Angelo Spadaro, morto mentre faceva il suo dovere, svolgeva la sua missione, morto mentre vigilava sulla vita degli altri.
Piangiamo Angelo come abbiamo pianto le altre vittime di quell’autostrada maledetta.
Alle lacrime però dovrebbe seguire uno scatto d’orgoglio, una rabbia sana e costruttiva, per far sì che non accada mai più e che percorrere la Messina-Catania, piuttosto che la Messina-Palermo, non sia più una tragica roulette russa.
Rosaria Brancato
dottoressa,il buddacce non è fatto per il “forcone” bensì per la forchetta.