Torna a casa il messinese Orazio Faliti, arrestato nell'inchiesta sulla banda di Palermo che mutilava gli arti di falsi incidentati per truffare le assicurazioni
Si aprono le porte della di Gazzi per Orazio Faliti, di Camaro, coinvolto nell’operazione Spaccaossa della Procura di Palermo su truffe assicurative gestiti da soggetti che non esitavano a mutilare gli arti ai falsi incidentati.
Su istanza dei difensori, gli avvocati Franco Rosso e Dario Restuccia, il giudice per le indagini preliminari di Palermo ne ha disposto la scarcerazione al 64enne, che torna a casa e da oggi ha soltanto l’obbligo di presentarsi per la firma ai carabinieri.
Il giudice ha rigettato l’istanza della Procura che, in attesa di processo, voleva la proroga della custodia cautelare per quasi tutti gli indagati. A Palermo quindi tornano in libertà altre 26 persone, tutte con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria del comune di residenza.
Per Faliti la Procura ha confermato l’accusa di essere uno dei procacciatori di vittime per la “banda degli spaccaossa”, che reclutava povera gente che in cambio di pochi euro era disposto a procurarsi lesioni anche molto gravi. Il premio assicurativo intascato con l’incidente simulato, però, andava tutto nelle tasche della banda.
A chiamare in causa il messinese è stata una telefonata con uno dei “capi” palermitani. Da lì sono state intercettate anche le altre conversazioni di Faliti, che hanno svelato come l’uomo procacciasse vittime anche nella città dello Stretto.