Il reportage della prestigiosa rivista statunitense racconta la Messina sfregiata dalle baracche e la "visione" di Marcello Scurria
Un viaggio con gli occhi “stropicciati” di stereotipi e voglia di analizzare la realtà insieme, come solo gli statunitensi sanno fare. Un viaggio tra i racconti di chi le baracche le vive e i puntini sulle i di chi in questi anni ha provato a cambiare le cose per sempre, per quanti più baraccati possibile.
E’ sul cartaceo e on line il reportage del New York Times sul risanamento di Messina, firmato dalla reporter Emma Bubola che è stata accompagnata da Marcello Scurria, il presidente di Arisme, principale protagonista di quella che si annuncia come una svolta storica. La giornalista ha raccolto anche le dichiarazioni del sindaco Cateno De Luca e della deputata Mara Carfagna, firmataria del disegno di legge della svolta.
Ma soprattutto i racconti di tante persone che ancora oggi vivono nelle baracche, tra tetti di amianto da cui entra l’acqua, stanze fatiscenti e troppo piccole per famiglie numerose, l’attesa di una casa ereditata da tre generazioni, come la baracca stessa. Ha quindi raccontato ai lettori del New York Times una quotidianità fatta di acqua che scroscia, umidità che risale le pareti, vie e case senza nome, senza campanelli, tetti di amianto, nel 2021.
Poi tanta disillusione: “Io non ci credo, moriremo in baracca”, le dice una donna. Ma anche tanta speranza, finalmente, per tutti quelli che oggi intravedono una svolta: “Voglio una casa col campanello alla porta”, le dice un altro. Desideri minimi, che devono trovare una risposta.
Sul venerdì di Repubblica di oggi la signora Vanessa comunica che è andata ad abitare .. ..nel 2013 in baracca dopo il matrimonio……. certamente non era una baracca …post terremoto 1908.
Come mai il ns “caro sindaco” non ha avuto il coraggio di metterci la faccia ed accompagnare la giornalista nel tour delle meraviglie ed ha inviato un suo emissario? Chissà?