Il regista ha ricevuto il premio cinematografico grazie al docu-film “Dopo questo esilio”, girato presso il carcere di Barcellona
BARCELLONA POZZO DI GOTTO – L’eclettico regista Salvo Presti, autore del premiatissimo docu-film “Dopo questo esilio” ha ricevuto la statuetta “Good Villain” nell’ambito dell’undicesima edizione del Festival Internazionale “Prison Movie” che si è svolto in Polonia, a Olsztyn.
Lo scorso 12 dicembre, presso la casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, la cerimonia di premiazione alla presenza di una delegazione del Ministero della Giustizia polacco rappresentato dal Maggiore Magdalena Socha. All’incontro sono intervenuti la direttice della casa circondariale Romina Taiani, il comandante della polizia penitenziaria Antonino Rizzo, gli educatori e funzionari
giuridici, i pedagoghi e i docenti della scuola in carcere.
Il docu-film che ha conquistato la giuria
“Dopo questo esilio” è stato realizzato nell’ambito del progetto didattico Miur Cpia di Messina “Cinema forma dell’anima”. Il docu-film racconta le vicende di un gruppo di detenuti che si raccontano, esplorando le proprie memorie sul tema del ricordo come forma di guarigione per il dolore. Tra questi è centrale il ricordo riaffiorato alla mente di uno dei detenuti, che rivive l’esperienza che lo ha visto protagonista del salvataggio in mare di una giovane ragazza.
Proprio questa ragazza, cresciuta, diventerà poi il filo conduttore tra tutti i ricordi dei detenuti i quali si alterneranno a scene in cui si vedrà la ragazza, ormai donna, impegnata nel restauro della Vergine della Purità: una statua rappresentante la Madonna, custodita presso il convento di San Filippo Neri a Giarre. Particolarità di questa statua, coincidente con il messaggio lanciato dal docufilm, è uno sfregio in un occhio sul quale si concentrerà il lavoro di restauro della donna. La Vergine della Purità diventa quindi un simbolismo che rappresenta tanto la ferita interiore dei detenuti, quanto il delicato e intimo processo di guarigione.
Il Maggiore Socha: “Sensibilità umana per un tema delicato”
Il Maggiore Magdalena Socha, nel consegnare il premio al regista siciliano ha commentato: «Non nascondo la profonda emozione nell’essere qui e vedere con i miei occhi le persone e i luoghi che hanno dato vita al docu film che la giuria del festival ha voluto premiare. È meraviglioso poter riconoscere di presenza la sensibilità umana e la dimensione estetica e simbolica con cui sono
stati trattati i delicati temi dell’universo carcerario».
Salvo Presti, che si è detto onorato per il riconoscimento, ha quindi sottolineato l’importanza dell’educazione e dell’istruzione in carcere: «In questo spazio di invisibili si misura anche quanto il mondo esterno dei cosiddetti liberi debba guardarsi dentro e analizzare i tanti fallimenti sociali, educativi, e soprattutto la proliferazione di modelli superficiali, patinati e sottotraccia fortemente violenti e vuoti. Lavorare a questo docu-film mi ha dato la consapevolezza di poter incontrare anime profondamente ferite che, a saper cercare con cuore puro e libero dai giudizi, hanno ancora tanta bellezza, spesso sommersa, da offrire».