Seppur in minima parte, una telecamera di videosorveglianza è riuscita a riprendere con esattezza i movimenti che si sono susseguiti quella mattina al numero civico 118. Cosimo Crisafulli è già a Gazzi.
E’ una svolta clamorosa quella contenuta nell’ordinanza firmata dal Gip Danilo Maffa sullo strano caso dell’omicidio Crisafulli. Un delitto, quello avvenuto lo scorso 16 maggio nella casa di via Oreto 118, che aveva sconvolto l’intera comunità di Barcellona sia per le modalità, un colpo di fucile dritto al cuore del 31enne Roberto Crisafulli, sia perché, per diversi giorni, era stato un continuo accusarsi ed autoaccusarsi tra tutti i suoi più stretti familiari. Fin da subito bollato come fratricidio, oggi l’omicidio Crisafulli ha il suo vero ed unico colpevole: Cosimo Crisafulli, padre della vittima nonché padre di Alessandro Crisafulli, il 28enne che era finito in carcere con la pesantissima accusa di aver ucciso suo fratello.
I FATTI. Cosimo Crisafulli ha ucciso suo figlio Roberto, all’alba dello scorso 16 maggio, al culmine di una lite furibonda. Quella notte, Roberto era tornato a casa molto alticcio, come accadeva spesso. Aveva fatto rumore, svegliando padre e fratello, e lì erano iniziate le prime tensioni. Poi, poche ore dopo, la lite era ricominciata. Sempre più violenta, sempre più accesa. I motivi, quelli di sempre: Roberto che fa tardi la sera, rientra ubriaco, è irascibile e non “obbedisce” più ai genitori. Il padre Cosimo è esasperato, prende il fucile e gli spara un colpo dritto al cuore. Poi lascia l’arma e, con un cenno che non ammette repliche, spinge Alessandro ad autoaccusarsi del delitto. E così sarà, perché quando i militari metteranno piede in casa Crisafulli, Alessandro dirà di aver ucciso il fratello. Cambierà versione soltanto nel pomeriggio quando, a mente lucida, si proclamerà innocente dinnanzi al Sostituto Procuratore Fabio Sozio ed al Capitano Fabio Valletta. Poche ore più tardi sarà il padre Cosimo a parlare, dopo di lui la moglie Venerina. Versioni ogni volta contrastanti, le loro, che porteranno gli inquirenti a non dar credito alle loro parole. Neanche quando Cosimo dirà di aver ucciso il figlio verrà creduto, tanto che il giorno dopo Alessandro verrà portato direttamente a Gazzi con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Anche lì, il giovane ribadirà la sua versione dinnanzi al Gip Danilo Maffa, la versione di un Cosimo “padre padrone” che, con uno sguardo, l’aveva costretto a dichiararsi colpevole. (Leggi qui)
LE PROVE. Ci sono voluti diversi mesi per far emergere la verità, quella definitiva: Cosimo Crisafulli ha imbracciato il fucile ed ha sparato a suo figlio Roberto, dinnanzi agli occhi della moglie Venerina e dell’altro suo figlio Alessandro. A dimostrarlo sono state le attività investigative condotte tra maggio e giugno dai militari della Compagnia di Barcellona, ai comandi del Capitano Valletta. Intercettazioni ambientali e telefoniche, referti del Ris, esiti dell’esame stub, analisi dei rilievi. Non solo. Tra le tante prove a sostegno dell’arresto di Cosimo, ci sono anche dei video. Sono le immagini immortalate da una telecamera di videosorveglianza posizionata nella strada in cui sorge la casa, via Oreto. Seppur in minima parte, quella telecamera è riuscita a riprendere con esattezza i movimenti che si sono susseguiti quella mattina al numero civico 118. Dai riscontri tra video e dinamica esatta della traiettoria dello sparo, è emerso che nessun altro avrebbe potuto imbracciare il fucile se non Cosimo. Adesso il 64enne si trova a Gazzi e risponde di omicidio volontario aggravato. (Veronica Crocitti)