Bartolotta: "Questo Pd è da rifondare e non solo a Messina"

Bartolotta: “Questo Pd è da rifondare e non solo a Messina”

Marco Olivieri

Bartolotta: “Questo Pd è da rifondare e non solo a Messina”

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mercoledì 09 Novembre 2022 - 10:57

ll segretario provinciale del Partito democratico: "Azzeriamo tutto e ricominciamo"

MESSINA – Segretario Nino Bartolotta, lei si è presentato dimissionario all’assemblea provinciale del Partito democratico e l’organismo ha respinto le dimissioni. Subito dopo ha dichiarato di prendersi del tempo per riflettere. Qual è la sua valutazione sul risultato del Pd a Messina e in provincia alle regionali?

“Dopo l’abbandono di Navarra e la rinuncia di De Domenico, l’obiettivo era di prendere almeno un seggio, ed è stato raggiunto. Alle condizioni date, e tenuto conto delle problematiche che hanno caratterizzato la vigilia delle elezioni, tanto a livello provinciale che regionale, ritengo che il dato finale complessivo sia accettabile”.

E alle nazionali, sempre in relazione al territorio provinciale messinese?

“Il Pd messinese ha messo in campo candidature di appartenenza ed espressione del territorio. Tuttavia, il risultato finale ha risentito della tendenza negativa del partito a livello nazionale. Ma non poteva essere altrimenti, se consideriamo che l’assenza delle preferenze, ormai da tempo, rende sempre meno incisiva e per certi aspetti anche svilisce l’azione dei candidati sul territorio”.

Ritiene sufficiente la considerazione del segretario regionale Barbagallo in merito alla tenuta del partito, come numero di parlamentari regionali?

“Per un partito che doveva essere protagonista di un progetto di cambiamento e di alternativa al governo uscente di centrodestra, ritengo limitativo valutare il risultato elettorale regionale in termini numerici di parlamentari eletti. Più che di considerazioni, ci sono da valutare fatti. La nostra coalizione è addirittura terza e come Pd non abbiamo certamente gestito in maniera dignitosa la questione delle candidature. Al netto delle contraddizioni interne, che ritengo difficilmente sanabili, anche a livello regionale c’è un partito da rifondare”.

Non risulta clamoroso che lei, segretario provinciale, e anche l’ex segretario della Cgil di Messina Mastroeni, siate rimasti fuori dall’Ars?

“In un partito coeso e politicamente maturo certamente sì. Ma nel contesto del Pd messinese non può considerarsi una vera sorpresa. Personalmente avevo messo in conto anche di non essere eletto, nel senso che ero ben conscio delle difficoltà di una candidatura decisa tardivamente, e di una campagna elettorale di poco più di un mese, rispetto ai miei diretti competitor, da tempo in campagna elettorale. Ma soprattutto, ero consapevole delle vicissitudini interne che avevano caratterizzato la vigilia delle elezioni e dei limiti derivanti dalle tradizionali appartenenze alle correnti e/o gruppi interni al partito. Mi sono candidato perché da segretario provinciale, in un momento di grande difficoltà, era giusto “metterci la faccia” e dare il proprio contributo personale. Non mi aspettavo il sostegno del partito, e fatta eccezione per le amiche e gli amici militanti che hanno condiviso dal primo momento la mia candidatura e di pochi altri che si sono schierati nel corso della campagna elettorale, gran parte del consenso ottenuto è arrivato dai  rapporti personali e da tanti elettori non militanti”.

L’eletto Calogero Leanza rimarrà nel Pd o c’è il rischio che ancora una volta il partito elegga figure che poi lo abbandonano?

“Credo che Leanza abbia “investito” politicamente nel Pd per un percorso di crescita politica personale e sono certo darà il giusto sostegno a un progetto inclusivo e di rinnovamento del partito messinese. A mio parere, niente a che vedere con le fattispecie che hanno caratterizzato i precedenti “abbandoni” nel Partito democratico messinese. Tuttavia, ritengo che anche il Pd, in generale, abbia il dovere di interrogarsi sulla frequente prassi degli “abbandoni”, specie dopo quello clamoroso di uno storico militante come il segretario provinciale della federazione di Catania (Angelo Villari, n.d.r.). È solo trasformismo o c’è qualcosa da rivedere anche nel partito?”.

Le valutazioni sull’assemblea provinciale e perché ha deciso di presentarsi dimissionario?

“Perché dopo l’esito del voto ho ritenuto politicamente doveroso rimettermi alle decisioni dell’assemblea provinciale. Ma anche e soprattutto perché è tempo di avviare in modo concreto un nuovo corso, superando le tradizionali correnti interne al partito e le appartenenze ideologiche, mettendo i cittadini al centro di un nuovo progetto politico con idee costruite dialogando sul territorio e tra la gente. Ho apprezzato e ringraziato l’assemblea per aver dato una valenza politica al respingimento delle dimissioni. Tuttavia mi sono riservato di prendere la decisione definitiva al fine di verificare l’effettiva praticabilità di un concreto piano di rinnovamento e ripartenza”.

Che fare per invertire la rotta nel territorio messinese?

“Sotto l’aspetto organizzativo azzerare tutto e aprire il partito a forze nuove. E, ancora, giungere al più presto al congresso provinciale e prevedere le primarie nei territori per l’elezione del segretario e dei componenti dell’assemblea. E creare dei coordinamenti comprensoriali per aree territoriali omogenee, al fine di rendere più incisiva la presenza del partito in tutta l’area metropolitana. Sotto l’aspetto politico, essere una vera forza di opposizione, incisiva ma propositiva, tanto a livello cittadino che regionale, schierarsi a fianco dei più deboli e a difesa degli interessi del territorio, senza avere, per questo, il timore di intestarsi qualsivoglia battaglia”.

Come giudica le dimissioni della vicesegretaria provinciale Giuffrida e le sue motivazioni?

“Per principio non valuto mai le scelte altrui, mi limito a prenderne atto. Posso dire soltanto che mi dispiace e che Laura è stata una valida collaboratrice, oltre che vicesegretaria per mia esclusiva scelta personale”.

C’è qualcosa che si rimprovera riguardo alla sua guida del partito?

“Avere messo al primo posto l’unità e gli interessi del partito e di conseguenza di essermi speso, anche più del dovuto e a discapito di una maggiore incisività politica e personale, ad assolvere ad un ruolo di garanzia e di mediazione tra le componenti interne al Pd”.

Come vede il partito in ambito nazionale? Qual è la sua posizione in relazione ai candidati e al congresso?

“Al momento vedo un Pd confuso e in crisi d’identità, alla ricerca di nuovi equilibri anche in ottica congressuale. Personalmente non ho una posizione precostituita. Attendo di conoscere le mozioni e i candidati. Spero che almeno questa volta, il congresso nazionale rappresenti l’occasione per avviare davvero una nuova stagione di partecipazione popolare, di rinnovamento, di un progetto e un percorso politico chiaro. Troppe volte abbiamo governato, pensando di essere opposizione e viceversa. Il tema centrale è quello dell’identità del partito, superando le vecchie contrapposizioni di correnti e di linee politiche tra sinistra e area moderata. Il tema dell’alleanza con il Movimento Cinquestelle e altre realtà viene subito dopo la scelta di un profilo netto”.

Come impostare l’opposizione al governo regionale Schifani?

“In modo costruttivo e non pretestuoso. Affrontando i problemi della Sicilia, facendo proposte e battaglie per raggiungere l’obiettivo, ma lavorando anche per costruire il nuovo quadro delle alleanze per un progetto politico alternativo”.

Come giudica il successo di De Luca nel Messinese?

“Il risultato di un’azione politica strategica e radicata nei territori, grazie anche alla poca incisività delle altre forze politiche. Tuttavia, ritengo il recente risultato l’apice del suo consenso”.

La prima decisione da prendere come organismo provinciale per radicare il partito?

“Azzerare tutto e aprire il partito anche ai non tesserati, con nuovi strumenti di coinvolgimento e di partecipazione popolare. Garantire la presenza sui territori e tra la gente. Tornare a essere un partito a fianco dei lavoratori, delle imprese, degli amministratori locali e di chi a fine mese non riesce a pagare le bollette”.

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Un commento

  1. prima di rifondare il pd rifondate messina se ne siete capaci

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