Basilio Ridolfo, sindaco di Ficarra, sarà il segretario provinciale del Pd. La candidatura sponsorizzata da Francantonio Genovese è stata sposata da tutte le altre anime. Contrari alla "resa" solo i renziani della prima ora, che non hanno firmato il comunicato con il quale Panarello e Laccoto fanno riferimento "al pressante invito di Lupo all'unità". Di fatto nulla di nuovo sotto il sole, vince ancora Genovese, piazzando un esponente della sua area, nel ruolo di segretario.
Alle 20, allo scadere del termine, sul tavolo della Commissione provinciale per il congresso è arrivata una sola candidatura per la segreteria provinciale del Pd: il nome è quello di Basilio Ridolfo, sindaco di Ficarra. Alla fine ha vinto ancora Francantonio Genovese, sistemando, sotto la bandiera della candidatura unitaria un esponente della sua corrente. Poco dopo le 20 è arrivata anche una seconda candidatura, quella dell’avvocato Andrea Maria Franchina, di Galati Mamertino, ma non è stata accolta, perché presentata fuori tempo massimo.
Sotto la bandiera della candidatura di ricomposizione in realtà si cela un quadro già visto, dal momento che il nome di Ridolfo lo ha fatto il leader del partito messinese ed il sindaco di Ficarra è un esponente dell’area di riferimento. Tutte le altre aree, il gruppo Panarello-Bottari, i civatiani, gli ultimi arrivati nell’area Renzi (come Laccoto), hanno di fatto sposato la proposta di Genovese. Nulla di nuovo sotto il sole messinese quindi. A questo punto, visto che il segretario provinciale sarà di nuovo espressione dell’ex sindaco non si capisce perché “sacrificare sull’altare di una compattezza antica” la candidatura di Felice Calabrò, sul tappeto fino a mercoledì mattina. Dall’area Renzi, un anno fa deserta e negli ultimi mesi diventata più affollata della metropolitana di Roma, ci si sarebbe aspettati almeno un tentativo di “pesarsi” come presenze e spendersi, in nome di quel cambiamento e rinnovamento che è stata la battaglia principale per tanto tempo. Alla fine, contrari alla resa, sono rimasti solo gli storici renziani della prima ora (quando non andava di moda) e cioè Alessandro Russo, Ciccio Quero, Giacomo D’Arrigo, che infatti non hanno firmato il comunicato con il quale Panarello e Laccoto spiegano il perché del via libera ad un genovesiano. Per Russo e gli altri è incomprensibile l’aver perso un’occasione unica come l’andare a votare con i circoli ridotti da 64 a 10, con l’area Genovese indebolita dalla batosta delle amministrative e dall’inchiesta sulla formazione, e con la continua richiesta di rinnovamento. Non staranno zitti e nei prossimi giorni diranno cosa ne pensano di una candidatura unitaria di anime che fino a poche ore prima, almeno così sembrava, erano allo scontro. Quanto a Filippo Panarello e Giuseppe Laccoto, in un comunicato firmato anche da Luciana Intelisano, Teodoro La Monica e Luigi Beninati spiegano le motivazioni del sostegno alla candidatura di Basilio Ridolfo: “ Accogliendo il pressante invito del segretario regionale e reggente del Pd ad uno sforzo di unità e responsabilità, in considerazione della difficile situazione politica nazionale, regionale e locale e dei riflessi negativi sul nostro territorio e sul Pd della nostra Provincia, riteniamo necessaria una forte responsabilità da parte di tutti”. Segue l’invito al rilancio, alla riflessione sulle amministrative (ma perché, finora di cosa hanno discusso?), alla riorganizzazione del partito etc etc.
In sostanza, come si evince dal comunicato, è stato l’invito (pressante) di Lupo a convincerli a sposare la candidatura sponsorizzata da Genovese.
“Forse qualche anima di innovatori ha posto qualche veto su qualche nome. La verità è che il mio progetto innovatore non è piaciuto ai mestieranti della politica.Non sono una persona gestibile” ha commentato Felice Calabrò a proposito della vicenda. Forse però per molti altri è stato più semplice cavalcare il veto e crearsi un alibi per far sì che tutto cambi perché tutto resti come prima.
Quanto ai renziani della prima ora, rimasti sconfitti da chi finora ha sostenuto le loro stesse tesi di rinnovamento, si sono presi due giorni per riflettere.
Rosaria Brancato
mi spiace deludere le certezze del vostro giornale…la candidatura dell’avv.mario Franchina e’ stata presentata in ritardo di 15 minuti perché la sede del PD a Messina risulta dal sito del pdsicilia essere in via Lodi 6..dov’e ci siamo recati e non in via maffei dov’e e’ stata trasferita non comunicandolo a nessuno…pertanto proporremo ricorso e siamo sicuri che verra’ accettato..anche perché non e’ interesse. di nessuno limitare la partecipazione ad un evento tanto importante…per un puro problema burocratico..
Cambiano i burattini ma il burattinaio è sempre lo stesso.
Innovare cosa vuol dire, quando bisogna continuare a raccogliere le briciole della mangiatoia della famiglia dominatrice per potere portare a casa pane companatico?
Hanno deciso che si firmava uno per area e per i renziani ha firmato Laccoto, quindi non ci sono buoni e cattivi. I renziani, come altre componenti, hanno avuto qualche mal di pancia, ma alla fine si sono riconosciuti nel documento e hanno condiviso la proposta di Lupo, accettando la candidatura unitaria di Ridolfo. Il documento, infatti, è stato scritto coralmente da tutti, renziani della prima ora compresi, per cui non è giusto, a cose fatte, cercare un falso “distinguo” solo per avere uno spazietto in più sulla stampa.
azz. . . più volte dimostrato,ke fa politica per i PROPRI interessi. . . ,e viene rieletto. . . . e sì. . .c’è proprio aria di cambiamento nel PD. . . sì si. . .si vede PROPRIO. . .
:((
non ho parole…le cose non cambieranno mai in questa città
esiste un solo padrone nel PD di Messina, per questo è destinato a perdere ogni competizione. Ora si sono messi anche contro Crocetta, l’unico politico onesto prodotto dalla Sicilia.
E dire che c’è un tizio, per la verità di molto poco conto, che parla di padri padroni riferendosi ad Accorinti ed alla sua giunta.
Tergiversando sul peso nullo delle affermazioni di costui (se non ricordo male un certo george o qualcosa di simile), deliranti ai limiti del tragicomico, è importante far capire a quello sparuto gruppo di persone che ancora si ostinano a vedere nel PD una possibile via per il futuro di Messina, che questa politica, a prescindere dalle persone coinvolte (Calabrò compreso), non può portarci da nessuna parte.
Si tratta di un sistema obsoleto, piramidale ed opportunista. Un modo di intendere la politica come un mezzo per appropriarsi del territorio, spolparlo e mantenerlo in un limbo di disagio, utile in caso di elezioni.
Abbiamo l’esempio della formazione professionale che, sbagliando, molti vedono solo come una sorta di bancomat del PD, il che è vero ma riduttivo. Si tratta, infatti, anche di un enorme bacino di voti (come ingenuamente ammesso da Rinaldi), tenuti in caldo dall’incertezza del precariato in cui si trovavano un gran numero di lavoratori del settore in questione, costretti, per ovvvi motivi, a dare il voto ai veri padri(ni) padroni.
Come detto all’inizio, quindi, coloro che, in buona fede e non per tornaconti personali, ancora guardano con fiducia al PD ed ai suoi uomini, si devono ricredere, devono aprire gli occhi e capire che quella politica ha già ampiamente governato, con i risultati che oggi abbiamo davanti agli occhi.
Certo è parecchio difficile credere che ancora oggi chi sostiene il PD lo faccia per puri ideali politici, senza sperare nella solita mollichina che molto spesso i suddetti concedevano al popolo. Ma io ci spero!