Da una proposta del Comitato DonneVitaLibertà di Messina, l'appuntamento è sabato 4 marzo. La reazione ai 66 morti nel Crotonese
MESSINA – “Basta morti in mare”. Dopo i 66 morti nel Crotonese, ennesima strage di migranti, da una proposta del Comitato DonneVitaLibertà di Messina, una serie di associazioni organizzano un sit-in a Piazza Cairoli sabato 4 marzo, alle 18.30, nel nuovo slargo.
Il documento
Si leva da Messina il grido di dolore per le vittime innocenti del naufragio verificatosi alle prime ore del mattino del 26 febbraio sulle coste di Cutro, in Calabria. Sessantasei persone, tra cui tredici bambini anche piccolissimi hanno perso la vita sul peschereccio che avrebbe dovuto condurli in salvo e invece si è spezzato lasciando che i suoi occupanti venissero inghiottiti dal mare. Non può esserci comprensione o accettazione di fronte ai corpi senza vita di quegli uomini e quelle donne riversi sulla spiaggia.
Iracheni, iraniani, afghani e siriani in fuga dalle bombe, dalle persecuzioni e dalla violenza. Questo terribile naufragio riporta alla mente la strage dell’ottobre 2013 a Lampedusa che tutti ricorderemo per la frase “il mare è pieno di morti”. Già allora era stato detto che nessun uomo, donna o bambino sarebbe più dovuto morire in mare, eppure così non è stato.
Mentre le dichiarazioni di un ministro della Repubblica ci dicono che bisogna impedire le partenze aiutando le popolazioni sul loro territorio, noi tutti sappiamo bene che la grave situazione dei Paesi di origine di queste persone rende impossibile l’idea di rimanere e accettabile persino il rischio di perdere la propria vita in mare. Abbiamo in più occasioni denunciato cosa sta accadendo al popolo iraniano, minacciato, torturato e ucciso dal regime teocratico di Teheran. Abbiamo assistito al fallimento dell’operazione di peace building operata in Afghanistan per vent’anni e conclusasi con la consegna della popolazione civile ai talebani.
Troviamo inaccettabile che degli esseri umani vengano trattenuti per giorni a bordo delle imbarcazioni di soccorso e vengano definiti dal governo “carico residuale” che non ha il diritto di scendere a terra. Risulta parimenti intollerabile che il governo interpreti a proprio piacimento la nozione di “porto sicuro”, autorizzando i mezzi di soccorso a porre in salvo i passeggeri in porti lontani dal luogo del salvataggio, il cui raggiungimento debilita e sacrifica ulteriormente i naufraghi già lungamente provati dal loro viaggio per la sopravvivenza. Avversiamo con forza il rinnovo del memorandum Italia-Libia, la criminalizzazione del soccorso operato dalle Ong (Organizzazioni non governative) e il divieto appena varato dal governo che impedisce alle navi non governative di sostare in acque internazionali per intervenire prontamente in caso di naufragio.
Chiediamo all’Europa di organizzare subito un programma comune di ricerca e salvataggio in mare, canali d’ingresso immediati dalla Libia per tutte le persone rinchiuse nei lager e in pericolo, canali umanitari per tutti quelli che scappano da guerre, persecuzioni e calamità naturali, per le persone in fuga dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Iran e da altri scenari di guerra e di violenza indiscriminata. Accesso in Europa per tutti i richiedenti asilo, senza pushback (senza respingere, n.d.r.) alla frontiera, trattenimenti illegittimi e torture. Implementazione del sistema europeo di concessione dei visti da parte degli Stati membri. Ingresso legale per chi cerca lavoro, con un semplice visto per ricerca lavoro.
“Apertura di corridoi umanitari e ripristino delle attività delle Ong come priorità”
Chiediamo l’immediato ripristino delle attività delle Ong, la riapertura dei porti, l’apertura di corridoi umanitari e la revisione degli accordi di Dublino. Come cittadini impegnati a vigilare sul rispetto dei diritti umani e a promuovere iniziative volte ad assicurare a ogni essere umano tutela e protezione, facciamo appello a tutte le istituzioni, associazioni, ai comitati, ai partiti, alle donne e agli uomini di unirsi al nostro grido di dolore per quest’ennesima tragedia dell’umanità.
La migrazione è la ricerca della vita, non può mai diventare foriera di morte. Vi diamo appuntamento per gridare tutti insieme “basta morti in mare” sabato 4 marzo ore 18.30 a Piazza Cairoli – Messina nel nuovo slargo appena inaugurato.
Da una proposta del Comitato DonneVitaLibertà di Messina.
Hanno già espresso interesse a partecipare all’organizzazione: Eumans!, Circolo Arci Thomas Sankara, Comunità di Sant’Egidio, SiamoTuttiParte, Non una di meno, Addiopizzo, L.e.l.a.t., F.I.A.P., Più Europa Sicilia.
Per adesioni inviare una mail a donnevitaeliberta@gmail.com entro e non oltre l’1 marzo 2023, ore 21.00.
Le associazioni varie perché non gridano di dolore anche per chi ha perso il lavoro, per chi non arriva a fine mese, per chi è costretto ad andare alla mensa della Caritas, o forse essendo italiani non fanno notizia.