Oggi la manifestazione che rievoca quei momenti. Cenni di storia che ci raccontano di una città che nel 1571 aveva ancora un ruolo di primo piano
Impero contro Impero.
Quattrocentoquarantasette anni fa avvenne un evento che scolpì la storia e ci consegnò il mondo che oggi vediamo ancora quasi intatto: la battaglia di Lepanto.
Quasi tutti i popoli del Mediterraneo intervennero in questo scontro, che fu di fatto un duello in cui si vinceva il Mare e si guadagnava la facoltà di chiamarlo Nostrum. Da un lato l’Islam e dall’altro il Cristianesimo, da un lato l’Impero Ottomano e dall’altro la casata d’Asburgo e le potenze cristiane minori, in un conflitto a tratti aperto e a tratti freddo che troppo a lungo era durato fra due parti che fino a mille anni prima assieme erano state un solo Impero Romano.
L’idea di riunirsi e combattere nasceva dalla necessità di chiudere una volta per tutte la stagione delle razzie che i corsari compivano per conto del Sultano e dei tentativi d’espansione a Occidente dell’Impero Ottomano. A questo scopo servì la Lega Santa, promossa dal papa Pio V e sostenuta da Filippo II di Spagna, che per l’impresa di Lepanto riunì le navi di Stato della Chiesa, Regno di Spagna, Regno di Sicilia, Regno di Napoli, Repubblica di Venezia, Cavalieri di Malta, Repubblica di Genova, Cavalieri di Santo Stefano, Ducato di Savoia.
Era il 1571, il comando della flotta della Lega Santa fu dato da re Filippo d’Asburgo al suo fratellastro, don Giovanni d’Austria. Figlio illegittimo del sacro romano imperatore Carlo V d’Asburgo ma salito al prestigio della corte, quest’uomo era nato per combattere e da subito si distinse in diverse operazioni belliche che lo resero Capitan-generale delle armate spagnole. Fu lui l’assoluto protagonista dell’evento.
Il Regno di Sicilia partecipò ingentemente a questo epocale conflitto. Dieci navi furono messe a disposizione dalla Sicilia, due delle quali armate da Messina e messe sotto il comando del Conte di Condojanni don Vincenzo Marullo, cariche di combattenti esperti e valorosi; l’avanguardia stessa si componeva di navi veneziane e siciliane, coordinate dal Capitan-generale delle galere siciliane Giovanni Antonio Folch de Cardona. Posto a capo delle due navi degli Ospitalieri, il Capitan-generale dei Cavalieri di Malta fra’ Pietro Giustiniani, Priore di Messina. Le carte nautiche di cui fu dotata la flotta, le più precise disponibili all’epoca, furono date da dom Francesco Maurolico, Abate benedettino e celeberrimo intellettuale messinese.
Fu scelto proprio il porto di Messina come base e lì si riunirono le squadre navali che dovevano partire per Lepanto. Don Giovanni sbarcò in Agosto, salutato da salve d’artiglieria delle navi già presenti. Da molto tempo non si vedeva la falce cronia così gremita di navi da guerra (più di duecento) e di genti così diverse, con tutte le annesse difficoltà.
Chissà quali erano i pensieri di don Giovanni mentre a Messina attendeva la partenza, chissà quali erano le speranze dei comandanti e dei militi venuti da ogni parte e dei nostri: avrebbero vinto o avrebbero perso?, che ne sarebbe stato del mondo in cui avevano vissuto?
Il 15 Settembre la flotta della Lega Santa partì alla volta di Lepanto, dove avrebbe incontrata il 7 Ottobre la flotta ottomana comandata (più di trecento navi!) dal macedone Müezzinzade Alì Pascià, Ammiraglio del sultano Selim II; sconfiggendola, e fermando per sempre l’avanzata della Sublime Porta.
Daniele Ferrara