Per i giudici di Palmi, "il fatto non costituisce reato": la stessa Procura ha chiesto quest'epilogo. Un nono soggetto era stato prosciolto in abbreviato
PALMI – Un epilogo tutt’altro che imprevisto, ma che comunque “fa notizia” per forza di cose: a vent’anni di distanza, s’è concluso col proscioglimento per tutti il ‘calvario’ giudiziario dei vertici della vecchia Bcc (Banca di Credito cooperativo) di Cittanova, nella Piana di Gioia Tauro.
Il fatto «non costituisce reato»
Per Carmelo Carbone, Antonio Caricola, Rocco De Masi, Franco Morano, Rocco Rao, Antonio Sergi, Antonio Spagnolo Muratori e Alessandro Terranova il “finale” non era certo imprevedibile, per il semplice fatto che adesso era la stessa Procura di Palmi ad aver richiesto l’assoluzione per tutt’e otto gli imputati del rito ordinario. E tutti sono stati effettivamente assolti dal tribunale di Palmi (presidente, Annalaura Ascioti) “perché il fatto non costituisce reato”.
Già era stato prosciolto dal giudice per l’udienza preliminare, invece, Massimo Accurso (l’unico ad aver chiesto di procedere col rito abbreviato).
L’addebito mosso e venuto meno
Per tutti, in concreto, l’antichissima accusa era d’aver accordato ad alcuni agricoltori (azienda agricola Luccisano-Pentimalli) un prestito da 880 milioni di vecchie lire a tassi d’interesse usurari. Più propriamente, il “prestito” accordato il 23 maggio del 2002 era un contratto di finanziamento di mutuo fondiario.
Secondo l’ipotesi accusatoria, nell’esercizio dell’attività bancaria e d’intermediazione finanziaria dirigenti ed ex dirigenti della Bcc cittanovese si sarebbero fatti promettere da Giacomo, Michele e Antonio Luccisano e da Rosa Pentimalli interessi usurari di poco superiori al 6% l’anno – poi effettivamente corrisposti solo in misura parziale – e un tasso di mora pari al 3% in più rispetto al tasso contrattuale vigente al momento della mora.
Accusa che, però, in fase di dibattimento s’è completamente sgonfiata.