Secondo le indagini condotte della DDA di Messina, Tibia avrebbe continuato a gestire attività economiche, per tramite della moglie Maddalena Cuscinà e di Edoardo Puglisi, agevolando il clan di Giostra. Tibia era già stato condannato ad 8 anni di reclusione nell’ambito dell’operazione “Arcipelago”
Tre arresti e un sequestro di beni che supera il milione di euro. E’ questo il bilancio del nuovo colpo messo a segno dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina sui patrimoni mafiosi facenti capo ad esponenti di spicco della criminalità organizzata. A finire in manette a seguito del provvedimento di custodia cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Messina Maria Teresa Arena su richiesta del Sostituto Procuratore della DDA Fabio D’Anna e del magistrato Maria Pellegrino, Luigi Tibia, 37 anni, nipote del più famoso boss del clan “Giostra” Luigi Galli, attualmente detenuto in regime di 41 bis. Raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare anche la moglie di Tibia, Maddalena Cuscinà, 34 anni, che ha però ottenuto i domiciliari ed Edoardo Puglisi, 37 anni, che si trova invece detenuto, così come Tibia, presso il carcere di Gazzi.
Secondo l’accusa Tibia, già condannato ad otto anni di reclusione per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Arcipelago”, avrebbe continuato a gestire diverse attività economiche di cui risultavano però essere intestatari la moglie e Puglisi. Nello specifico si tratta della catena “C.M Supermercati” iniziali proprio di Cuscinà Maddalena e di un’attività di rivendita di video giochi “Eurogiochi”, e dello stabilimento balenare “Il Pilone” la cui titolarità risultava attribuita a Puglisi. L’indagine, condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e dalla Compagnia Messina-Centro, ha permesso di sottoporre a sequestro preventivo, oltre i supermercati, la ditta di giochi e l’impresa balneare, anche un’autovettura di lusso, un autocarro, tre unità immobiliari e l’intero compendio aziendale della ditta individuale “Puglisi Edoardo”. Un’attività estremamente lucrosa, che secondo l’ipotesi di reato su cui continua a lavorare la Procura, visto il legame di parentela tra Tibia e Galli, avrebbe agevolato il gruppo mafioso del clan di Giostra.
L’operazione, scattata all’alba di questa mattina, trae origine da un’indagine investigativa avviata nel 2009 nell’ambito dell’attività di contrasto al fenomeno dello spaccio di droga. In quell’occasione a finire manette fu Carmelo Torre, accusato di far parte della catena di spaccio che agisce sul territorio peloritano. E’ stato lo stesso Torre, come dimostrato da alcuni elementi che D’Anna ha definito “inconfutabili”, emersi dalle intercettazioni telefoniche, a svelare i rapporti intrattenuti con Tibia, che dal carcere riusciva comunque a gestire le attività economiche sul territorio per tramite della moglie Cuscinà Carmela. Controllo reso ancora più facile nel momento in cui Tibia, nel periodo di sorveglianza speciale, richiese ed ottenne di recarsi a svolgere attività lavorativa, come cameriere banconista, proprio presso il lido “Il Pilone”.
Nel corso dei mesi poi, dall’analisi effettuata sul patrimonio dei coniugi e sul conto della ditta di Edoardo Puglisi, i Carabinieri hanno inoltre rilevato evidenti sproporzioni tra il valore dei beni ed i redditi dichiarati nel periodo oggetto dell’indagine. In particolare, nel caso dello stabilimento balneare, nonostante il volume di affari nettamente in perdita, Puglisi continuava a versare al demanio ingenti somme di denaro per la relativa concessione, con ulteriori spese per la stagione balneare 2010. Sono tutt’ora in corso dettagliate verifiche finalizzate a stabilire con precisione il complessivo valore dei beni immobili e mobili sequestrati.
Per garantire la prosecuzione dell’attività stabilimento balneare, come detto al momento posto sotto sequestro, già questa mattina è stato nominato un custode giudiziario che si occuperà di effettuare tutte le verifiche necessarie per rendere possibile il “passaggio di consegne” ad un nuovo gestore. (ELENA DE PASQUALE)
Ok ritiro quello che ho precedentemente detto.
Bravi.
ritiro anch’io quello che ho scritto…