Benzinai: a Messina 11 rifornimenti su 52 sono incompatibili. Il Comune che fa?

Benzinai: a Messina 11 rifornimenti su 52 sono incompatibili. Il Comune che fa?

Rosaria Brancato

Benzinai: a Messina 11 rifornimenti su 52 sono incompatibili. Il Comune che fa?

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lunedì 18 Febbraio 2019 - 10:16

Entro agosto 2018 la legge prevedeva l'adeguamento ma vige l'anarchia

Non siamo al far west come avviene a Palermo o a Catania, ma se prosegue l’attuale situazione di mancato controllo del rispetto delle regole chiunque si sentirà in diritto di non adeguarsi alla legge ed il passo successivo sarà la totale anarchia.

A pagarne le conseguenze, oltre al territorio penalizzato dalla carenza di tutele ambientali, sarebbero anche le società ed imprese che si sono adeguate alla normativa e che rispettano tutte le regole.

Gli impianti di distribuzione di benzina a Messina sono 52: la maggior parte è in regola (41) ma ne restano ben 11 incompatibili rispetto alla legge dell’agosto 2017 (legge sul mercato e concorrenza) che prevede una serie di obblighi ed altrettante sanzioni in caso di mancato rispetto.

La normativa, entrata in vigore a fine agosto 2017, prevedeva, tra le altre cose, l’iscrizione obbligatoria all’anagrafe degli impianti entro fine agosto del 2018. I titolari degli impianti avrebbero dovuto dichiarare la compatibilità o l’incompatibilità del distributore ed in caso d’incompatibilità eventuali interventi da attuare nel rispetto della normativa, dell’ambiente e della sicurezza.

Il mancato rispetto dell’iscrizione comporta sanzioni nonché la cessazione delle autorizzazioni e concessioni, quindi la chiusura dell’impianto stesso. Ovviamente, come ogni cosa che riguarda la Sicilia, finora non ci sono dati certi sulla situazione regionale, men che mai sui controlli che spettano ai singoli Comuni.

A Messina la situazione è analoga a quella degli altri Comuni, ovvero l’anarchia rispetto alla normativa.

A lanciare l’allarme sono stati Stellario Bossa per la Faib/Confesercenti e Antonio Munafò per Fegica-Cisl che hanno scritto al vicesindaco Mondello chiedendo notizie sull’anagrafe degli impianti messinesi e soprattutto su eventuali controlli in merito alla regolarità dei distributori quanto a sicurezza, rispetto delle concessioni etc.

Mondello ha risposto subito, spiegando d’aver attivato i colleghi assessori competenti, ma la situazione al momento è di stallo. In realtà i titolari avrebbero dovuto adeguarsi dall’agosto 2017 all’agosto 2018, termine ultimo per l’iscrizione all’anagrafe e quindi termine ultimo per sanare eventuali incompatibilità.

Da sei mesi quindi Regione e Comuni avrebbero dovuto attivarsi per vigilare sia sulla regolarità dell’iscrizione che sulla compatibilità degli impianti.

Nel silenzio delle istituzioni quindi ci sono ben 11 impianti su 52 che sono incompatibili (per la verità l’incompatibilità di alcuni di questi distributori, sia in pieno centro che in zone periferiche è evidente ad occhio nudo……basterebbe molto poco all’amministrazione per controllare la situazione).

I sindacati hanno chiesto esito delle verifiche ed eventuali provvedimenti da parte del Comune, compresa la sospensione in autotutela degli impianti non a norma con la nuova legge che prevede una serie di paletti volti al rispetto dei cittadini, del codice della strada, dell’ambiente, della sicurezza.

Se ci sono “pecore nere” è bene che l’amministrazione comunale intervenga subito, perché sei mesi di ritardo, rispetto ad una norma che già dava ampi margini di tempo per regolarizzarsi (ovvero 1 anno), sono troppi.

Così come si sono adeguati gli altri 41 impianti dovrebbero fare gli altri, per evitare di creare pericolosi precedenti (pericolosi in tutti i sensi).

Palazzo Zanca deve dotarsi di un’anagrafe e spetta ai singoli dichiarare o meno la regolarizzazione e quindi all’amministrazione vigilare.

Le sanzioni sono pesanti per quegli impianti che ricadano o meno in una delle fattispecie di incompatibilità sugli aspetti di sicurezza della circolazione stradale.

Si va dai 2.500 ai 7 mila euro per ogni mese di ritardo in caso di mancata dichiarazione, ma a rischio, qualora non ci si adegui alla normativa rendendo lo stabilimento compatibile, c’è la decadenza dell’autorizzazione o concessione.

Qualora poi il distributore incompatibile non si adegui le sanzioni passano dai 5 mila ai 15 mila euro per ogni mese di ritardo fino alla chiusura dell’impianto.

E’ l’amministrazione a dichiararne la decadenza.

L’allarme è stato lanciato a gennaio. Che farà il Comune?

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