Chinè è morto per l'emorragia. Ieri mattina, nella cittadina locridea, il suo cadavere è stato ritrovato in una delle case popolari del quartiere Alluvione
BIANCO – Non era un suicidio come gli investigatori avevano pensato ieri mattina, appena rinvenuto in una casa popolare a Bianco – nella Locride – il corpo esanime del 70enne Gesualdo Chinè. Ma un omicidio frutto di un raptus: e proprio in queste ore è stato fermato un 22enne del posto affetto da gravi problemi psichiatrici, del quale non sono state diffuse le generalità.
A quanto emerso, il fatto di sangue andrebbe ricondotto a una lite per futili motivi. Mentre giovane e anziano stavano discutendo animatamente, il ragazzo ha afferrato un’arma da taglio e ha sferrato diversi fendenti all’indirizzo di Chinè.
Per il 70enne, raggiunto parecchie volte al tronco e alle braccia, non c’è stato scampo. A quanto pare, nessuno dei tagli da solo sarebbe risultato letale; l’uomo, però, è morto in brevissimo tempo a causa dell’imponente emorragia, anche in ragione del suo fisico già provatissimo da gravi problemi di salute pregressi.
Vari aspetti della vicenda, tuttavia, non convincono appieno gli uomini dell’Arma, che – coordinati dalla Procura di Locri – nelle prossime ore approfondiranno il contesto del delitto.
In particolare, Gesualdo Chinè risiedeva effettivamente in un’abitazione del quartiere Alluvione; ma non sarebbe la sua, la casa (peraltro, non abitata) in cui è stato ritrovato il suo cadavere.