“Tiempo de tango”, la cultura della seduzione

“Tiempo de tango”, la cultura della seduzione

Tosi Siragusa

“Tiempo de tango”, la cultura della seduzione

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mercoledì 28 Settembre 2016 - 08:33

Anche in questo secondo millennio il tango, denso di fascinazione, interagisce con le arti letterarie e performative

L’evento che si è svolto lo scorso 22 settembre nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio 2016 presso il Chiostro del Palazzo Arcivescovile della nostra città, organizzato dalla Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina, ha affascinato i numerosissimi presenti. Con “Tiempo de tango” si è realizzata una commistione fra momenti per così dire “teorici” e le esecuzioni musicali di brani alla fisarmonica a cura di Salvatore Galletta (“La cumparsita” e “Por una cabeza”) e di diversi movimenti di tango (“Todo”, "Milonga Maldonado", “Loca”), il tutto sapientemente intervallato.

I due tangheri argentini, Luis Delgado e Malena Vettri, nelle loro armoniche figure, hanno incantato nelle tre sezioni di “Tango per due” su musiche registrate. Danza e musica sono state integrate da letteratura, poesia e cinema, con brevi cenni teatrali. In particolare, dopo i saluti del dirigente responsabile della Biblioteca, la dottoressa Maria Teresa Rodriquez, che ha validamente e a grandi linee illustrato il programma della serata ed il puntuale intervento della prof. Patrizia Danzè, in funzione di moderatore dell’evento, i successivi passaggi si sono concentrati in primis su l’interconnessione, non solo concettuale, fra il tempo e il tango, nella sezione “Tiempo de tango” ad opera di Lilita Pizzi; le "Lezioni di tango" si sono ascritte ad Anna Mallamo, giornalista e autrice dell’omonimo testo, e la sua pratica della disciplina, amorevolmente riportata nella pubblicazione e richiamata nell’intervento, ha costituito motivo di apprezzamento; “La terapia del tango” è stata poi illustrata magistralmente dalla psicoterapeuta Maria Gabriella Scuderi, esperta in terapie di coppia, che ha messo in luce come l’abbraccio, fondamento del tango, possegga la capacità di sviluppare reattori scientificamente positivi e fornire dunque un ausilio anche per le guarigioni dell’anima in presenza di situazioni invalidanti. Jorge Louis Borges è stato ancora tematica centrale dell’intervento a cura di Patrizia Danzè, e si è assistito alla recitazione piena di fascinazione in lingua madre del testo di Neruda “El cartero” da parte di Lilita Pizzi, con la fisarmonica di Galletta che ha suonato “Mi mancherai”, colonna sonora del film “Il postino”. “Passi cinematografici a tiempo de tango”, ulteriore interessante sezione condotta da Salvatore Arimatea e da chi scrive ha messo in valore la fervida interazione fra la settima arte o decima musa e il tango: ciò fin da quell’opera “I quattro cavalieri dell’apocalisse” del 1921, con il mitico divo del muto, Rodolfo Valentino, che diede inizio alla sua carriera artistica proprio come ballerino anche di tango. Sempre nel secolo breve e in questo primo scorcio del secondo millennio molte sono state le colonne sonore di tango e l’utilizzo del ballo in questione in ambito cinematografico, anche quale elemento fondante; sono stati passati in rassegna nel corso dell’evento alcune celeberrime opere filmiche a tema, quale “Scent of woman” di Martin Brest con Al Pacino, remake della versione holliwoodiana del bellissimo “Profumo di donna” di Dino Risi con Vittorio Gassman e Agostina Belli, e ricordati titoli quali “Ultimo tango a Parigi”, “Moulin Rouge”, “Tangos. L’esilio di Gardel”, “A qualcuno piace caldo”, “Il conformista”, “Tango e cash”, “Evita”, “Schindler’s List”. Il lungometraggio “Ballando il silenzio”, infine, di cui questo quotidiano si è più volte occupato, è improntato al mondo del tango in cui si muove una delle protagoniste. Si è assistito alla proiezione del bel trailer del film stesso che, si è appreso, andrà in distribuzione nelle sale nel 2017, e che vede la presenza di grandi star quali Sandra Milo e Fioretta Mari e la sofferta interpretazione di Marina Suma con tanti altri interpreti anche teatrali di gran rilievo in location della provincia di Messina, come messo in luce dal regista Arimatea, che è stato anche co-sceneggiatore insieme all'autrice dell'articolo. “Ballando il silenzio” tratta di amore, morte e altro ancora, e cioè delle disarmonie delle due sorelle (Elisabetta e Melissa) in ambito familiare e professionale. Per dirla con Fitzgerald, nelle esistenze sono decisivi gli estratti conto, e quello loro era sempre in rosso, un insieme prolungato di fughe. Personaggi invasivi nelle loro emotività turbate, è stato detto, che hanno agito quasi come muse involontarie. Borges, scrittore del tempo circolare e dei destini incrociati, probabilmente avrebbe trovato intrigante tale sceneggiatura. Quanto ai rapporti con l’arte performativa teatrale, fondamentale, come ricordato, è stata quella tango operita “Maria de Buenos Aires” di Astor Piazzolla e Horatio Ferres, ormai internazionalmente nota; il tango ancora è centrale nel festival italiano Rosso Art Festival.

In conclusione, questo ballo, quale primitiva espressione artistica, è originato in Argentina nel 1880 all’incirca negli arrabal, sobborghi del paese, ed era per così dire primitivo e tale è rimasto almeno fino al 1920. Secondo una accreditata tesi il termine è uno slang “gotan” per indicare i bordelli, le casas malas, tango dunque quale orgiastica diavoleria dei gaglioffi, musica e ballo nati dalla commistione fra la popolazione di colore e le milonghe, gauchos e ribelli ne sarebbero stati i cantori. Lingua del tango è il lunfardo degli immigrati anche italiani e il tango era allora inteso quale mitologia, elemento fondante e rappresentazione autentica e di respiro eterno del popolo argentino, che residuerà al di là delle singole morti corporali. Quando dal Mar della Plata nel 1920 si divulgò in Europa, e a Parigi in primis, e poi negli States, a New York, mutò fisionomia, divenendo camminata voluttuosa, sperdimento amoroso, meditazione, “un pensiero triste che si fa ballo”, espressione di sentimenti persistenti quali la malinconia. Il rapporto fra Borges e il tango è sempre stato viscerale, come ballo perduto di una città argentina degli anni '20, anch’essa perduta, come si evince dalle quattro conferenze informali registrate a sua insaputa e ritrovate postume per caso, titolate “Il passo del poeta”, una sorta di lectio magistralis, dall’opera in prosa “Evaristo Carriego” e dalla poesia sul poeta della pampa “Ricardo Guiraldes”. Borges non amava Carlos Gardel, né il suo concepire l’aspetto sentimentalistico della disciplina, vista invece come un mondo di bordelli, le cui infami radici erano i lupanari, teppistelli e omicidi, parole insanguinate: non c’era nulla di malinconico. L’associazione Puerto de Buenos Aires è stata un utile punto di riferimento per la buona resa organizzativa, consentendo anche l’ottimale scelta dei tangueri. I contributi di Anna Dieli e Ceramiche Ruggeri hanno reso un valido supporto per consentire di sostenere parte dei costi della serata.

Tosi Siragusa

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