A tu per tu con la professoressa Francesca Moraci, curatrice della prima Biennale che va oltre la città
MESSINA – Non una vetrina, neppure un semplice contenitore. Ma un laboratorio permanente di riflessione, attraverso il punto di vista dell’architettura ma non solo, per costruire “…un nuovo modo dell’abitare nel Mediterraneo”, spiega la curatrice Francesca Moraci. La prima Biennale dello Stretto è pronta a tagliare il nastro. In attesa della fondazione: “Certo, sarebbe il passo successivo naturale, nonché la condizione indispensabile perché questo “evento” possa generare ricadute positive sul territorio – ammette la professoressa Moraci – Noi il nostro lo abbiamo fatto, e non è poco, ci lavoriamo da tempo e appunto richiede un lavoro di anni. Adesso tocca agli “altri”.
Gli “altri”, a cominciare dalle istituzioni, sembrano interessati, come dimostrano le adesioni al protocollo di intesa firmato venerdì scorso proprio a Messina. La strada per dare stabilità alla Biennale però sembra lunga. Intanto, la professoressa Moraci si gode la soddisfazione di aver portato quasi a termine un programma così ambizioso come quello previsto dai vari incontri e le mostre che prenderanno il via a fine mese tra il “fortino” di Campo Calabro, Reggio Calabria e Messina, che ospiterà diversi tavoli istituzionali e dibattiti, tra il parco Horcynus Horca, il MuMe e il centro città: “E’ la prima Biennale che non riguarda soltanto una città ma un territorio intero, le due sponde dello Stretto e i rispettivi retroterra. C’è una riflessione ampia sul rapporto tra gli archi costieri e le loro aree interne, tra le varie identità del Mediterrano e la sua centralità all’interno della complessa riorganizzazione geo politica in corso.
Urbanisti, designer, artisti, architetti, tecnici e scienziati a confronto, quindi, sul tema simbolico del Mare Nostrum come centro del mondo futuro, e sullo Stretto come centro del Mediterraneo, in questa opera di riprogettazione del futuro, attraverso vari panel dedicati al tema della digitalizzazione, dell’ecologia, delle interconnessioni culturali, delle migrazioni. ” Ci sarà anche un panel dedicato al cinema – anticipa la Moraci – e uno dedicato alle donne, che ho fortemente voluto. Non è centrale quali temi affronteranno le relatrici, è importante per me che ve ne siano ed abbiano lo spazio che meritano. Purtroppo quella del genere è una questione ancora aperta in tutti i campi, ne faccio esperienza ogni giorno nel lavoro di docente, urbanista, architetta….”, spiega la professoressa.