Messina- Nel mirino i bilanci dal 2014 al 2016 compreso il Piano di riequilibrio
L’ipotesi di reato è falso in bilancio, il periodo è quello dal 2014 al 2016, i destinatari sono l’ex sindaco Accorinti e gli ex assessori della sua giunta, l’ex dg e segretario generale Le Donne, ex revisori dei conti e dirigenti di Palazzo Zanca.
24 avvisi di garanzia
A tre anni dall’avvio dell’indagine, il Pm Antonio Carchietti ha notificato 24 avvisi di conclusione indagine ad ex amministratori e dirigenti.
Dissimulare il dissesto
L’inchiesta è la prosecuzione di quella che ha portato al processo nei confronti dell’ex amministrazione Buzzanca e si basa sul presupposto che le azioni fatte e i bilanci predisposti in modo tale da allontanare il dissesto di Palazzo Zanca o scongiurarlo o sminuirne la portata, siano reato.
Dal 2014 al 2016
Le informazioni di garanzia sono quindi per falso ideologico in atto pubblico in concorso relativamente agli anni 2014-2015 e 2016.
Gli indagati
I provvedimenti sono stati notificati al sindaco Renato Accorinti, agli assessori Guido Signorino (che è stato anche vicesindaco), Gaetano Cacciola, Luca Eller Vainicher, Daniele Ialacqua, Nino Mantineo, Nina Santisi, Sergio De Cola, Filippo Cucinotta, Sebastiano Pino, Patrizia Panarello.
Indagato anche l’ex dg Antonio Le Donne, i dirigenti Cama (che all’epoca era ragioniere generale), De Francesco, Pagano, Maria Canale, Manna, Schiera, Bruno, Antonella Cutroneo, Ferlisi, il collegio dei revisori (Zaccone, Basile e Zingales).
Atti ideologicamente falsi
In base all’inchiesta ognuno di loro, in concorso tra loro, con più condotte esecutive in un medesimo disegno criminoso, nelle rispettive qualità e funzioni avrebbero predisposto atti pubblici “ideologicamente falsi”.
Bilancio falso, entrate sovrastimate
Come già per il precedente processo (quello per il quale, peraltro l’ex giunta Accorinti si presentò in giudizio come parte civile), l’ipotesi d’accusa è aver determinato: “un bilancio ideologicamente falso teso a rappresentare un equilibrio di bilancio in realtà insussistente, poiché recante previsioni di entrata chiaramente sovrastimate e stanziamenti insufficienti a fare fronte ai ‘debiti fuori bilancio’ già censiti”.
Gli assessori indagati cambiano in base all’avvicendamento nelle giunte nel corso dei 3 anni finiti nell’indagine.
Quel “pelo nell’uovo”
Quanto ai revisori dei conti viene contestato l’aver autorizzato i bilanci, sebbene in quegli anni il collegio rilevò una serie di criticità al punto che nel 2016 l’allora presidente Zaccone si dimise (ed infatti non è indagato relativamente a quel periodo). Erano i giorni della famosa diatriba con l’ex assessore Eller sul pelo nell’uovo.
Zaccone finì nel mirino di Eller ma a distanza di anni vinse anche la causa e l’assessore chiese pubblicamente scusa.
Anche il Piano di riequilibrio
Nel provvedimento di conclusione indagini finiscono non solo i bilanci ma soprattutto il Piano di riequilibrio pluriennale definito per l’appunto ideologicamente falso, ovvero predisposto con cifre tali da allontanare il dissesto (entrate sovrastimate quando non del tutto irrealizzabili, vedi caso Amam).
Piano di riequilibrio e bilanci finirono al centro di botta e risposta tra il sindaco De Luca e l’ex vice sindaco Signorino.
Fin qui l’inchiesta, ma si aprono una serie di riflessioni sul piano politico, nonchè su questi filoni d’inchiesta volti a colpire amministrazioni (Buzzanca ed Accorinti) che hanno provato ad allontanare il default di Palazzo Zanca.
L’iter fotocopia….
Accorinti all’epoca si volle costituire come parte civile, senza accorgersi che stava percorrendo lo stesso iter- fotocopia come Tempostretto a suo tempo evidenziò. Altra riflessione: come mai mancano gli anni 2012-2013?
Rosaria Brancato

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