Crescono i debiti dell'azienda di via La Farina, ma anche le entrate. Il 2016 è stato chiuso con un utile di 128 mila euro, a fruttare di più è sempre la vendita dei gratta e sosta, ecco quanto ha speso e incassato l'Atm
«Il 2016 ha rappresentato l’anno del consolidamento dei miglioramenti conseguiti negli anni precedenti e del rilancio dell’Azienda sotto il profilo strategico e operativo. Gli anni a venire rappresenteranno il “rilancio”». E’ quanto ha scritto il Direttore dell’azienda di via La Farina Daniele De Almagro nella relazione sul bilancio consuntivo 2016 dell’Atm. Un bilancio che si è fatto attendere a lungo, approvato nel mese di ottobre e pubblicato solo in questi ultimi giorni, un bilancio che fotografa l’anno di gestione per intero dell’ex direttore Giovanni Foti, andato via a metà 2017 e poi tornato a Messina nel ruolo di presidente del Cda dell’Atm.
Per l’attuale direttore, i numeri del 2016 raccontano un’azienda che ha iniziato a raccogliere i frutti dopo la cura iniziata nel 2014. Un’azienda che però continua a trascinarsi quel monte debitorio troppo ingombrante, in parte spalmato nel Piano di riequilibrio del Comune mai approvato, un’azienda che pur migliorando servizi e ricavi non ha ancora raggiunto quelle percentuali necessarie per vivere soprattutto della sua produzione, un’azienda che però ha imparato a stare in piedi sulle sue gambe anche se il Comune ha ridotto il corrispettivo annuale e anche se la Regione continua a fare orecchie da mercante non riconoscendo il giusto corrispettivo per il km percorsi.
Il 2016 è stato il primo anno dello storico contratto di servizio tra Atm e Comune, uno dei principali obiettivi raggiunti dall’amministrazione comunale e dal management di Atm, dopo più di vent’anni di attesa. Strumento strategico di fronte a banche, fornitori e in generale al mercato in termini di credibilità. Un contratto che tra l’altro faceva parte di una più ampia strategia aziendale intrapresa dalla governance Foti per dare un futuro all’azienda nell’ambito del Piano Industriale presentato nell’agosto 2014 e redatto in base alle esigenze del Piano di riequilibrio, prevedendo una riduzione annuale del contributo comunale a fronte dell’aumento del contributo regionale, che però poi non è arrivato, tanto che a fine 2016 l’Atm ha fatto causa alla Regione reclamando circa 9 milioni di euro di contributi chilometrici non riconosciuti a Messina.
Per riuscire ad avere un quadro più chiaro ecco i numeri. La produzione chilometrica del servizio, rispetto al 2015, è aumentata del 25,82% per i bus e del 10,28% per il tram. I ricavi dell’esercizio bus e tram sono incrementati del 20,14% e i ricavi dalla vendita dei “gratta e sosta” nei parcheggi e nelle Ztl del 7,36%. I viaggiatori trasportati sono cresciuti del 12,39%, passando da 9,6 milioni del 2015 a 10,8 milioni del 2016. L’indice di produttività aziendale, pari al rapporto tra i ricavi della gestione caratteristica e i costi della produzione, è cresciuto di 1,35%, passando dal 16,82% al 18,20% del 2016. Percentuale però ancora bassa, considerato che per un’azienda di trasporto pubblico locale i ricavi dovrebbero aggirarsi sul 35%. La produttività del personale di guida è cresciuta del 21,18% nel servizio bus e del 32,99% nel servizio tram. Nel 2014 c’erano 41 bus, nel 2015 sono diventati 68 e nel 2016 il numero è raddoppiato con un totale di 82 mezzi con un’età media del parco di 12 anni. Il Comune nel 2016 ha destinato all’Atm 14.275.000 euro come corrispettivo contrattuale, cioè ben 2.250.000 in meno rispetto al 2015.
Nonostate tutto però, come scrive il direttore De Almagro, «l’azienda, pur essendo stata risanata sotto il profilo gestionale, non è in equilibrio finanziario e patrimoniale».
Dal bilancio 2016 emerge un utile di esercizio di 128.779 euro, con un totale attivo di 95.2098.014 euro e un passivo che si ferma a 95.169.235 euro. Il patrimonio netto ammonta 32.045.070 euro.
Aumentano rispetto al 2015 i ricavi da produzione che si attestano sui 5,6 milioni di euro contro i 4,9 dell’anno precedente. Si tratta però ancora di un valore troppo basso se si considera che questa è la somma che Atm incassa dai servizi che offre alla città. Qui spiccano alcune cifre che fanno ben comprendere quanto vende Atm: dalla vendita dei biglietti nel 2016 l’azienda ha incassato 2 milioni di euro contro 1,6 milioni. Gli abbonamenti ordinari hanno fruttato invece 479.967 euro contro i 362.125 del 2015. Quasi invariati gli incassi per gli abbonamenti agevolati che hanno portato in cassa 280 mila euro, lo stesso è accaduto per i biglietti del Cavallotti che hanno reso poco più di 11 mila euro. La fetta di incassi più grossa si conferma anche stavolta la vendita dei gratta e sosta: nel 2016 portano 2.524.765 contro 2.361.628 milioni del 2015. E’ cresciuto anche il valore della pubblicità che ha totalizzato 73 mila euro contro i 57 mila dell’anno precedente, sono calate invece le multe ai passeggeri che si sono fermate a 80 mila euro contro i 95 mila del 2015. Dal chilometraggio l’Atm ha ottenuto un contributo km bus di quasi 4,4 milioni contro i 4,2 del 2015, ma per Atm è una cifra ancora troppo bassa. Per il km del tram invece contributi per 1,2 milioni con una differenza di circa 50 mia euro sull’aumento.
L’Atm ha un costo di produzione che supera i 32 milioni di euro. Per esempio nel 2016 è stato speso 1,6 milioni in carburante, così come nel 2015, sono aumentate le spese per le spese legali, passate da 19 mila a 122 mila, sono stati spesi 600 mila per gli autisti assunti con agenzia interinale, sono aumentati i costi di manutenzione bus perché il numero dei bus è cresciuto. Continua ad avere un peso non indifferente il costo del personale: l’Atm nel 2016 ha speso 15,5 milioni per i suoi dipendenti contro i 14,6 del 2015, un aumento dovuto ad arretrati e aumenti contrattuali, retribuzioni e indennità per cause di lavoro e 440 mila euro per straordinario autisti.
Capitolo crediti. Citiamo i due dati più significativi: l’azienda al 31 dicembre vanta un credito nei confronti della Regione per contributi chilometrici bus per 2.437.410 e tram per 1.946.711, nonché 1.889.791 per cauzioni trattenute in sede di liquidazione dei contributi a garanzia di un contenzioso che risale al 2010. Inoltre l’Azienda vanta crediti verso lo Stato per la mancata erogazione degli oneri derivanti dal CCNL Autoferrotranvieri per 9,8 milioni di euro.
La nota dolente restano i debiti che sono aumentati rispetto al 2015. Nel bilancio 2016 il monte debitorio totale si attesta sui 66,1 milioni di euro, contro i 61,8 del 2015. Nel dettaglio ci sono 14 milioni di debiti con i fornitori, 4,7 milioni con il Comune anche se poi nel 2017 sono stati stralciati perché Palazzo Zanca ha rinunciato a questa somma, 711 mila euro l’Atm li deve alla sorella Amam, 12,4 milioni sono debiti tributari e 18,5 milioni sono debiti con gli Istituti di previdenza, soprattutto Inps e Serit.
Francesca Stornante