Paolo Magaudda:"Dagli anni d'oro alla crisi. I guai del Teatro sono iniziati con i tagli"

Paolo Magaudda:”Dagli anni d’oro alla crisi. I guai del Teatro sono iniziati con i tagli”

Rosaria Brancato

Paolo Magaudda:”Dagli anni d’oro alla crisi. I guai del Teatro sono iniziati con i tagli”

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venerdì 24 Gennaio 2014 - 22:18

Paolo Magaudda ha tracciato un bilancio degli oltre 12 anni da sovrintendente del Teatro Vittorio Emanuele, dagli anni di stagioni di successo fino ai tagli della Regione e ad all'attuale situazione drammatica. "Se ti tagliano le risorse in corso d'opera è impossibile fare qualcosa. Forse abbiamo dato fastidio a qualcuno in passato, i nostri guai sono cominciati quando i contributi regionali sono stati decurtati". Le frecciate maggiori sono infine per Crocetta e le sue promesse.

Dei 12 anni e 95 giorni da sovrintendente del Vittorio Emanuele preferisce ricordare quelli lieti, i primi. Gli anni bui, quelli neri, per lui sono da imputare alla Regione, ai tagli, alle promesse mancate. Anche l’inizio della fine, nel racconto di Paolo Magaudda, risale ai primi tagli ai contributi da parte della Regione.

Dalla stabilizzazione degli orchestrali alle telenovele sui bilanci, dalle stagioni d’oro all’agonia del Teatro, l’ormai ex sovrintendente in conferenza stampa, l’ultima al Vittorio Emanuele, ha fatto un resoconto in base al quale le ombre sono tutte da attribuire ad altri e le luci della ribalta sono opera dei vertici dell’Ente, peraltro mai pienamente considerate, anzi “io e l’ex presidente Luciano Ordile siamo stati i veri capri espiatori di una situazione causata altrove e da altri”.

Se proprio deve rimproverarsi qualcosa, Paolo Magaudda, è “il non aver sbugiardato quanti mi hanno spinto a fare cose sbagliate e il non essere riuscito a trasmettere un’immagine diversa del Teatro”.

Accanto a lui, nel foyer del Vittorio Emanuele, l’attuale presidente Maurizio Puglisi, che negli anni migliori del teatro ha calcato le scene in diverse occasioni, come ricorda Magaudda, che rivendica con orgoglio i primi anni da sovrintendente quando attraverso stagioni di alto livello e la scuola teatrale, i talenti messinesi sono stati valorizzati e poi hanno spiccato il volo.

Di questi 12 anni quindi Magaudda ricorda solo i migliori, citando episodi che riguardano quegli artisti di calibro anche internazionale che hanno arricchito i cartelloni dal 2000 al 2006, ricorda la scuola teatrale nel 2003-2004, o i periodi degli abbonamenti nelle scuole di Messina e provincia, o infine quando, nel 2002 la Commissione agibilità non diede più l’ok e l’allora sindaco Leonardi diede parte delle risorse necessarie a risolvere il problema.

“Nel 2000-2001 abbiamo fatto 1652 abbonamenti per studenti e siamo riusciti anche ad inserire due opere liriche accanto alla prosa. Nel 2003-2004 abbiamo raggiunto quota 2.250, provenienti anche dalle Eolie, da Mistretta, Locri. Nel 2010 abbiamo allestito stagioni che hanno consentito l’impiego di 230 artisti messinesi, registrato 75 mila spettatori ed 800 mila euro d’incasso, riuscendo a raggiungere tutte le fasce d’età, dai bimbi con le fiabe agli anziani. E abbiamo anche realizzato produzioni nostre, come Ente”.

L’incantesimo si interrompe per un fulmine a ciel sereno e solo per colpe altrui, la cattivissima Regione che taglia i viveri, dal 2011 in poi. Il fatto che senza finanziamenti regionali l’Ente non sia in grado di camminare da solo, il fatto che non sia stato in grado di fare Bilanci che stanno in piedi, nel racconto di Magaudda sono particolari trascurabili e le accuse di incapacità gestionale che da anni piovono da più parti, sindacati in testa, sono da rispedire altrove.

“Siamo stati i primi in Italia a fare l’audio-descrizione delle opere per i non vedenti e il linguaggio dei segni per i non udenti. Per anni non abbiamo presentato un bilancio in disavanzo, ma in questi due anni siamo riusciti a farci del male da soli. Fermiamoci. Con questi tagli, che tipo di Bilancio vuoi fare? Se ti tagliano le risorse dopo che hai concluso la stagione ed hai impegnato le somme, come fai? Nel dicembre 2010 la Regione ci ha restituito il Bilancio 2009, che non avevo fatto io. Per 4 anni siamo persino rimasti senza revisori dei conti perché, sempre la Regione, non li nominava. Come si fa a lavorare così? La legge regionale del 2005 prevede la stabilizzazione degli orchestrali dicendo che bisogna destinare la quota del 20% dei contributi regionali a loro. Già, ma poi non dice come farlo, visto che i contributi non sono mai gli stessi. Quest’anno poi, il Commissario dello Stato Aronica ha pure impugnato la norma per i Teatri. Come si fa ad andare avanti?”.

Le frecciate maggiori riguardano Crocetta, “in questo Teatro ha promesso più volte pubblicamente la stabilizzazione degli orchestrali. Invece di lanciare proclami dovrebbero tutti rimboccarsi le maniche. Per la stabilizzazione occorre una legge ad hoc, e se vogliamo un futuro dobbiamo unificare il Teatro Vittorio Emanuele e Taormina. Dovremmo trasformare il Teatro di Taormina in un’Arena e aumentare il numero dei posti. Troppo facile dire, ora mettiamo in rete i Teatri, se poi non si sa neanche quanto costa un’opera lirica o quali sono i limiti di capienza di un Teatro piuttosto che di un altro. I nostri guai sono cominciati con i tagli. Se ti tagliano le risorse in corso d’opera poi è troppo facile accusarci di ogni nefandezza”.

L’ormai ex sovrintendente commenta positivamente l’occupazione del Teatro da parte del Pinelli “ha fatto emergere tutte le contraddizioni” e la grande amarezza che ha, dice “è lasciare nel momento più drammatico”.

Il fatto che Crocetta dopo tantissime promesse solenni abbia lasciato “congelato” l’Ente per mesi e che il commissario Cultrona, non abbia dato quell’impulso e quelle risposte che si attendevano è per Magaudda l’ennesima prova che lui e Ordile sono diventati l’unico bersaglio da impallinare.

Già, ma chi è al vertice di un Ente sia negli anni d’oro che in quelli di “patacche”, le responsabilità le ha, soprattutto se lascia un Teatro che non ha una pianta organica, che ha buchi e debiti, che non è in grado di allestire neanche una stagione minima senza contributi regionali, soprattutto se non si è incatenato per protesta a Palermo per difendere le sue ragioni, soprattutto se non ha fatto tutto il possibile per evitare il peggio, soprattutto se come la cicala cantava in estate e non si accorgeva che forse sarebbe stato meglio essere un po’ formica, soprattutto se non ha saputo ascoltare gli allarmi e le proteste di chi ogni giorno, per due anni, ha pagato sulla sua pelle le incapacità non di una gestione del Teatro, ma della politica tutta. Il fallimento del Vittorio Emanuele è il fallimento non solo dei vertici dell’Ente, ma dell’intera politica messinese, che ha messo le sue pedine disinteressandosi poi della sorte della struttura e della cultura, dei lavoratori e degli abbonati. Le responsabilità sono della politica miope interessata solo alla spartizione delle poltrone ma i vertici dell’Ente non possono oggi prendere le distanze perché è proprio da quella politica che sono stati messi su quelle poltrone.

Rosaria Brancato

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