Biodiversità urbana, Messina al decimo posto

Biodiversità urbana, Messina al decimo posto

Redazione

Biodiversità urbana, Messina al decimo posto

martedì 01 Ottobre 2024 - 06:30

La classifica sviluppata dall'azienda 3Bee

Qual è lo stato della biodiversità urbana nel nostro Paese? C’è un indicatore, l’Msa Land Use, che misura l’abbondanza indiretta di specie per uso del suolo, un modo per valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Habitat, il 7 ottobre, il concetto di Nature Positive, con l’obiettivo di generare un effetto positivo attivo sugli ecosistemi, emerge con questo parametro sviluppato dall’azienda 3Bee, che si occupa di tecnologia e natura.

La classifica delle città più naturali d’Italia restituisce una fotografia dettagliata sull’importanza di strategie climatiche basate su dati scientifici per preservare la biodiversità. Il parametro Msa è calcolato confrontando l’abbondanza delle specie in una zona con la loro abbondanza in un ambiente totalmente naturale (non coinvolto da attività umane). L’Msa varia da 0 a 1, dove 1 indica che la distribuzione delle specie nella zona in analisi è completamente intatta, mentre 0 indica una regione o area totalmente antropizzata e artificiale. In questa analisi è stato utilizzato un sotto parametro dell’MSA, il Land Use (MSA_LU). Questo parametro tiene in considerazione principalmente l’uso del suolo ed è stato possibile calcolarlo grazie all’integrazione con i dati satellitari e l’esperienza di 3Bee nel definire le categorie di uso del suolo.

La prima classifica delle città capoluogo di provincia più naturali d’Italia mette in luce le città che si distinguono per la loro capacità di mantenere un ambiente ricco di biodiversità. Analizzando la top ten delle città capoluogo di provincia più naturali d’Italia, troviamo sul podio Isernia, Belluno e Savona, con un MSA_LU superiore a 0.9. Queste città sono situate in regioni che beneficiano di un’ampia copertura vegetale e di un basso livello di antropizzazione, elementi che contribuiscono a favorire il mantenimento della biodiversità. Al quarto e al quinto posto, con valori di MSA_LU intorno allo 0.89, ci sono L’Aquila e Ascoli Piceno che beneficiano della vicinanza a vasti parchi naturali, rispettivamente il Parco Nazionale del Gran Sasso e quello dei Monti Sibillini. La complessità morfologica delle aree circostanti, caratterizzate da montagne, ricca vegetazione e fiumi, contribuisce a preservare una diversità significativa di specie, mitigando le pressioni derivanti dall’urbanizzazione.

Messina al decimo posto

Proseguendo nell’analisi delle città più naturali d’Italia, si nota come anche le città dal sesto al decimo posto della classifica, Pistoia, Reggio Calabria, Lucca, Massa, e Messina si distinguono per un MSA_LU compreso tra 0.85 e 0.87. Ciò è dovuto a una combinazione di copertura vegetale significativa e varietà di habitat, che includono aree costiere e montane, permettendo alle città sopra menzionate di mantenere un’elevata biodiversità.

E le città più grandi? Biodiversità critica

Le grandi città italiane mostrano significative criticità in termini di biodiversità: Milano, con un Msa_Lu di 0.43 e posizionata al 98° posto, soffre particolarmente a causa della grande cementificazione e della scarsa copertura vegetale, elementi che riducono drasticamente la resilienza ecologica della città. Roma, al 66° posto con un MSA_LU di 0.57, pur vantando numerosi parchi storici, è penalizzata dall’espansione urbana incontrollata e dalla frammentazione degli habitat, che contribuiscono a limitare la connettività ecologica e la capacità della capitale di sostenere una biodiversità ricca. Torino (91° posto), Napoli (92° posto) e Catania (93° posto), con un Msa_Lu che si aggira intorno allo 0.47) affrontano problemi simili: l’urbanizzazione intensa e la cementificazione. Mancanti i dati relativi alla gestione delle aree verdi che potrebbe, in caso di negligenza, contribuire a una biodiversità limitata in queste città.

3Bee è stata selezionata per presentare la prima piattaforma di monitoraggio della biodiversità a livello mondiale alla COP 16 di Cali, dal 21 ottobre al 1 novembre 2024, grazie alla qualità e rilevanza dei dati ottenuti. Un’opportunità per rappresentare l’Italia all’interno di un evento internazionale interamente dedicato alla biodiversità e discutere scientificamente le misure da adottare per la tutela degli ecosistemi in coordinamento con le più alte istituzioni globali, i veri decisori in materia di sostenibilità ambientale. In particolare aggrega dati per restituire quattro indici chiave: Rischio impatto natura – Misura la resilienza di imprese e municipalità ai cambiamenti climatici e alle avversità naturali. Rischio dipendenze natura – Stima le dipendenze di imprese e municipalità dai servizi ecosistemici fondamentali attraverso un’analisi di doppia materialità. Rischio climatico – Valuta l’impatto delle attività aziendali su habitat ad alta biodiversità e con specie a rischio. Rischio Biodiversità – Monitora l’impatto complessivo di tutti i siti aziendali sugli ecosistemi e sulla natura. (Ansa)

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