La denuncia del consigliere comunale di Risorgimento messinese Carreri: «E’ la terza macchina data alle fiamme in una settimana: quelle case popolari sono divenute un vero e proprio ghetto»
C’è addirittura chi li paragona alle famigerate vele di Scampia, per quell’aura di impenetrabilità e di inviolabilità che i grossi palazzoni sembrano voler racchiudere nei cortili interni. Oppure sotto, nei garage, così lugubri e bui, dove è facile trovare veri e propri cimiteri di motorini rubati. Il complesso popolare dei 189 alloggi di Bisconte, così come è concepito, è facilmente definibile un ghetto, ignorato da tutto e da tutti. E quanto accaduto di recente, purtroppo, non fa altro che rafforzare questo concetto. Un’altra auto, la terza nel giro di una settimana, è stata data alle fiamme nei garage del complesso di Bisconte. Proprio lì dove venerdì scorso sono stati inaugurati i locali che saranno adibiti a Centro di aggregazione giovanile. Locali che, nelle intenzioni del Comune, «potranno essere utilizzati da tanti giovani che dovranno essere impegnati in una serie di attività ludiche e 0culturali, allo scopo di evitare devianze di vario tipo». Ma, come denuncia il consigliere comunale di Risorgimento messinese Nino Carreri, «all’indomani della consegna dei locali, destinati a Cag, la risposta della microcriminalità non si è fatta attendere».
«Gli appelli alle forze dell’ordine diramati in ogni modo – afferma Carreri – soprattutto attraverso i media, purtroppo non incontrano la “risposta forte” che la cittadinanza si attende. La politica riesce a fare poco contro un sistema radicato di vessazione, di vandalismi, di crimini contro il patrimonio che continuano con assurda frequenza senza un tangibile segno di intervento da parte di chi è deputato a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza. Alla nausea ed alla stanchezza si accompagna purtroppo la rassegnazione e lo scoramento delle famiglie abbandonate nelle nuove case popolari divenute presto un vero e proprio ghetto». E’ per questo che Carreri lancia «un nuovo Sos alle forze dell’ordine ed alla politica affinchè dall’azione congiunta si possa addivenire all’unica soluzione auspicata dalla popolazione: insediare nei locali che restano ancora a disposizione dell’amministrazione comunale un presidio di forze dell’ordine».