«Pensavo di avere un futuro, adesso non ho più nulla». Le paure di Nancy Pandolfino la più giovane “degli 85”

«Pensavo di avere un futuro, adesso non ho più nulla». Le paure di Nancy Pandolfino la più giovane “degli 85”

ELENA DE PASQUALE

«Pensavo di avere un futuro, adesso non ho più nulla». Le paure di Nancy Pandolfino la più giovane “degli 85”

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martedì 03 Gennaio 2012 - 00:14

Nancy, ventisei anni, lavorava per la Servirail, insieme al papà, dall’età di 19: «Avevo comprato una casa, adesso sono disoccupata e con a carico un mutuo da pagare. E‘ un’ingiustizia, sia per noi che per gli utenti»

A tenere su lo striscione bianco su cui campeggia la scritta “Noi senza lavoro, voi senza decoro”, non sono solo le mani di Nancy Pandolfino, 26 anni, dallo scorso 11 dicembre disoccupata come gli 84 colleghi messinesi e come quelli delle altre regioni interessate dai tagli. Al suo fianco è come se ci fossero le migliaia di ragazzi precari che un posto di lavoro lo hanno perso o non lo hanno mai avuto, pur avendo però tutte le carte in regola, ma soprattutto le qualità, per poterne ottenere uno. Quella Servirail, diventata ormai la vertenza simbolo di Messina, è una vertenza intergenerazionale: perché ad intonare con Nancy i cori di protesta (su tutti “il lavoro non si tocca, il lavoro non si tocca”), c’è pure il papà, anche lui ex-cuccettista, anche lui rimasto senza lavoro. I due si osservano, i loro sguardi e i loro destini si incrociano su un binario purtroppo morto. Lui, il papà, avrebbe sperato che quei vagoni potessero rappresentare per Nancy un futuro certo; lei, la figlia, ha sperato altrettanto, ci ha creduto, ha deciso di seguire quella strada che però è diventata un vicolo cieco. Ecco perché oggi si trovano a protestare insieme e sono pronti a fare il possibile affinché quei vagoni riprendano vita.

Nancy è “agguerrita”, ma i suoi modi sono quelli di chi è ben consapevole che la linea da seguire, per quanto l’esasperazione si ormai giunta al limite, sia quella dell’azione ragionata: i colpi di testa sarebbero inutili e rappresenterebbero esclusivamente un danno alla “causa”. Non è la sola tra i colleghi a pensarla in questo modo, anche se qualcuno non sembra più disposto a pazientare: il tempo passa e la paura che nulla cambierà prende il sopravvento. E’ a fianco di Nancy che seguiamo le fasi della protesta: l’occupazione del binario 10 (a partire dalle 19.10) , poi quella del binario 8. (nell’altro articolo la cronaca).

«Lavoro , anzi lavoravo, già da sei anni. Ho cominciato, molto giovane, a 19, nel 2004. I primi due anni con un contratto da stagionale, dal 2006 con un contratto a tempo indeterminato. Oggi mi ritrovo così, senza nulla nelle mani ma con un mutuo da pagare, perché avevo comprato una casa tutta mia qui a Messina». Nancy è stata dunque costretta a riporre momentaneamente nel cassetto il futuro insieme a tanti sogni. Come ad esempio quello di pensare ad un domani insieme al fidanzato, anche lui, come milioni di altri giovani italiani, laureato (in statistica, ndr), preparato ma purtroppo precario. Le richieste della ragazza sono le stesse di quelle urlate negli ultimi 35 giorni dai colleghi che devono pensare anche a sfamare una famiglia: «Chiediamo innanzitutto di avere delle risposte perché non è possibile essere trattati così. Quello che si deve capire è che questa protesta non riguarda solo noi ma anche i “i nostri” utenti. La clientela dei treni-notte era composta per lo più da anziani e famiglie con bambini, che adesso stanno subendo enormi disagi». Nancy cerca di farlo capire anche ad una delle passeggere che le si avvicina chiedendo: «Protesterete ancora per molto». Lei replica educatamente: «Quanto sarà necessario, esattamente come avrebbe fatto lei signora». E nel frattempo fa eco un’altra donna, anche lei utente in attesa: «Fate bene, dovreste protestare ad oltranza, tutta la notte».

Dopo circa due ora di protesta, striscioni e lenzuoli vengono risposti negli zaini: Nancy aiuta i colleghi a sistemare tutto il materiale in modo da avere ogni cosa apposto per la prossima “azione dimostrativa”. Squilla il cellulare, è il suo ragazzo a cui comunica il piccolo contrattempo invitandolo a pazientare ancora un po’: «Lui mi supporta e mi comprende, anche se corro persino il rischio di beccarmi una denuncia». Nancy si avvicina al papà, tra quelli che stavolta i binari avrebbero preferito non abbandonarli, e insieme ritornano alla “base” per trascorrere ancora una nottata, la trentacinquesima, o forse una in più…ormai i numeri contano poco, servono i fatti. (ELENA DE PASQUALE)

2 commenti

  1. io sono tra quelli che firmando la petizione ho giustamnte dato sostegno alla protesta giusta dei nostri concittadini lavoratori in quanto essi e piu’ in generale noi “SUD” DISCRIMINATI ED EMARGINATI. Detto questo nello specifico che il papa’ faccia il cuccettista portando avanti la famiglia e’ giusto ma…che la figlia gia’ a 19 anni e dopo 2 anni a tempo inderminato pretenda di essere sistemata contraendo persino un MUTUO sinceramente mi sembra troppo..papa’ cuccettesta, figlia cuccettista..e gli altri giovani?senza conoscenze?al solito..e come sempre figli di nessuno. mi sbaglio?

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  2. ha ragione l’amico di prima,senza niente togliere alla ragazza ma ormai era diventata una casta,il padre che fa lavorare il figlio,il fratello che fa lavorare il fratello,il nonno che fa lavorare il nipote ed intanto la foila cresceva e con essa anche la spesa.Dispiace sempre quando si perdono dei posti di lavoro specialmente quando a criticare è una che il lavoro lo ha.ma mio figlio non avrebbe mai potuto entrare in questo giro chiuso.

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