Paolo Bitto di CapitaleMessina e l'ex consigliere comunale Gino Sturniolo tornano sulla possibilità che il dissesto sia l'unica vera strada per resettare tutto e ricominciare. E analizzano quanto accaduto a Palazzo Zanca in questi giorni con il Salva Messina
Proprio nelle ore in cui il consiglio comunale è chiamato dal sindaco De Luca all’ultima volata del tour de force Salva Messina, c’è chi continua a lanciare un monito affinché si rifletta sulla possibilità che in questa fase storica ed economica di Palazzo Zanca il dissesto non sia il peggiore di tutti mali. Paolo Bitto e Gino Sturniolo analizzano quanto accaduto in questi giorni.
«Tra qualche anno sapremo se un manipolo di eroi sta salvando la città o se, come è più probabile, ne stia decretando inesorabilmente il fallimento. Noi ci siamo espressi da sempre per il riconoscimento dello stato di dissesto del Comune di Messina perché abbiamo sempre ritenuto che fosse impossibile per la città reggere un Piano di Riequilibrio di oltre 500 milioni di euro. D’altronde, come si fa ad analizzare e discutere decine e decine di atti e provvedimenti, fallimenti di aziende e conseguenze sulla qualità dei servizi in così pochi giorni? E’ tutto incredibilmente nebuloso e confuso. Sarà davvero possibile stabilizzare gli operatori dei servizi sociali? In caso contrario, a chi rimarrà il cerino in mano, ai sindacati o ai consiglieri comunali? Capiremo a breve se, con Atm in una situazione finanziaria così drammatica, sarà possibile erogare un minimo di servizio di trasporto pubblico locale. Verificheranno i legali se era possibile l’operazione MessinaServizi Bene Comune e se, oggi, a seguito del fallimento di Messinambiente, si dovranno revocare atti e transazioni triangolari tra Comune, ATOMe3 e Messinambiente. Ci sarebbe la possibilità di resettare tutto, abbattere il debito e cominciare un nuovo percorso, con minori pesi e fardelli e facendo luce sulle responsabilità del disastro. E invece la scelta che si sta prendendo sembra essere un’altra. Neanche l’esperienza della vicina Catania, dove il continuo rinvio della dichiarazione di dissesto ha condotto al dramma di mettere a rischio stipendi e servizi, è stata da monito. La città non si dovrebbe piegare a questa logica ma, purtroppo, sentiamo un silenzio assordante. Per noi il dissesto non è il fallimento della città, ma della classe dirigente che ha amministrato».
Paolo Bitto
Luigi Sturniolo