La testimonianza del titolare della cooperativa messinese che gestisce uno dei rifugi sul versante Nord
Sono ore difficile sull’Etna dove, a causa della neve, diverse persone, tra operatori dell’accoglienza e turisti, sono rimasti bloccati in condizioni estreme in alcuni rifugi sul versante Nord. Ci scrive Igor Fedele, socio del Clan dei ragazzi, uno dei rifugi presenti sul versante nord dell’Etna. Il suo socio Ugo è rimasto bloccato a lungo sul posto e solo qualche ora fa è riuscito a tornare a casa.
“Nella giornata di avantieri, 8 febbraio – spiega Fedele – la Regione prontamente avvisa Comuni e strutture istituzionali che su tutto il versante della Sicilia Orientale sarebbero stati previsti temporali, burrasche, vento forte e nevicate copiose sino a partire da quota 500 metri sul livello del mare. Tutti sanno che sul versante nord dell’Etna insistono oltre al rifugio che gestiamo da anni con la nostra cooperativa, il Clan dei Ragazzi, situato a quota 1.500, anche il rifugio Ragabo a 1400 m. ed il Rifugio Citelli situato a quota 1.700 m. e diverse altre attività economiche. Bene, nonostante tutti gli avvisi – continua Fedele – era assolutamente prevedibile che la strada provinciale mareneve che serve tutto il versante nord e sud del vulcano, si sarebbe resa impraticabile se non fossero intervenuti prontamente e durante la nevicata, come sarebbe ovvio fare”.
La situazione nei rifugi sul versante Nord
Igor Fedele spiega che tutte queste strutture insieme hanno circa un centinaio di posti letto. “Per fortuna credo che il Citelli non avesse molti clienti, mentre da noi ed al Ragabo erano presenti diversi avventori. Il mio socio Ugo, ieri pomeriggio avendo visto l’intensificarsi della nevicata e avendo visto che non vi erano presenti né mezzi spargi sale, né tanto meno spala neve, ha provveduto a far andar via tutti i clienti unitamente a tutto il nostro personale, che con difficoltà in parte è riuscito a raggiungere il paese di Linguaglossa, ma alcuni clienti sono rimasti bloccati tentando di scendere, al rifugio Ragabo, dove hanno dovuto pernottare, ci sono circa 20 persone all’interno del rifugio bloccate lì”.
La preoccupazione e i primi aiuti
“Questa mattina – aggiunge Fedele – non avendo alcuna notizia del mio socio, sollecitato dalla moglie, che per fortuna era a casa a Piedimonte, preoccupata per il marito, mi sono subito messo in contatto con la centrale operativa della Protezione civile regionale. L’operatore mi ha detto che sul posto c’erano i mezzi che stavano intervenendo, ovviamente è saltata la fornitura di energia elettrica, di conseguenza anche le linee telefoniche, cellulari ed altro non funzionano. Essendo io stesso volontario del Cnsas Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, ho contattato i colleghi della mia stazione di pertinenza, Etna Nord, che con difficoltà nella tarda mattinata, sono riusciti a raggiungerli, portando loro assistenza”.
“Mezzi insufficienti”
“La situazione rimane però ancora assai complicata, nonostante la sforzo da parte dei mezzi messi a disposizione del comune di Linguaglossa, che con il proprio personale stanno facendo il possibile, ma risultano insufficienti per fronteggiare la copiosa nevicata che si abbattuta sull’Etna”.
Il black out elettrico
Fedele aggiunge che “la corrente elettrica manca già da quota 1000 metri, tutti i ristoranti ed attività ne sono al momento sprovvisti. Enel, intervenuta ma impossibilitata ad andare a cercare il guasto causa blocco della strada, sta tentando di montare un gruppo elettrogeno a quota mille per dare energia a quelle strutture con le difficoltà che si possono immaginare. Grazie all’intervento anche dei colleghi del soccorso alpino il mio socio ha potuto comunicare con la famiglia in apprensione e raggiungere stasera la propria abitazione”.
Oltre ai rischi, il danno economico
Fedele fa la conta dei danni economici. “Inutile dire che da operatori turistici – aggiunge – tutte le strutture erano completamente prenotate per il weekend. Arriva la neve e una stazione sciistica che dovrebbe vivere di questo, dando una mano alla martoriata economia locale, invece si trova a dover chiudere le proprie attività. Non basta diramare un bollettino e avvisare le persone, bisogna anche pensare alle azioni da intraprendere per proteggere l’incolumità della popolazione e far continuare a fruire di cose basilari, vedi la viabilità”.