Fuoco incrociato tra i segretari delle funzioni pubbliche, Clara Crocè e Caloger Emanuele. Interviene anche la Uil, il Comune indica la strada da seguire, con l'annunciata riduzione di lavoratori e anziani. Soluzione che a quanto pare non è piaciuta neanche all Uil
Il futuro di Casa Serena diventa terreno di scontro tra sindacati. E non se le mandano certo a dire i segretari delle Funzioni Pubbliche confederali che a suon di comunicati stampa si lanciano durissimi attacchi. La prima a rompere gli argini è stata la segretaria della Fp Cgil Clara Crocè che ha fortemente puntato il dito contro le modalità di gestione della faccenda, sia da parte del Comune che di altri sindacati. Il riferimento specifico era alla Cisl, che fin dall’inizio è stata a supporto dell’ipotesi che poi è divenuta la scelta dell’amministrazione: mantenere la struttura aperta anche durante gli interventi di messa a norma, riducendo però il numero di anziani e lavoratori. Dunque fare un sacrificio da un lato, ma assicurare vita alla struttura di Montepiselli. Già dalla prossima proroga che dovrà essere rinnovata a luglio Casa Serena dovrà operare a regime ridotto. Il dirigente ai Servizi Sociali Giovanni Bruno aveva stabilito già da settimane che nella casa di riposo sarebbero potuti rimanere 50 anziani in condizione di deambulare autonomamente e 38 operatori. Lo scorso12 giugno il dirigente ha messo tutto nero su bianco in una nota indirizzata al presidente della cooperativa Azione Sociale, che gestisce la struttura. Nella nuova riorganizzazione vengono eliminati alcuni servizi, come il pronto soccorso sociale o il servizio di barbiere e parrucchiere, altri potranno essere svolti in convenzione, come il giardinaggio, la pulizia del piazzale di ingresso e della strada interna alla struttura, l’animazione. Cambiano le regole anche per la gestione del personale, ad esempio l’assistenza infermieristica sarà limitata ad un solo turno lavorativo con reperibilità nelle ore rimanenti, portineria, centralino e guardiania dovranno essere gestiti con tre lavoratori, nessun obbligo di sostituire il personale assente. Cambia naturalmente anche il budget che il Comune metterà nelle mani della cooperativa per la gestione di Casa Serena: si passa da 250 mila euro mensili a 130.401 euro mensili.
Clara Crocè ha definito questa decisione un accordo da prima repubblica, l’assessore Nino Mantineo ha provato a “mettere una pezza” dichiarando che in realtà quel provvedimento sarebbe solo una sorta di indirizzo, anche se poi si è lasciato scappare che non era a conoscenza dell’atto firmato dal dirigente Bruno perché fuori città proprio nei giorni in cui è stato prodotto. Una casualità che a quanto pare si era già verificata nei mesi scorsi, sempre a proposito di Casa Serena e sempre a proposito di provvedimenti importanti dei dirigenti. Inevitabile la replica della Cisl.
“Uno sfogo, vogliamo interpretare così l’attacco alla Cisl, carico di rancore e gelosia, della Fp Cgil sulla scelta di mantenere aperta Casa Serena. Ma, onestamente, non ne comprendiamo né il motivo né l’obiettivo”. Così Calogero Emanuele commenta le dichiarazioni di Clara Crocé, soprattutto sulle allusioni al pranzo pasquale. “Una posizione, quella della Fp Cgil, – continua Emanuele – ingenerosa e strumentale nei confronti del Segretario Generale, del Presidente del Consiglio ma anche del Dirigente dott. Bruno e dell’Ing. Aiello. Sfugge alla segretaria Crocé che, nel tempo, la partecipazione ai conviviali di Casa Serena è stato un rito che tutte le Amministrazioni hanno onorato ed è stata sede anche di riunioni e convegni di natura sindacale. Pensavamo che tutti auspicavano la messa in sicurezza della struttura di Montepiselli e ora invece, mannaggia le tessere, qualcuno perde il lume della ragione sol perché si è riusciti a mantenere in vita quello che tutti chiamano il “simbolo” la “storia” di Messina. Purtroppo – afferma Emanuele – a volte dimentichiamo il ruolo che rivestiamo, che deve essere quello di tutelare i lavoratori senza sottovalutare il mantenimento di servizi strategici per la collettività. Se gli accordi fossero stati fatti in altre sedi non sarebbero state ‘da Prima Repubblica’: in altre sedi il sistema è diverso, con gli accordi nelle segrete stanze mentre in pubblico si alzano le bandiere e le barricate”.
Calogero Emanuele aggiunge anche un altro particolare: “Tutti sapevano che il numero degli operatori doveva essere rapportato agli assistiti e nel rispetto degli standard regionali visto che l’argomento è stato oggetto di tantissimi incontri ai quali hanno preso parte tutti i sindacati. La posizione della Cisl, però, è stata sempre chiara e netta: salvare Casa Serena e gli operatori, impegnando l’Amministrazione a salvaguardare i livelli occupazionali che, come sanno tutte le Organizzazioni Sindacali, aldilà delle scene e/o scenate, nei bandi della 328 e anche i quelli dei servizi sociali comunali, sono state inserite delle clausole di salvaguardia per tutta la forza lavoro”.
E proprio di questo si parlerà nell’incontro richiesto dalla Cisl e fissato per il 19 giugno dalla Cooperativa Azione Sociale che ha in carico i 104 lavoratori, direttore ed economo compresi, di cui 38 resterebbero a Casa Serena, 37 nei bandi 328 e 11 nei bandi dei Servizi Sociali Comunali.
“Resta il nodo relativo ai 15 operatori amministrativi – ricorda Emanuele – chiederemo e pretenderemo di sapere come saranno garantiti i lavoratori ma è chiaro quanto sia necessario un accordo a tre tra Amministrazione, Cooperativa e Sindacato. Una delle ipotesi è la riqualificazione del personale per essere utilizzato in altre mansioni equivalenti. Una cosa è certa la scelta degli operatori da mantenere per la continuità del servizio di Casa Serena non è stata fatta dal Sindacato, ma degli Uffici del Dipartimento in correlazione alle necessità e i bisogni, secondo la nuova organizzazione del lavoro e nel rispetto degli standard regionali”.
Immediata la controrisposta di Clara Crocè: “Non si è trattato di un convegno sindacale, né tantomeno di un normale appuntamento conviviale. Quello organizzato nel periodo di Pasqua presso la Casa di riposo per anziani di Montepiselli, è stato un pranzo appositamente organizzato che ha visto protagonisti consiglieri comunali, esponenti della Cisl e il segretario generale Le Donne. Un episodio riportato anche dagli organi di stampa”. La segretaria della Funzione pubblica della Cgil,Clara Crocé, replica alle reazioni del Segretario della Cisl Fp rilanciando e ribadendo che “tutti sono a conoscenza del fatto che la Cisl, a Casa Serena, ha sempre fatto il bello e il cattivo tempo, tanto con i lavoratori quanto con gli anziani”.
Nessuno sfogo, né tantomeno nessuna gelosia da parte della FP CGIL: “Dopo tutto – continua la Crocé – siamo consapevoli che nella gestione delle vicende che riguardano tale struttura, siamo sempre stati seduti ai tavoli con un sindacato “collaborazionista al bisogno” e disponibile ad accordi sottobanco. Lo hanno fatto con Francantanio Genovese, con Buzzanca e adesso con Accorinti”. Per la segretaria Crocé a stupire è anche il comportamento dell’Amministrazione comunale, “che nei fatti avrebbe dovuto interloquire con tutti e invece, in appena undici mesi di gestione, ha assunto i peggiori vizi della vecchia classe politica. A noi non interessa avere alcun incontro con la cooperativa Azione Sociale per decidere sui licenziamenti o sulla riduzione oraria. L’incontro dev’essere con l’Assessore il Dirigente e il Segretario Generale Le Donne per decidere sulle modalità di ricollocazione di tutti i lavoratori.
A contestare invece i nuovi parametri a cui dovrà adeguarsi Casa Serena già dalla prossima proroga sono i segretari della Uil Fpl Giuseppe Calapai e la responsabile del Terzo settore Laura Strano. “Appare grave la riduzione del personale infermieristico ad una sola unità giornaliera per 50 ospiti e peraltro senza possibilità di sostituzione; a fronte di una riduzione del servizio di assistenza agli anziani non si comprende l’esigenza di mantenimento di due addetti alla manutenzione ordinaria considerato il ridimensionamento delle strutture agibili, né il mantenimento di un Direttore in presenza di una coordinatrice con funzione di vicedirettrice, né come possa mantenersi un servizio con turno H24 di centralino, portineria, guardiola con soli 3 operatori e poi è inaccettabile non prevedere le sostituzioni sui servizi già ridotti ai minimi termini”. La Uil si chiede anche come faccia il Comune a continuare a prorogare a nuove condizioni un servizio ad una cooperativa ad oggi inadempiente per tre anni di TFR e stipendi non corrisposti dal mese di febbraio. Senza dimenticare i poveri anziani vittime incolpevoli di un servizio ormai depauperato che pare tener conto solo di numeri e conti e del quale in vista della ristrutturazione non appare chiara nemmeno la prospettiva futura di rilancio.
Avevamo richiesto chiarezza e trasparenza sul numero e qualifiche di operatori in esubero da ricollocare con i nuovi affidamenti, patti di integrità, tavoli tecnici e dati precisi sulle sostituzioni che il Dipartimento sostiene di non aver il tempo di trasmettere, e soprattutto seri controlli sulla corretta esecuzione dei servizi nel rispetto dei contratti sottoscritti. Siamo ancora in attesa”.
Per tutti questi motivi la Uil chiede una equa rimodulazione del capitolato, un nuovo affidamento del servizio che garantisca soprattutto adeguata assistenza e un doveroso urgente intervento per garantire agli operatori attraverso un piano di rientro gli emolumenti pregressi. “Se non si è capaci di garantire legittimità delle procedure, servizi assistenziali degni di questo nome agli utenti e si garantiscono figli e figliastri noi non ci stiamo: si prenda il Comune la responsabilità di chiudere l’unica struttura comunale per anziani presente in città”.
F.St.