Bottaro: La marginalità politico-economica della Sicilia

Bottaro: La marginalità politico-economica della Sicilia

Autore Esterno

Bottaro: La marginalità politico-economica della Sicilia

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domenica 14 Febbraio 2021 - 09:19

La riflessione del prof. Giuseppe Bottaro sull'assenza di un ministro siciliano (o calabrese) nel governo Draghi

È ufficiale e certificato, nel governo dei «migliori» non c’è posto nemmeno per un siciliano. Intendiamoci, Mario Draghi è certamente l’uomo giusto per gestire una fase politica così delicata per il nostro paese. I miliardi di euro del Piano Next Generation EU che l’Italia potrà utilizzare saranno fondamentali per il futuro dei nostri figli e nipoti. Draghi, infatti, rappresenta una garanzia sul fatto che saranno individuate le priorità di spesa e le innovazioni digitali, infrastrutturali ed ecologiche che ci mettano al riparo dal non riuscire a spendere le risorse europee, o ancora peggio dal non saperle utilizzare.

Nessun siciliano

Ciò che stupisce, alle nostre latitudini, deriva dal dato oggettivo che il Presidente del Consiglio, nel costruire una squadra che si debba occupare di questioni così fondamentali per lo sviluppo e la qualità della vita futura, abbia potuto tranquillamente ignorare quasi del tutto una porzione così vasta del territorio nazionale. Non vi era, dunque, una rappresentante del popolo o un deputato siciliano, un economista palermitano o una giurista messinese, un ingegnere catanese o un medico siracusano, una biologa agrigentina o un fisico trapanese che riuscisse ad avere spazio in questo governo dei «migliori»?

Nell’esecutivo Draghi si possono contare una quindicina di ministri tra lombardi, veneti ed emiliano-romagnoli ma nessun siciliano o calabrese. La nostra classe politica e dirigente meridionale prima o poi dovrà affrontare questo problema, altrimenti la marginalità dei nostri territori non avrà mai fine.

Non volendo chiudere questa riflessione con una nota così negativa, posso soltanto dire che, scrivendo queste amare considerazioni, quasi per caso lo sguardo si è posato su alcuni libri di importanti scrittori e intellettuali siciliani. Ho iniziato a leggere i loro nomi: Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri. Probabilmente qualche «migliore» c’è stato anche in Sicilia se pensiamo che questi sono probabilmente gli unici autori italiani contemporanei conosciuti nel mondo. Quasi certamente nessuno di loro sarebbe mai stato chiamato a far parte dell’attuale governo, poiché sono stati indubbiamente dei geni ma per l’attuale pensiero economicista nei settori «sbagliati», non utili e non capaci a realizzare «transizioni». In definitiva, per quel che concerne la Sicilia, non ci resta che leggere … o forse scrivere, se siamo ancora in grado di farlo. Giuseppe Bottaro (Docente di Storia delle dottrine politiche Università di Messina)

5 commenti

  1. ma cosa dite…….. c’e’ il miglioe al colle che gestisce come vuole lui, cosa volete di piu’?

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  2. Antonio barbera 14 Febbraio 2021 12:04

    La margilità non è intellettuale ma politica, la Calabria Commissariata e l’Assemblea Siciliana con la Giunta Musumeci che ha offerto il peggio di sé in ambito nazionale. La farina è questa e con questa dobbiamo fare il pane per prossimi anni. Una classe politica scadente che sbandiera l’autonomia solo per continuare nel XXI secolo una politica clientelare che sempre più ci avvicina ai governi nord africani..

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  3. Gentile Professore comprendo il suo dispiacere, ma forse il fatto che non ci sia nella squadra di governo nessun siciliano sarà sicuramente per noi siciliani un vantaggio notevole. La storia ci dice che i nostri politici in passato hanno lavorato male e sempre in favore del Nord andando sempre contro gli interessi della Sicilia. Saluti e un abbraccio da un siciliano che ama questa terra quanto Lei.

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  4. Proprio Tomasi di Lampedusa la sapeva lunga: già nel Gattopardo aveva capito che tutto cambia affinché nulla cambi. Le donne vogliono più ministre donne. I siciliani vogliono ministri siciliani. I calabresi, ministri calabresi. Se ci dovesse essere al governo un rappresentante di ogni categoria, i ministri sarebbero più di mille. Non è possibile. Poi stia tranquillo. Non cambierà nulla. Ci sono casacche cambiate per mettere le mani sulla torta. Dov’ è la novità?

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  5. L’analisi del prof. Bottaro è lucidissima: è immaginabile che, alle latitudini siciliane, ci sia stupore.
    A me, invece, interessa poco da dove provenga un ministro (o un idraulico): a me serve che chi deve fare una cosa (un ministro, ma anche un idraulico) la faccia bene.
    Se proviene dal Sud oppure no è un tema che mi appassiona molto poco.
    L’evidenza che non ci sia nessun siciliano in un governo potrebbe persino tranquillizzarci: nel governo appena dimissionario c’è stata un Ministro di Siracusa che certamente non verrà ricordata come uno dei migliori Ministri dell’Istruzione.
    Ed inoltre, se uno si fa strada e diventa autorevole nel suo lavoro, diventa poco importante da dove proviene: per esempio pochi sanno la regione di provenienza del neo-ministro Vittorio Colao (che ha raggiunto livelli manageriali mai raggiunti da un italiano). O della neo-Ministro della Giustizia.
    Ciò che conta è che quelli che sono stati scelti siano bravi.
    Ed i neo-Ministri (tranne quelli che sono anche parlamentari) sono persone con curriculum indiscutibili.
    In definitiva, certamente non è questo il Governo per il quale lagnarsi dell’assenza di Ministri siciliani.

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