La prefettura nega l'ok per intestare lo spazio all'ex sindaco Pasquale Foti. Una storia che Tempostretto ha ricostruito
BOVA – La vicenda “profondamente italiana” che stiamo per raccontarvi affonda le sue radici nell’estate di 31 anni fa.
Facciamo qualche passo indietro nel tempo, e vediamo perché.
Flashback: il duplice omicidio Foti (1991)
Il 23 agosto del 1991, a Bova, viene perpetrato un terribile duplice omicidio. È sera, e dieci persone lasciano la casa colonica di Francesco Casile nell’alveo del torrente San Pasquale dopo avervi cenato insieme. Una “mangiata” di capra, in un angolo di contrada Peristerea praticamente introvabile, “impossibile” da raggiungere. Tra loro, ci sono i fratelli Pasquale e Francesco Foti.
I fratelli Foti salutano gli altri e si accingono a salire a bordo della loro auto. Ma tre killer, volto coperto da passamontagna, li attendono nascosti dietro un muretto di contenimento: li fulminano a colpi di lupara sparando direttamente da lì. Poi scavalcano il muro e con una “calibro 38” esplodono il colpo di grazia alla testa di entrambi. Ferito l’autista dell’ex sindaco democristiano, Leone Iiriti: sarà assassinato un anno dopo. Gli altri sette commensali sono stati costretti a sdraiarsi per terra e a non muovere un dito, mentre si consumava l’orrido fatto di sangue.
Quando viene ucciso, Pasquale “Pino” Foti ha 59 anni – tre più del fratello – ed è un consigliere comunale bovese d’opposizione. Ma fino all’anno prima (1990), per trenta interminabili anni lui a Bova era stato il sindaco, già indagato più volte per vari reati. E presunto attore di collusioni con le ‘ndrine della Bovesia: stando ai Carabinieri, Foti sarebbe stato ucciso proprio per contrasti fra cosche rivali nella zona grecofona. E avrebbe pagato con la vita quello che gli investigatori considerano un suo legame storico col capobastone Giuseppe Taormina, assassinato nel gennaio di due anni prima.
Nella vettura dell’ex primo cittadino, i militari ritrovano un megaprogetto per la completa ricostruzione di Bova e della vicina Ferruzzano: solo per lo spostamento dei due centri, qualcosa come 11 miliardi di vecchie lire, più opere idrauliche per almeno 50 miliardi previste nella ‘sua’ Bova.
Agosto 2022: ecco “piazza Foti”
Intorno a metà agosto di quest’anno, 31 anni dopo il micidiale duplice omicidio di contrada Peristerea, accade un episodio davvero singolare. La piazza Ferrovieri d’Italia, autentico cuore del paesino aspromontano di Bova, “viene intitolata” alla memoria dell’ex sindaco Pasquale Foti.
Quantomeno, tutti sono autorizzati a pensarlo: la foto che vedete è stata scattata il 25 agosto di quest’anno, l’apposizione della targa relativa all’intitolazione di “piazza Foti” era già stata operata. Dunque, apparentemente, tutto ok.
C’è un antefatto, stavolta non d’efferata cronaca.
Nel 1987, quando ‘aveva le chiavi’ del Comune jonico, era stato proprio Foti ad avere la singolare idea, seguita da puntuale realizzazione, di “caratterizzare” la piazza installandovi una motrice, la locomotiva a vapore 740.054, che poi sarebbe diventata in tutto il Paese il simbolo di quello che viene unanimemente considerato uno dei più bei borghi d’Italia.
Una “pensata” davvero particolare, visto che a Bova non ci sono strade ferrate né tantomeno una stazione… ma non certo un’idea balzana. Il particolarissimo monumento infatti rende tributo alla massiccia emigrazione che spopolò Bova negli anni Settanta – da duemila abitanti di un tempo, oggi conta 400 residenti – e dunque ai treni che portavano i bovesi in cerca di fortuna a Milano o magari a Torino, ma anche in Francia, in Germania o in Svizzera.
Secondo altra corrente di pensiero, però, la motrice costituirebbe anche un omaggio al treno come mezzo di trasporto o una “proiezione” metaforica dei tanti bovesi che lavorarono nelle Ferrovie; e chi sostiene questa tesi ha buon gioco nel richiamare il nome della piazza, che non s’appella affatto all’immigrazione italiana dal Sud al Nord ma fu appunto chiamata “piazza Ferrovieri d’Italia”.
Unico esemplare in Italia, la locomotiva 740.054 fu costruita nel 1912 nelle acciaierie Ansaldo Breda.
Naturalmente, la vera “impresa” fu portare il bestione d’acciaio, con tanto di carrello portacarbone e un tratto di rotaie – lunghezza complessiva poco meno di 20 metri, peso oltre 60 tonnellate – fino al cuore di Bova, raggiungibile solo attraverso una strada in forte pendenza e con tantissime curve. Una sfida tale che, per consentire il passaggio degli autoarticolati con a bordo la motrice, fu necessario allargare la carreggiata in più punti. E un “trasporto eccezionale” d’impareggiabile delicatezza… e lunghezza: per arrivare fino ai 915 metri sul livello del mare di Bova, il convoglio impiegò quasi 24 ore.
Il “giallo”: intitolazione-fantasma per settimane
La targa, dunque, attestava chiaramente l’esistenza di una piazza intitolata all’ex sindaco Pasquale Foti. Un sostanziale omaggio ai 90 anni dalla nascita dell’influente politico (nato il 18 agosto del 1932); più difficile pensare alla celebrazione dei 31 anni dal tremendo fatto di sangue in cui perse la vita il 23 agosto del ’91.
Ma le carte?
Scava e scava, si scopre rapidamente la verità: come spesso accade a queste latitudini, a quanto si apprende…, gli amministratori che caldeggiavano l’intitolazione della piazza “si sarebbero portati avanti”. E avrebbero probabilmente pensato di piazzare, intanto, la targa: «Tanto, poi, incartamenti e atti formali seguiranno…», sarebbe stato in concreto il ragionamento di chi ha pensato di procedere così.
Tuttavia, già “per logica” prima viene la proposta, poi l’istruttoria fino all’esito positivo della pratica e solo dopo si potranno realizzare gli atti conclusivi (l’apposizione della targa o la stampigliatura a muro del nuovo nome della via o della piazza sono solo alcuni di questi).
In effetti, la delibera di Giunta comunale che sanciva la variazione toponomastica sarebbe arrivata solo a settimane di distanza: il 12 luglio successivo, per essere precisi.
Ed ecco che il 12 luglio l’esecutivo comunale guidato dal sindaco Santo Casile stabilì, con la delibera di Giunta numero 56, di «cambiare la denominazione della piazza Ferrovieri d’Italia in piazza Pasquale Foti, Sindaco del Comune di Bova», di «trasmettere copia» della deliberazione – «unitamente al curriculum e alla planimetria» – al Prefetto di Reggio Calabria «per il dovuto nullaosta» e, ancora, di dichiarare l’immediata esecutività dell’atto.
L’iter da seguire
Ogni dubbio sul regolare iter da seguire, in casi di variazioni toponomastiche, può facilmente essere sciolto andando a verificare quanto indicato sullo stesso sito web della Prefettura reggina.
«Il Prefetto autorizza l’attribuzione della denominazione a nuove strade e la variazione del nome di quelle già esistenti, nonché l’apposizione di targhe e monumenti commemorativi».
Dopodiché, certo, l’amministrazione a questo scopo presenterà un’istanza allegando copia della delibera di Giunta con l’oggetto della richiesta, la planimetria e il curriculum della persona cui s’intende intitolare la via o la piazza de qua.
Ma ci sono davvero pochi dubbi: è «il prefetto» che «autorizza».
Peraltro, a sancirlo è una norma – altra singolarità – vecchia quasi quanto la motrice che campeggia nella famosa piazza bovese: la legge 1188 del 23 giugno 1927. La “1188” prevede che «Nessuna denominazione può essere attribuita a nuove strade e piazze pubbliche senza l’autorizzazione del prefetto, udito il parere della deputazione di storia patria o, dove questa manchi, dalla Società storica del luogo o della regione». Pochi punti interrogativi sul tema, parrebbe.
Ecco perché, poco prima delle ultime Politiche, Tempostretto ha chiesto specifiche notizie in Prefettura, visto che appariva quantomai singolare, su più versanti, quest’intitolazione di un’iconica piazza cittadina. L’interlocutore del cronista s’è limitato ad assicurare che la pratica non era stata ancora esitata in un senso o nell’altro, rimandando a qualche giorno più tardi per gli aggiornamenti del caso.
…A questo punto, un quesito scatta in automatico: chi ha deciso la preventiva apposizione della targa su una piazza chiaramente non ancora autorizzata da chi, il prefetto, unicamente aveva – e ha – competenza in materia?
Di certo, c’è solo una cosa: sull’Albo pretorio del Comune grecofono campeggiano atti che risalgono anche al 2011 (quasi roba da nerd), ma non la delibera del 12 luglio scorso sull’istituzione della “piazza Foti”.
La svolta: la Prefettura nega l’intitolazione
La “sparizione” della delibera di Giunta del 12 luglio scorso dall’Albo pretorio online del Comune di Bova – fatti salvi i 15 giorni di pubblicazione telematica obbligatoria, si capisce… – è presto spiegata.
Il 28 settembre scorso, infatti, da Palazzo del Governo è stata emanata la nota prefettizia numero 110814 con la quale «è stata negata l’autorizzazione alla modifica di denominazione dell’attuale piazza “Ferrovieri d’Italia”».
Imbarazzo, certamente. E poi, l’unica scelta possibile: riunire la Giunta appena possibile. Nasce così la delibera numero 71 del 3 ottobre scorso (sì, giusto 48 ore fa) con la quale la giunta Casile revoca in autotutela l’intitolazione sancita il 12 luglio precedente.
Invece nessuna prefettura potrà far cambiare l’intitolazione di una popolare ristopizzeria dell’area: il suo nome è “Ciccio e Pasquale Foti”, i due fratelli assassinati nel ’91. Ed è ben nota specialmente come spazio in cui si pratica il tiro al piattello.
Ma la targa per attestare anche visivamente l’intitolazione di “piazza Pasquale Foti”, adesso, che fine farà? E i soldi spesi per acquistarla?