Non è ancora pace, è solo una breve tregua armata. Crocetta, incontrando il segretario regionale del Pd, Lupo, comunica la sua adesione al gruppo Pd all'Ars, ma restano aperte tutte le altre questioni, dal rimpasto al Megafono. La mossa del Presidente serve sopratutto a disinnescare la miccia della Commissione regionale di garanzia fissata per domani. All'ordine del giorno anche il caso Messina.
La prima mossa l’ha fatta il Presidente Crocetta, ma a quanto pare non basta del tutto. A conclusione di un mezzogiorno di fuoco il governatore Crocetta che ha incontrato il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo ed il capogruppo del partito all’Ars Baldo Gucciardi, ha annunciato la sua volontà di aderire al gruppo Pd alla Regione. Ma il primo passo potrebbe non bastare, perché la guerra tra il Pd e il governatore riguarda più fronti, compreso lo smantellamento del Megafono (o comunque un suo ridimensionamento) e il rimpasto in giunta. L’impressione è che la mossa del Presidente sia volta soprattutto a disinnescare la miccia della Commissione regionale di garanzia convocata per domani con uno dei punti caldissimi all’ordine del giorno: l’espulsione di quanti, aderenti al Megafono non faranno la scelta netta di restare nel Pd, Crocetta in testa.
Il comunicato del Presidente della Regione, a conclusione del vertice, fa capire come l’accordo sia stato trovato solo a metà.
“Ho comunicato la scelta di aderire al gruppo parlamentare del PD. Sono stati anche affrontati i tempi programmatici legati alla necessità di un'accelerazione dei processi di riforma da avviare in Sicilia e le azioni di risanamento del bilancio,delle politiche di solidarietà sociale, di rilancio dell'economia e del lavoro. La discussione continuerà dei prossimi giorni e, su questi temi, avranno luogo una serie di incontri con il partito e con l'intero gruppo del PD”.
Nessun cenno viene fatto al futuro del Megafono, né ai tempi, né si parla del rimpasto, che ha originato l’acuirsi dello scontro, al punto che fino a ieri il segretario del partito Lupo ribadiva: “Non abbiamo assessori in quota Pd in giunta, chi resta se ne assume le responsabilità”. Il riferimento, in particolare, era alle due assessore in quota Pd Nelli Scilabra (quota Lumia e quindi vicinissima a Crocetta) e Mariella Lo Bello, che a differenza di Luca Bianchi e Nino Bartolotta, dimissionari, non hanno alcuna intenzione di fare passi indietro. Sul tema rimpasto, che pure è caldissimo, il governatore nel comunicato glissa, ma è chiaro che il Pd, ottenuto il primo passo, aspetta anche tutti gli altri.
“Valuto positivamente l'incontro- ha proseguito Crocetta- tanto da ritenere superata, in questo momento, la calendarizzazione parlamentare delle comunicazioni già previste per giovedì all'Ars. In tal senso ha inoltrato una richiesta al presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone. Nei prossimi giorni incontrerò tutti i gruppi parlamentari”.
Insomma il Presidente getta acqua sul fuoco rinviando proprio le sue comunicazioni all’Ars previste per il 10 ottobre sulla crisi alla Regione, ma è consapevole che non basteranno poche righe sulla sua adesione al gruppo Pd per porre fine alla diatribe. L’unico risultato ottenuto è la riapertura del confronto e la certezza che domani non sarà espulso dal Pd dalla Commissione regionale di garanzia. Parlare di pace è quindi eccessivo, meglio usare il termine breve tregua. Il Pd, come chiarito dal segretario regionale, vuole di più, quindi da un lato lo scioglimento o il ridimensionamento del Megafono e dall’altro, proprio in quanto Presidente tesserato al partito, valutazioni concertate sul governo e sugli assessori da nominare, che potranno anche essere deputati regionali.
La Commissione regionale di garanzia domani dovrà valutare anche il caso Messina, decidendo le regole relative al numero dei circoli e la composizione degli 11 membri della Commissione provinciale di garanzia, entrambe decisioni che il partito non è riuscito a raggiungere nella direzione di sabato scorso. Veleni e polemiche hanno paralizzato il dibattito ed il Pd dello Stretto è finito sotto la “curatela” regionale. A proposito dei veleni oggi i capigruppo consiliari del Pd, Paolo David e di Felice per Messina, Giuseppe Santalco, in una nota hanno replicato ai firmatari di una lettera con la quale viene chiesto a Felice Calabrò di rinunciare al ricorso al Tar che “Felice Calabrò non è sindaco di se stesso ma di quel 49,94% di messinesi che al primo turno si è recato alle urne ed ha espresso la propria preferenza. Il ritiro del ricorso non è quindi una scelta che Calabrò può fare autonomamente, ha il diritto ed il dovere di rispondere a chi lo ha votato, di tutelare quei cittadini che hanno creduto e credono ancora alla sua elezione”.
Ma sul fronte veleni c’è anche un’altra lettera, in questo caso indirizzata a Lupo, con la quale viene chiesta l’espulsione dei renziani Quero e Russo, rei di avere presentato nei quartieri una lista indipendente. Di questa missiva però, firmata da alcuni consiglieri comunali e iscritti, non si sa se sia arrivata a destinazione o se, strada facendo, sia rimasta nel cassetto, anche per divergenze tra gli stessi firmatari.
Come sempre il Pd, a tutti i livelli, nazionali, regionali e locali, trova le strade per farsi del male da solo.
Rosaria Brancato