La sentenza per il caso del cane preteso dall'allevatore in cambio di una mancata multa, protagonista il brigadiere messinese Scardigno
Messina – Si era reso protagonista di eclatanti proteste, salendo prima sul campanile del Duomo per esporre lo striscione “Verità”, poi cospargendosi di benzina infine incatenandosi alla caserma. Il carabiniere Salvatore Scardigno spiegò di averlo fatto perché perseguitato da innocente. Era stato infatti indagato per un episodio di presunta concussione.
Il cane preteso per la mancata multa
Ora la giustizia è arrivata ed a giovargli è stata soprattutto la cancellazione del reato di abuso d’ufficio. In primo grado il brigadiere era stato condannato a 4 anni per induzione indebita. La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha invece ribaltato la sentenza riqualificando il reato in abuso d’ufficio e assolto perché il fatto non costituisce reato. I giudici hanno quindi accolto la tesi del difensore, l’avvocato Domenico Andrè. Assolto per non aver commesso il fatto anche il coimputato, l’allevatore di Reggio Calabria Domenico Trivulzio.
Il processo e la sentenza
Scardigno era imputato con l’accusa di aver preteso in regalo un cane dall’allevatore, in cambio di una mancata multa da 161 euro.
Scardigno avrebbe evitato di sanzionarlo dopo averlo fermato per guida al cellulare, mentre era in servizio a Reggio Calabria. L’appuntato in servizio con lui relazionò sulla vicenda poi finita al centro del processo.
Dopo quella denuncia, nel 2019, il brigadiere salì sul campanile di piazza Duomo, proclamando la sua innocenza. L’anno dopo venne arrestato per il danneggiamento dell’auto di un suo superiore, fatto per il quale ha già scontato la sua pena.