Il commissario Pietro Picciolo replica a Gaetano Sciacca: il licenziamento dei lavoratori resta terreno di scontro
Liquidazione Atm, è ormai un botta e risposta senza fine tra i liquidatori e il dirigente del Centro per l’Impiego Gaetano Sciacca.
“E’ diritto di ogni cittadino avere risposte che siano chiare ed imparziali dalla Pubblica Amministrazione. E’ dovere del funzionario porre in essere azioni che siano utili ed incontestabili rispetto al ruolo per il quale si richiede l’intervento richiesto dalle norme vigenti e quindi necessario. Il ruolo svolto dal Centro per l’impiego, e per esso dal funzionario delegato, deve essere esclusivamente un ruolo di controllo e di garanzia nella procedura che non può passare esclusivamente da atti e comportamenti che vengono richiesti da terzi senza mai prendere in considerazione quelle che sono le reali volontà delle parti”. Lo dice Piero Picciolo, commissario liquidatore di Atm, rispondendo all’ultima nota inviata dal dirigente Gaetano Sciacca sulla liquidazione dell’azienda trasporti.
Picciolo ripercorre i fatti dell’ultimo mese che hanno portato a questo scontro. Dal primo tavolo al Centro per l’impiego del 13 febbraio, alla richiesta dei sindacati di avere risposti su alcuni dubbi sulla legittimità delle procedure, fino alla querelle per quel parere richiesto da Sciacca all’Avvocatura di Stato. Con tanto di sospensione delle procedure di licenziamento dei 461 lavoratori. «L’alto funzionario del Centro per l’impiego dimostra di non aver compreso il motivo per cui è stata richiesta la procedura di licenziamento collettivo e non ha inteso recepire quelle che sono le volontà della parti in causa e l’interesse primario di garantire il posto di lavoro a tutti i 461 dipendenti della ATM in liquidazione».
Dal punto di vista tecnico invece Picciolo richiama l’articolo 2489 del codice civile dove si parla di poteri dei liquidatori. “Salvo diversa disposizione statutaria, ovvero adottata in sede di nomina, i liquidatori hanno il potere di compiere tutti gli atti utili per la liquidazione della società. E poi cita anche l’articolo 50 dello Statuto dell’ATM che detta le regole per la messa in liquidazione dell’azienda trasporti e fissa i compiti che toccano ai commissari liquidatori.
“La Commissione cura la gestione ordinaria dell’azienda senza intraprendere alcuna nuova operazione; procede sollecitamente alla definizione degli affari pendenti e alla riscossione dei crediti liquidi; compie gli atti conservativi necessari e procede all’alienazione dei beni soggetti a facile deperimento. Forma lo stato attivo e passivo dell’Azienda e un progetto generale di liquidazione che sottopone al Consiglio Comunale corredandolo di una relazione esplicativa. Il Consiglio Comunale con motivata deliberazione, presa con l’intervento della maggioranza dei consiglieri assegnati, approva, ed occorrendo, modifica il progetto di liquidazione stabilendo quali beni dell’Azienda cessata debbano passare a far parte del patrimonio comunale o debbano essere destinati ad altra azienda, ente, consorzio e quali debbano essere alienati.
La Commissione, nei limiti del piano approvato, ha la facoltà di disporre pagamenti, concludere transazioni, procede ad atti di liquidazione e promuovere giudizi osservando le norme previste dal presente statuto. Le variazioni al piano di liquidazione devono venire approvate secondo le norme stabilite per l’approvazione del piano stesso”.
Alla luce di questi riferimenti normativi, Picciolo sottolinea che «tutta la procedura attuata fin qui è legittimata e conforme». Sul fatto che il consiglio comunale non ha approvato il piano di liquidazione, invece fornisce una sua lettura. In pratica spiega che «lo statuto Atm fa riferimento esclusivamente a tutti gli atti inerenti la liquidazione del patrimonio mobiliare, immobiliare e finanziario dell’azienda e mai fa riferimento ai rapporti con i lavoratori dipendenti il cui rapporto di fatto sarebbe dovuto cessare e cesserà con l’interruzione del contratto di servizio e che non ha bisogno di nessuna ulteriore autorizzazione da parte del consiglio comunale che ha già deciso il 23 novembre 2018, né tanto meno il potere di rappresentanza legale nei confronti dei terzi».
Intanto il dirigente del Centro per l’impiego ha convocato tutti per il prossimo 13 marzo.
«E’ trascorso un mese – conclude Picciolo – dall’ultimo ed unico incontro avuto il 13 febbraio. Ciò che risulta, da una parte, è la chiara volontà delle parti di traghettare tutti i lavoratori dell’azienda ATM in liquidazione nella nuova società e garantire agli stessi tutti i diritti acquisiti. Dall’altra invece, è l’azione del Centro per l’impiego che fino ad oggi ha prodotto esclusivamente lungaggini e perdite di tempo che non servono a nessuno e che stanno mettendo a serio rischio tutto l’iter previsto e richiesto dalla Commissione, che a prescindere dalle sterili polemiche, è l’unico procedimento che garantisce tutti i lavoratori. Il nuovo gestore, infatti, dal 1 aprile 2020 dovrà del servizio inevitabilmente iniziare e gestire il servizio di trasporto pubblico locale. L’azienda in liquidazione non avrà più la possibilità di garantire il regolare funzionamento delle dinamiche economiche, finanziarie e patrimoniali con il rischio di vedere dissolversi tutti gli sforzi fatti».