Armonizzare la tassazione sulle -rendite- finanziarie a livello europeo? Cerchiamo di capire.
Attualmente esistono due aliquote, una al 12,5% per le -rendite- da capitale (interessi, dividendi e plusvalenze da titoli obbligazionari e azionari) e una al 27% per i depositi bancari, conti corrente e certificati.
Passare dal 12,5% al 20% significa aumentare le tasse del 60% mentre diminuire dal 27% al 20% significa una riduzione del 25%. La differenza e’ notevole.
Se formalmente in alcuni Paesi europei la tassa e’ al 20% o piu’, e’ altrettanto vero che ci sono dei coefficienti correttivi o delle franchigie e soglie di esenzione.
Per esempio la tassazione dei dividendi in Olanda prevede una quota esente di 20.000 euro, in Germania una esenzione fino a 1.370 euro a persona, in Gran Bretagna una quota esente di 13.500 euro a persona, in Francia una franchigia di 1.525 euro a persona e una detrazione di 115 euro.
Diciamo subito che l’aliquota del 12,5% si colloca, rispetto agli altri Paesi europei nella fascia medio-bassa, non la piu’ bassa, ma certamente fra le piu’ basse. In alcuni Paesi come la Gran Bretagna i rendimenti finanziari si portano direttamente nella dichiarazione dei redditi, come accade negli Stati Uniti. La tassazione, quindi, e’ progressiva in base al totale dei propri redditi.
Nella maggior parte degli altri Paesi europei, vige un sistema di tassazione separata con una sola aliquota , ma solo in rari casi e’ inferiore al 12,5% dell’Italia. Piu’ spesso si trova tra il 15 ed il 25 per cento.
Per quanto riguarda i Paesi piu’ importanti e confrontabili con l’Italia, detto della Gran Bretagna, Francia e Germania, l’aliquota per la tassazione separata e’ molto piu’ alta della nostra (in Germania al 31,65% – ma vi e’ una soglia per l’imponibile – in Francia del 27%).